Pietro Presti è nato a Gela nel 1981. Vive a Parma tra alienazioni industriali e divertimenti sintetici. Ha pubblicato "Liberami dal male" (Edizioni Clandestine 2005) e "La fragilità dei corpi" (Cicorivolta 2007).
"La fragilità dei corpi" è una città di cristallo, bellissima e terribile al tempo stesso, quale sa essere la Palermo descritta da Pietro Presti, che ospita, senza abbracciare mai, le vicende di Tony, Angela, Vins e Susan. Quattro vite, molto più che solo carne. Pulsioni istintive mischiate a desideri di rivalsa vani, quasi ridicoli, alla vita, che continua a ferire in tutte le nuove possibilità, che concede a volontà a chi si accontenterebbe anche solo di una in più. Finché arriva il tornaconto. E quello è il momento di pagare.
Pietro, intanto benvenuto a 4 chiacchiere (contate) con… Non voglio risultare lungo, noioso, e poi immagino tu abbia altro da fare che star lì mezz’ora a rispondere ad un’infinita intervista delle solite, per questo, le nostre, saranno quattro chiacchiere contate. Sono curiosità mie volutamente fuori dal politically correct, pertanto potrai avvalerti della facoltà di non rispondere, qualora lo vorrai.
- Prima chiacchiera: Dal blog appari come il prototipo di un tuo personaggio perfetto. Quanto c’è nel Pietro Presti autore, di quella violenta malinconia che anima le voci de "La fragilità dei corpi"?
Ti sembrerà strano: cerco sempre di tenere a debita distanza l’uomo dallo scrittore; per quanto possibile lo scrittore dev’essere assolutamente invisibile, l’uomo invece dev’essere visibile solo a chi voglio io. Questa scelta, tra le altre cose, mi allontana dalla possibilità che mi sia affibbiato un qualsiasi personaggio o ruolo, se qualcuno l’ha già fatto io non l’ho mai approvato. Scrivere qualcosa di sentimentale o di violento o di critico non significa per forza che in quel periodo la mia vita stia galleggiando su uno di quegli aspetti; la fantasia è fondamentale se si vuole “creare” qualcosa che vada oltre le proprie biografie trite e ritrite fino alla nausea. "La fragilità dei corpi" non è nient’altro che un’opera di “fantasia critica”.
Per chiudere il discorso blog: è una di quelle esperienze cui dedico sempre meno tempo (il discorso vale per internet in generale) e preferisco, per esempio, scrivere e passare più tempo in giro, per strada, a contatto con le fonti dell’ispirazione, carta e penna alla mano.
- Seconda chiacchiera: Dopo "Liberami dal male" non ti sembra di esserti in qualche modo ripetuto, nei temi, nelle atmosfere maledette, nei personaggi estremi, nello stile che ricorda in modo così evidente Isabella Santacroce?
Non sono affatto d’accordo: "Liberami dal male" sbocciava e moriva in una visione sentimentale di tutte le cose; i personaggi (pochi e isolati) sembravano quasi delle astrazioni, refusi di quel mondo dark ferocemente attaccato ai lustri del passato. "La fragilità dei corpi" calca invece l’accento sull’aspetto sociale delle vicende narrate e dell’ambientazione; tutto è reale, corporeo appunto, tanto le scelte quanto le conseguenze. In questo senso non ci sono pensieri o personaggi estremi ma solamente “condizioni” estreme, proprie di certe città del sud, cui i personaggi devono adattarsi o scendere a compromessi.
Per quanto riguarda l’Isabella nazionale, se in "Liberami dal male" c’è il “fastidio” (voluto o meno che fosse) della sua presenza, ne "La fragilità dei corpi" non ce n’è nemmeno il vago ricordo, tanto meno ce ne sarà nel terzo romanzo. I temi e le ambientazioni affrontate sono totalmente diverse; le mie scritture e le mie letture si rivolgo a ben altri ambiti.
- Terza chiacchiera: Quanto hanno influito le critiche nel tuo percorso di scrittore, più precisamente quelle degli addetti ai lavori, che siano editori o giornalisti o voci autorevoli del panorama letterario in generale. Penso alla Mazzucato che, nel suo noto blog, c’è andata giù piuttosto pesante.
Ogni parere è degno di essere ascoltato con attenzione; personalmente preferisco il riscontro del lettore comune a quelli di qualsiasi altro, c’è più cuore e meno mestiere.
La Mazzucato è persona intelligente; quando mi disse che quella sua recensione avrebbe portato un numero esorbitante di lettori sul mio blog io non le credetti ma puntualmente fu quello che accadde. Molti di quei lettori dopo essersi accertati personalmente del valore delle mie parole hanno continuato a seguirmi. Come vedi le cose hanno sempre molteplici aspetti. Detto questo, non sono un tipo che si lascia influenzare facilmente.
- Quarta (ed ultima) chiacchiera: Il cambio di editore è sempre un passaggio delicato. Cos’è che ti ha spinto a passare da un editore a distribuzione nazionale qual è Edizioni Clandestine, ad una realtà più piccola come Cicorivolta? Grazie di esserti sottoposto alla mia minitortura e in bocca al lupo per i tuoi progetti.
La scrittura per me non è un lavoro, né mai ho gradito considerarla tale (anche se le dedico tempo, impegno e passione); ho già un ambito lavorativo che mi permette di vivere al meglio. Questo mi consente di fare ogni scelta (nella vita e nella letteratura) secondo una scala di considerazioni umane e caratteriali, e non economiche. Ma potrei risponderti in mille altri modi, per esempio: non conta niente avere una distribuzione nazionale (soprattutto in un’epoca di acquisti on line veloci, sicuri e senza sbattimenti) senza un’adeguata campagna promozionale. Questi aspetti però non mi interessano, cerco di tenermene fuori, così come evito la “casta” degli scrittori, un certo aspetto gossipparo e sotterraneo che circonda quel mondo, i libri da classifica e le classifiche stesse, ogni persona o cosa eccessivamente osannata e pubblicizzata, i reading pieni di parole ridondanti privi di espressività, parlare di scrittura quando sono tra amici; e se qualcuno mi chiede cosa faccio nella vita, non dico mai “lo scrittore”.
Scrivo e basta, la schiena piegata sulla carta e una penna per medicare la parola. La narrativa è tutta qua.
Grazie a te e a tutti i lettori, che mi leggano o meno. Ci si rivede nel 2010.
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Sei un grande Pietro Presti la mia idea assoluta di come dovrebbe essere uno scrittore.Tanto di cappello!