Pirosmani
- Autore: Non disponibile
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
“Pirosmani’s life was hard and tragic.” (Pag. 3)
Alcuni artisti sono unici nel rappresentare un popolo e riescono a penetrare l’animo recondito perché di quel mondo sono parte costituente.
La Georgia è un luogo fantastico, ricco di cultura, con una popolazione vivace, ospitale; le loro cene sono fastose, ricche di cibo, vino e stracolme di amicizia.
Le tavolate, all’aperto o dentro le case, superano le nostre normali cene conviviali. In Georgia siamo di fronte a un rito, un avvenimento sociale. Durante il banchetto non è consentito bere a proprio piacimento, ma c’è un maestro – il tamada – che dirige i brindisi e solo dopo la sua dedica tutti possono bere.
Nei brindisi s’inizia dalla Georgia, poi tocca agli avventori, alla famiglia, all’amicizia, agli antenati, alle figure patriottiche, come la patrona santa Nino e Shota Rustaveli. Quelli finali sono indirizzati alla Chiesa georgiana e pure a Dio.
Il poeta del rito del banchetto è il pittore Niko Pirosmani, il quale ha rappresentato al meglio l’anima profonda della Georgia.
“Nessuno ha mostrato la tavolata georgiana meglio di Pirosmani …
Dipingeva per un bicchiere di vino o per un piatto di minestra, dipingeva su vecchie insegne, su assi di legno tarlate, su tela cerata. Dipingeva roba da mangiare …
Dipingeva panciute anfore di vino …
Quelli di Pirosmani non sono banchetti reali, sono una allegoria della tradizione georgiana, un inno in suo onore. La Georgia vi appare dignitosa e opulenta.”
(Wojciech Górecki, La terra del vello d’oro, Bollati Boringhieri, Torino, I edizione, febbraio 2009, pag. 111)
I suoi principali dipinti sono raccolti nel libro Pirosmani - ფიროსმანი - con introduzione di Irina Arsenishvili (Bakur Sulakauri Publishing, 2002).
Niko Pirosmani nacque in campagna nel 1862. Si trasferì a Tbilisi e ci visse tutta la vita. La sua casa, con due stanze un po’ deprimenti, è oggi un museo trascurato vicino la stazione centrale. Era una casa umile, com’è rimasta oggi, una tavola, e una misera e piccola brandina. Il museo è poco frequentato, però è interessante perché fermo nel tempo.
Niko Pirosmani era povero, dipingeva nelle taverne, nelle stazioni del treno. Nonostante la sua opera (fu scoperto solo nel 1912 dal poeta russo Ilya Zdanevich), la sua condizione economica non migliorò e morirà, abbandonato, nel 1918. Nessuno sa dove sia sepolto.
La sua rappresentazione più famosa è Carousal in a Vine Parasol (Pag. 25). È riprodotto in molte mura delle case di Tbilisi. Tre uomini stanno brindando con il classico bicchiere a forma di corno. La tavola è imbandita di cibo ed è stata preparata in un portico con delle vigne, con colmi grappoli d’uva bianca e nera. Di fronte c’è un cane sazio, la lingua di fuori come a leccarsi le labbra.
Uno dei tre uomini è vestito all’occidentale, mentre gli altri due hanno abiti tradizionali. La tavola è piccola, con una tovaglia bianca. I tre uomini ripresi di fronte stanno stretti, la prospettiva è inesistente, ma quei tre signori sono il simbolo di un popolo festaiolo, orgoglioso, testardo, amichevole e accogliente, ma duri e spietati con i nemici.
I temi principali dei quadri di Pirosmani sono feste, tavolate, gruppi di persone insieme, processioni, celebrazioni religiose, gare di caccia, matrimoni, momenti di convivialità e di socializzazione.
C’è pure una pittura di genere, di contorno, come nei dipinti corali.
In St. George Festival in Bolnisi (Pag. 9) c’è folla riunita all’ingresso di una chiesa, delle tavolate con gente allegra impegnata a mangiare e bere, nel frattempo, nella parte opposta due poliziotti, stanno arrestando una persona, forse di un malvivente aveva approfittato della confusione per rubare.
In The Emut of Tungus (Pag. 87) c’è una scena di arte venatoria: un cacciatore sta sparando a un orso bianco, il quale colpito perde sangue.
Pirosmani dipinse nature morte, soprattutto con scene di prodotti alimentari e cacciagioni.
I ritratti di persone comuni sono semplici e naturali: lavoratori, contadini, pescatori, cacciatori, venditori di legna. Sono tutti ripresi nei loro alteri vestiti tradizionali, con eccentrici copricapi e svolazzanti abiti. Molte sono donne, come Actress Margarita (Pag. 35) la quale indossa un vestito sontuoso, completamente bianco. In mano ha un mazzo di fiori bianchi, mentre l’unico tono di colore sono due braccialetti gialli, richiamano i tre uccelli sempre gialli, svolazzanti intorno alla donna.
In tutti i quadri, sebbene la povertà sia evidente, è presente la fierezza dei georgiani.
I problemi sono tanti ma le feste, i matrimoni, i divertimenti, le cene sono momenti indimenticabili e irrinunciabili. In Donkey Bridge (Pag. 50/51) c’è una fiera, un’allegra e movimentata festa all’aperto. Ci sono dei banchetti, dei suonatori, dei commercianti ma si vedo anche un orso e un montone incatenati a degli alberi.
L’importanza della chiesa georgiana è rimasta intatta nonostante le umiliazioni degli arabi e innanzitutto nell’epoca comunista. Perciò Pirosmani ci mostra solennità religiose e la chiesa è un luogo d’incontro e di socializzazione.
Molti dipinti sono riservati agli animali: sono imponenti, regali, dominanti. L’autore non rispetta la prospettiva: in Eagle Seizing a Hare (Pag. 84), abbiamo una grande e maestosa aquila, ghermisce fra gli artigli la preda. Riempie totalmente la tela, è il simbolo della potenza e della forza.
In Tatar Camel Driver (Pag. 38) il tartaro è minuscolo rispetto al cammello impetuoso, elegante, nobile. L’animale è il dominatore della scena, imperioso, porta il peso, la fatica del carico. È come la Georgia instancabile, lavoratore, nonostante il duro impegno, l’animale ha contegno e orgoglio.
La Georgia ha avuto, e continua ad avere, delle difficoltà di rapporto con i propri vicini. La guerra ha colpito la nazione fino a pochi anni fa. È stata invasa, dominata, colonizzata, ma è resuscitata grazie alla volontà, caparbietà, sofferenza.
La pittura di Pirosmani è semplice, senza prospettiva, con mimiche statiche. Pirosmani non studiò arte, ma è riuscito a comprendere il cuore di un popolo.
Come l’altro eroe nazionale, il poeta Shota Rustaveli, è dipinto in un elegante abbigliamento tradizionale mentre sta scrivendo con una penna il suo poema.
Prevale il color nero, ma ama esagerare con punte di altri colori. La bambina di Girl with Balloon (Pag. 102) ha un vestito scuro su uno sfondo nero, ma ha un cappello esaltante di giallo, una sciarpa rossa e tiene nelle mani un palloncino ugualmente rosso. La figura è facile, elementare ma il ritratto ha una posa fotografica che la rende viva e intensa.
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