Preso
- Autore: Roberto Rossi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Roberto Rossi ha scritto questo romanzo breve ma intenso e soprattutto misterioso. Nella sua scrittura troviamo gravità e, al contempo, una leggerezza e un umorismo che spiazzano.
Il libro in questione è Preso (Qed edizioni, 2024), e inizia con un uomo che, tornato da un lavoro su cui non scrive una parola, gira per Roma per scaricare la tensione della giornata, e va nella sua zona dove giocava da ragazzino, qui trova una enoteca dal nome Rialzo. Chiede un prosecco e si mette a guardare il proprietario che parla coi clienti habitué, poi quest’ultimo passa da lui e gli dice come sta andando, se vuole anche qualcosa da sgranocchiare. Ci sa fare. Cordiale, mai invadente, con le enoteche che lui chiama “proseccherie”, forse a ragione, visto le bottiglie di prosecco bevute, tutti hanno il piacere di fare quattro chiacchiere in libertà. Dal momento che il libro è in prima persona non sappiamo il nome dell’avventore e neanche se ci sono tracce di biografia, a noi interessa la storia nel suo complesso.
Arriva qualche indizio sul suo lavoro, che deve essere svolto “per lo Stato”, ma è anche stancante e spesso l’uomo lo chiama "lavoro di m...", ma ormai trascura amici e aperitivi nelle zone di Roma più centrali per scappare al Rialzo. Stavolta ha con sé anche un bloc-notes, per fermare i pensieri brutti che ancora non riesce a dire al proprietario. Gli sembra un confessore, l’uomo si mette in mezzo se una coppia sta urlando e magicamente i due iniziano a parlare piano e non a mandarlo al diavolo. Riesce a consolare una ragazza sola, chiedendole quali problemi ha col ragazzo, perché portano avanti una relazione a distanza.
Ma l’uomo non si è certo dimenticato del nostro avventore e gli chiede se è anche uno scrittore; il nostro protagonista si limita a dire che gli piace osservare gli altri e resta sempre stupito che un momento di fine giornata di fronte a delle bollicine in un bicchiere è “pace per pochi”. Mentre molte coppie litigano anche solo perché lui fa un apprezzamento a una ragazza che cammina per strada. L’uomo del Rialzo dice al Nostro che la parte dello psicologo confessore lo stanca. Non ama il vino, né tantomeno la scelta del prosecco.
Continuano a vedersi e in un giorno in cui i clienti sono pochi, l’avventore parla della sua famiglia numerosa e del bene che vuole ai fratelli e alla sorella, al padre e, per ultimo, alla madre che è una donna di grande coraggio.
Racconta quindi un episodio oscuro del suo passato. Non era ancora adolescente e il padre gli comprò un aeroplanino che si impigliò tra i rami e lui volle andare a recuperarlo, ma la macchina non riuscì a fermarsi in tempo. Tutti pensano sia morto, la madre ha il fratellino in braccio lo adagia a terra e sviene. Ma lui si muove ancora e arrivare all’ospedale, in quelle condizioni, è durissima. I dottori dinnanzi al caso non prendono nessuna iniziativa, vogliono vedere se supera la notte. Ma il giorno seguente si plaude al fatto che non ci siano emorragie in corso. Ora è necessario togliere tutti i vetri dalla faccia per una ricostruzione nuova del volto.
I lettori, in questo passaggio, sentono quasi il dolore di tantissime operazioni al viso. Anche il proprietario del Rialzo resta senza parole. Stupefacente vederlo lì, in buone condizioni, con un viso piacevole. Forse perché l’umorismo nel corso della storia c’è sempre stato.
Roberto Rossi ha la capacità di miscelare dramma e passato, presente col suo bloc-notes in una vineria e un futuro incerto. Non si staccano un attimo dagli occhi da questo diario romanzo dove potrebbe essere tutto inventato. Per intanto la storia è bellissima. E anche il modo di scrivere è promettente.
Preso
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