E pensare che c’era Giorgio Gaber, il libero pensatore della musica.
Il 25 gennaio 1939 nasceva a Milano l’indimenticabile Signor G, che seppe trasformare le note musicali in denuncia, satira, ideologia, canto d’indipendenza.
Oggi una targa apposta sul condominio di via Londonio 28, a pochi passi da corso Sempione, lo celebra come l’inventore del Teatro-Canzone, ricordando il trionfo della sua intelligenza. Gaber riuscì a trasformare il monologo teatrale in musica e poi in dialogo aperto con lo spettatore: la sua musica ti chiamava in scena - o forse sarebbe meglio dire “in causa” - e ti costringeva a dire io, ad affermare un’opinione.
Non si sentiva italiano, ma per fortuna lo è stato con tutto sé stesso. Alla voce di Giorgio Gaber dobbiamo canzoni che sono diventate paradigma di democrazia, di libertà individuale e collettiva. In fondo anche il Signor G fu un poeta del nostro tempo; non è eccessivo paragonarlo a Pier Paolo Pasolini, aveva la stessa preveggenza di P.P.P, la stessa capacità divinatoria di intravedere i contorni futuri delle cose. Forse per questo ogni volta che ascoltiamo una sua canzone la sentiamo attuale, mai trascorsa.
In questo mare di parole, in questo “secolo che sta morendo”, per fortuna c’è stato Giorgio Gaber.
Lo ricordiamo con una delle sue canzoni più profonde e intense Quando sarò capace d’amare, una bella lezione di vita che contiene anche un messaggio filosofico. Perché per diventare adulti, per crescere davvero, tutti noi dobbiamo imparare la lezione più difficile di tutte ed è quella dell’amore, ci ricorda Gaber.
Il brano è tratto dall’album E pensare che c’era il pensiero (1994-1995), lo spettacolo teatrale registrato presso il teatro Vittorio Alfieri di Torino nel 1995.
Scopriamone testo, analisi e significato.
Quando sarò capace di amare di Giorgio Gaber: testo
Quando sarò capace di amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l’amore con mia madre in sogno.Quando sarò capace di amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino.Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensiero.Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei.Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiroQuando sarò capace di amare
farò l’amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l’animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.Quando sarò capace di amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse
alcun appuntamento col dovereUn amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale
come un fiume che fa il suo corsoSenza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.Così vorrei amare.
Quando sarò capace di amare di Giorgio Gaber: analisi e significato
L’inizio della canzone può suonare sconvolgente, in realtà rimanda alla mitologia greca: Gaber riporta il mito di Edipo, consacrato dalla tragedia capolavoro di Sofocle, Edipo Re appartenente al cosiddetto Ciclo Tebano. L’oracolo di Delfi predisse al giovane Edipo che un giorno “avrebbe ucciso suo padre e sposato la sua stessa madre”. Da qui l’eroe greco inizia la sua fuga perché questa terribile maledizione non si avveri; ma inesorabilmente si avvererà.
Questa profezia è alla base della teoria psicanalitica di Freud e di gran parte della psicologia moderna secondo cui l’innamoramento per il genitore di sesso opposto rappresenta lo schema base dello sviluppo emotivo del bambino.
Gaber quindi parte dal mito di Edipo per spiegare il principio, il germe iniziale dell’amore; e poi segue la sua evoluzione sino alla maturità.
Nel confrontarsi con l’enigma dell’amore e l’abisso del desiderio l’uomo deve abbandonare la “prepotenza” e la “fragilità” che sono caratteristiche tipiche del bambino che teme di essere defraudato del proprio gioco, di provare pena, solitudine, tristezza.
Poi Gaber analizza la caratteristica della donna amata: la cosa importante, dice, è che “ci sia davvero” ma non che sia invadente, possessiva o soffocante, solo che gli stia vicino con il pensiero.
Viene sancita anzitutto l’essenza spirituale dell’amore, il suo ineffabile mistero: “tutto avrà senso perché esiste lei”. La donna amata diventa rosa e poesia, vive nell’immaterialità delle cose astratte che non si possono spiegare a parole; l’accordo intimo tra i due amanti infatti avviene non nei percorsi tortuosi della ragione, ma nel ritmo naturale del respiro che è la fonte primaria della vita.
Anche l’eros viene qui mostrato nella sua essenza più intima e forse selvaggia: non c’è nulla da dimostrare, afferma Gaber, nessuna performance straordinaria da improvvisare su un palcoscenico privato. Il mistero dell’unione dei corpi capovolge la notte in giorno. Non viene esaltato l’aspetto carnale dell’amore, ma sempre il suo aspetto spirituale: il sonno condiviso è vita.
L’amore maturo, adulto, teorizzato da Gaber non ha alcun appuntamento con il dovere: non è fatto di impegno, contratti, teorizzazioni e vincoli, al contrario è “egoista” e “naturale” come un fiume che corre libero facendo il suo corso. Il cantautore non cerca di intrappolare il sentimento dentro rigide norme o costrutti stantii, lo lascia invece libero di essere in ogni sua forma perché il tentativo di interporre la ragione, la logica al desiderio è ciò che soffoca il sentimento.
Nella metafora finale che mostra lo scorrere del fiume che devia verso il mare sancisce l’annullamento dell’io - dunque dell’egoismo primordiale insito in ciascuno di noi. L’amore ci insegna ad abbandonare l’io per essere infinito (dall’io al noi) portando il nostro ristretto e limitato corso di fiume nell’immensità incalcolabile del mare.
Questo “essere altro da noi stessi” è la grande lezione dell’amore che Giorgio Gaber simboleggia attraverso l’immagine dell’acqua che scorre fluida senza conoscere argini né confini, superando ogni ostacolo, legando infine il fiume all’universalità del mare perché sono composti dello stesso elemento e si attraggono in un richiamo irresistibile.
Quando sarò capace di amare di Giorgio Gaber: la canzone
Ascoltiamo Quando sarò capace d’amare cantata direttamente dalla voce di Giorgio Gaber.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Quando sarò capace di amare”: il significato della canzone di Giorgio Gaber
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Arte, Teatro e Spettacolo News Libri Musica Aforismi e frasi celebri
Lascia il tuo commento