Le pellicole di Marco Bellocchio non lasciano mai indifferenti. Il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, nato a Piacenza nel 1939, spesso nei suoi film attinge dalla grande Storia.
Storia recente come è avvenuto in Esterno notte, incentrato sul rapimento e l’assassinio del Presidente della DC Aldo Moro, che gli è valso il Premio David di Donatello come miglior regista.
Storia del passato, anche per decrittare il nostro affannoso presente, come avviene nel film Rapito, presentato martedì 24 maggio in concorso al Festival di Cannes 2023 e dal 25 nei cinema italiani.
Rapito: dal libro di Scalise al film di Marco Bellocchio
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Per raccontare la fine del potere temporale dello Stato Pontificio e quindi la fine di un’epoca, Bellocchio porta in scena il caso Edgardo Mortara, una celebre vicenda storica che catturò l’attenzione internazionale in gran parte dell’Europa e del Nord America tra gli anni cinquanta e sessanta dell’Ottocento.
Della storia del bimbo ebreo rapito da Pio IX, che ha ispirato il film di Bellocchio, se n’è occupato anche il giornalista e scrittore Daniele Scalise nel romanzo d’esordio Un posto sotto questo cielo (Longanesi 2023, pp. 256, 16,90 euro).
Quindi per entrare all’interno di questa vicenda complessa al cui centro vi è un bambino vittima innocente e pedina di una scacchiera di un potere senza pietà, prima di correre al cinema e lasciarsi rapire dalla bellezza della regia, della scenografia, della magnifica fotografia e dalla bravura di ciascun interprete, abbiamo letto il libro di Scalise.
Ricordiamo inoltre che il film di Bellocchio è ispirato liberamente al saggio Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa (edito per la prima volta per Mondadori nel 1996 e riedito negli Oscar Mondadori lo scorso aprile) scritto sempre da Daniele Scalise.
Rapito di Marco Bellocchio: la storia vera dietro il film
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Questa storia ha inizio la sera del 23 giugno 1858 a Bologna, allora facente parte dello Stato della Chiesa, quando la Gendarmeria dello Stato Pontificio si presenta alla porta della famiglia ebraica di Salomone Momolo Mortara e di sua moglie Marianna Padovani per prelevare il sesto dei loro otto figli, Edgardo (di sei anni), e trasportarlo a Roma, alla Casa dei Catecumeni, insieme ad altri bimbi nella stessa situazione, dove da quel momento in poi sarebbe stato allevato dalla Chiesa. La polizia agisce su un ordine della Santa Inquisizione, avallato da Pio IX, Papa Giovanni Maria Mastai-Ferretti, ultimo sovrano dello Stato Pontificio. I rappresentanti della Chiesa avevano riferito che una cameriera cattolica della famiglia Mortara, la quattordicenne Anna Morisi, anni prima aveva battezzato il piccolo Edgardo durante una malattia ritenendo che se fosse morto sarebbe finito nel limbo. Secondo le leggi ecclesiastiche, il bambino dopo quel battesimo, era da considerarsi ormai cristiano e, in quanto tale, avrebbe dovuto ricevere un’educazione cattolica. Ma questa sarebbe stata possibile solo sottraendolo alla sua famiglia d’origine per scongiurare il rischio dell’apostasia. I genitori di Edgardo, disperati ma risoluti nel riavere il figlio con loro, nel corso del tempo avrebbero fatto di tutto per far tornare a casa Edgardo.
Ma Pio IX fu irremovibile. “Il Papa re dei cristiani”, benché avesse avuto contro tutta la stampa liberale, anche una parte dell’opinione pubblica cattolica e lo stesso Napoleone III, a tutti risponde:
NON POSSUMUS, giacché non possiamo rinunciare ai principi della nostra fede.
Nel 1870, con la Breccia di Porta Pia, o Presa di Roma, celebre episodio del Risorgimento, che sanciva la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia, finiva il potere temporale dei papi. Edgardo Mortara, già entrato nel 1867 come novizio nei Canonici Regolari Lateranensi, rifiutò di ricongiungersi alla famiglia e venne ordinato sacerdote nel 1874. Morì a Liegi, in Belgio, l’11 marzo 1940.
“La Chiesa all’occorrenza sa anche essere una madre misericordiosa”
Così dice l’inquisitore domenicano Pier Gaetano Feletti, magistralmente interpretato da Fabrizio Gifuni in Rapito, il quale ordina alla polizia pontificia di prelevare e togliere alla custodia della sua famiglia il bambino ebreo Edgardo Mortara.
Con toni melliflui Feletti toglie subito qualsiasi speranza al povero Momolo Mortara (Fausto Russo Alesi), mentre sua moglie Marianna (bellissima l’interpretazione di Barbara Ronchi), combattiva, coraggiosa e tenace, conserva nei tratti del viso l’espressione di “Mater Dolorosa”. Del resto si tratta dell’eterno contrasto tra cattolici ed ebrei.
Rapito, la recensione del film di Marco Bellocchio
Il film di Bellocchio pone sotto l’ottica dello spettatore quanto antisemitismo ci fosse all’interno di Santa Romana Chiesa.
Una delle scene più belle del film è quando il piccolo Edgardo (Enea Sala) toglie in una chiesa i chiodi al Cristo crocefisso, “ucciso dagli ebrei”, ma non è forse vero che “Dio è in cielo per tutti?”. Colpisce la mentalità rivolta al passato di Papa Mastai Ferretti (Paolo Pierobon), rivelatrice in tal senso una sua frase:
“Il progresso sta portando il mondo alla completa rovina”.
Circa quindici anni fa per caso Marco Bellocchio aveva scoperto la storia di Edgardo Mortara, ritenendola, a ragione, interessante, il regista aveva iniziato a documentarsi. Anche Steven Spielberg si era interessato del caso Mortara, per poi abbandonare il progetto di farne un film.
Non possiamo certo immaginare come sarebbe potuto essere il film del grande regista americano, certo è che la pellicola di Bellocchio è un capolavoro non solo per l’accurata ricostruzione storica, per la maggior parte delle immagini che sembrano quadri, ma per aver saputo cogliere un potere secolare al tramonto attraverso una vicenda tragica e aver restituito dignità e forza morale a una famiglia resiliente, che aveva osato scontrarsi nientemeno che con l’autorità papale.
“Solo a Dio devo rispondere”.
Non stupisce quindi il fatto che Marco Bellocchio abbia scritto a Papa Francesco:
“Vorrei vedesse questo mio film”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Rapito” di Marco Bellocchio: dal libro di Daniele Scalise al film
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