Oggi 19 marzo, festa del Lavoro, si celebra san Giuseppe, patrono di tutti i lavoratori. Padre putativo di Gesù, Giuseppe, che discende dalla casa reale di David, nel 1870 è stato proclamato da Papa Pio IX “Patrono della Chiesa universale”.
Se nel 2020 la Festa del Papà per forza di cose venne festeggiata in casa, perché l’Italia era in lockdown a causa dell’emergenza data dalla pandemia, quest’anno 42 milioni di italiani si trovano dallo scorso 15 marzo in zona rossa. Dieci Regioni e una Provincia autonoma, infatti, sono nello scenario con più restrizioni — parliamo di Puglia, Campania, Lazio, Marche, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trento e Molise.
Qualche giorno fa in televisione un esperto tuttologo ha sentenziato che in queste due settimane di lockdown per non farsi prendere dalla noia e dalla malinconia occorre coltivare i propri interessi. A parte l’ovvietà del pensiero, quali potrebbero essere questi interessi da coltivare? Per esempio, passeggiare in giardino, se si ha la fortuna di possederne uno, iniziare i lavori di giardinaggio sul proprio terrazzo, fare le pulizie di primavera, buttare tutto ciò che è superfluo, un modo per raggiungere l’essenziale, anche se “L’essenziale è invisibile agli occhi”, come insegna il bellissimo passo tratto da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Questo ci fa pensare che la lettura è un ideale interesse da coltivare da sempre, e visto che oggi è San Giuseppe, festa del papà, quando pensiamo a un papà della letteratura di tutti i tempi, il pensiero corre subito a Mastro Geppetto, il papà di un burattino di legno discolo e birichino.
Le avventure di Pinocchio: il rapporto padre-figlio tra libro e trasposizioni successive
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Rileggere da adulti Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino dello scrittore e giornalista Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini (Firenze, 24 novembre 1826 - 26 ottobre 1890), acquista un valore speciale, perché la lettura “da grandi” focalizza l’attenzione non più solo sul piccolo monello protagonista, che ha la diabolica capacità di cacciarsi sempre nei guai, ma sul falegname Mastro Geppetto e sui grandi sacrifici che l’uomo fa per il suo figlio adottivo. Mastro Geppetto, dalla vita solitaria, il quale, un giorno, dal pezzo di legno regalatogli da Mastro Ciliegia, ricava un burattino meraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali.
La prima metà del testo apparve originariamente a puntate tra il 1881 e il 1882, pubblicata come La storia di un burattino, poi completata nel libro per ragazzi uscito a Firenze nel febbraio 1883. Pinocchio, burattino di legno che ambisce a diventare un bambino vero, icona universale e metafora della condizione umana, capolavoro mondiale che ha ispirato centinaia di edizioni, traduzioni in 260 lingue, trasposizioni teatrali, televisive, cinematografiche e animate, pensiamo a quella di Walt Disney del 1940.
Sfogliando il libro, chi ha qualche anno sulle spalle ripensa al Pinocchio televisivo, diviso in cinque puntate e diretto da Luigi Comencini nel 1972, con Nino Manfredi nel ruolo di Geppetto, che appare come un falegname malinconico, poetico ma senza peli sulla lingua. Un padre ideale, anche se un po’ anziano, per Pinocchio, che per diventare un bravo bambino deve passare attraverso varie prove. Geppetto, anche se un po’ deluso dal comportamento del burattino, resta sempre dalla sua parte.
Nel 2002, il regista e attore toscano Roberto Benigni, dirige Pinocchio, divertendosi a impersonare la parte del protagonista del libro.
Un Pinocchio dalle fattezze di adulto, ma è nel film Pinocchio (2019) di Matteo Garrone, “candidato nella short list agli Academy Awards come miglior trucco e acconciatura”, che Benigni mette in campo tutta la sua straordinaria bravura, un Geppetto dolente, addolorato e disperato per la scomparsa del suo figliolino adottivo. Geppetto vende la sua vecchia casacca di fustagno per acquistare l’Abbecedario per Pinocchio, e questa forse è una delle scene più commoventi del film girato rispettando alla lettera il testo del romanzo, che resta sempre attuale, perché esplora il rapporto padre/figli.
Geppetto non ha paura ad andare in carcere per amore di quel figlio così desiderato, cerca Pinocchio con ostinazione e caparbietà e lo ritroverà dentro al corpo di un pescecane da dove insieme tenteranno la fuga verso la libertà, e questa volta sarà Pinocchio a farsi carico del proprio genitore. È arrivato il momento di diventare un bambino in carne e ossa. E il merito è anche di Mastro Geppetto, “babbino” dal cuore d’oro.
“Geppetto, sano, arzillo, e di buon umore come una volta, il quale, avendo ripreso subito la sua professione d’intagliatore in legno, stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami, di fiori e di diversi animali”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pinocchio: rileggere il romanzo di Collodi il giorno di San Giuseppe
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