La Festa del papà si avvicina e regalare un libro è sempre una saggia decisione.
La letteratura nel corso dei secoli ci ha tramandato una visione complessa (e molto spesso conflittuale) del rapporto genitori-figli incentrata sul nodo inestricabile dello scontro generazionale. Cosa rappresenta l’immagine del padre?
Quali sono le aspettative che i figli nutrono nei confronti della figura paterna? I libri cercano di rispondere a queste domande calandosi negli abissi di una relazione complessa, molto spesso fatta di luci ed ombre, in cui convivono affetto, tenerezza ma anche conflitti, rancori mai sopiti, incomprensioni e rimpianti.
In occasione della Festa del Papà abbiamo selezionato per voi alcuni titoli in cui il rapporto padre-figlio (o padre-figlia) assume un ruolo centrale.
Scopriamoli insieme.
Lettera al padre, Franz Kafka
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Se si parla di rapporto padre-figlio in letteratura, non si può certo non partire che dalla famosa Lettera al padre (1919) di Kafka. Le pagine che la compongono sono caratterizzate da un sentimento complesso e ambivalente e costituiscono un lungo atto di accusa che l’autore rivolge al padre, colpevole di avergli inferto un’educazione autoritaria e averlo lasciato crescere nel timore della punizione e nel più totale senso di inferiorità.
Si tratta di un’opera di finzione o di una lettera effettiva? In ogni caso, il testo non ha mai raggiunto il suo destinatario.
Tu hai influito su di me come dovevi influire, solo dovresti smettere di considerare come una particolare cattiveria da parte mia il fatto che, sottoposto a questa influenza, io abbia finito per soccombere.
La strada, Cormac McCarthy
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Pubblicato nel 2006 e trasposto cinematograficamente nel 2009, La strada di Cormac McCarthy ruota intorno al rapporto padre-figlio in un mondo reso deserto da una catastrofe non meglio identificata. L’unica umanità accettabile è quella ridotta al loro nucleo biunivoco, che procede verso sud, in fuga dal clima invernale sempre più rigido e dagli altri pochi uomini superstiti, caratterizzati da una ferocia animalesca; il bagaglio più prezioso che il padre ha con sé è una pistola con due colpi.
E adesso che facciamo, papà?, disse l’uomo.
Appunto, dimmelo tu, disse il bambino.
Incendi, Richard Ford
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Nell’estate del 1960 il fuoco circonda Great Falls, nel Montana. Nello stesso periodo, Jerry, per approfittare del boom petrolifero, decide di trasferirsi lì con la moglie e il figlio Joe e, dopo aver perso il lavoro, si ritroverà a domare incendi.
Ma quello che divora la provincia americana non è l’unico incendio a cui i protagonisti devono far fronte: il sedicenne Joe si trova ben presto invischiato nella crisi tra i genitori, che si rivelano “qualcosa di inesplicabile”, e a riflettere su quanto siamo disposti a sacrificare e scavalcare in nome della felicità.
Quando si hanno sedici anni non si sa quello che sanno i propri genitori, né si sa molto di quello che capiscono, e ancor meno cosa si agita nei loro cuori.
Patrimonio. Una storia vera di Philip Roth
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In questo romanzo Patrimonio (Einaudi, 2007, trad. di Vincenzo Mantovani) strettamente autobiografico il grande scrittore americano Philip Roth si concentra sulla figura dell’anziano padre, ormai ottantaseienne, alle prese con un tumore al cervello che lo porterà alla morte. Il figlio lo accompagna con paura e commozione fino all’inevitabile finale mettendo in luce la testarda relazione che Hermann Roth intratteneva con la vita. La malattia del padre diventa per Roth un’occasione per ripercorrere i ricordi di famiglia in un’analisi esistenziale e coraggiosa del passato di un uomo che si allaccia alla ricerca delle proprie radici.
Sì, mi insegnava sempre qualcosa, non le cose convenzionali che insegnano i padri americani [...], ma qualcosa di più grossolano di quanto si potesse coniugare col mio desiderio infantile e prevedibilmente vanaglorioso di avere un padre assennato e dignitoso da mettere al posto di quello incolto di cui scoprivo di vergognarmi un po’.
Molto forte, incredibilmente vicino, Jonathan Safran Foer
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Oskar ha nove anni quando il padre Thomas muore, l’11 settembre 2001, durante l’attentato alle Torri Gemelle. Di suo padre sa quello che si può capire da bambini: tutto è ancora un mistero. Come la chiave con la scritta “Black” trovata per caso un giorno, frugando nel ripostiglio. A chi porterà?
O come, ancora, l’identità del nonno paterno, mai conosciuto nemmeno da Thomas. Safran Foer guiderà il lettore attraverso questo secondo, più complesso mistero, in cui si riaffacciano la morte violenta, il terrore di vivere e la scelta di escludersi volontariamente dalla comunicazione e dal contatto umani.
C’erano cose che volevo dirgli. Ma sapevo che gli avrebbero fatto male. Così le seppellii e lasciai che facessero male a me.
Emma, Jane Austen
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Tra i più famosi padri letterari non può certo mancare Mr. Henry Woodhouse. Ipocondriaco, bonario, protettivo, Mr. Woodhouse è stato visto da generazioni di lettori come un simbolo paterno affascinante e positivo, nella sua infantile semplicità. Esiste tuttavia parte della critica che lo considera, a tutti gli effetti, una minaccia per la protagonista: nel suo strenuo opporsi al matrimonio, rappresenta comunque un ostacolo per lo svolgersi del romanzo.
In ogni caso, l’uomo si colloca a buon diritto nel nostro elenco: a voi decidere se si tratti di un padre dall’amore incondizionato o di un narcisista.
“Credo sia vero, cara” disse Mr. Woodhouse con un sospiro. “Ho paura di essere molto capriccioso e difficile a volte”.
Vita e morte di un ingegnere di Edoardo Albinati
In Vita e morte di un ingegnere (Bur Rizzoli, 2017) Edoardo Albinati ricorda la vita del padre. L’ingegnere cui fa riferimento il titolo è, infatti, il padre dell’autore, ammalatosi di cancro nel 1990 e scomparso nel giro di pochi mesi. Dopo più di vent’anni Albinati decide di scriverne. Il risultato è un romanzo fatto di frammenti di memoria che si trasformano in una riflessione sullo scorrere del tempo e sull’importanza dei piccoli attimi all’apparenza insignificanti che tuttavia cementano i legami.
Emerge così il ritratto di un uomo, un ingegnere artefice degli anni del boom economico italiano, ma anche un fumatore accanito, amante delle auto a grossa cilindrata e dei motori. Un uomo ruvido, di poche parole, forte del successo nella vita professionale ma ombroso ed enigmatico in quella privata.
Mio padre non amava la musica, anzi si può dire che la odiasse. Nessuno lo aveva mai sentito cantare una sola nota, non aveva mai posseduto un giradischi né una radio. (...) Non ho mai conosciuto nessuno capace di un odio così innocente.
I fratelli Karamazov, Fedor Dostoevskij
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I fratelli Karamazov è considerata l’opera più complessa e compiuta di Dostoevskij; sicuramente, si tratta del parricidio più celebre della storia della letteratura.
I quattro fratelli che animano il romanzo sono diversissimi e il padre, Fedor Pavlovic, non è certo un modello pacifico, anzi invita al conflitto. A complicare il quadro, Dimitrij, Ivan, Alesa e Smerdjakov sono tutti figli di donne diverse: ciascuno incarna un diverso modello d’amore e ciascuno è chiamato a rovesciare il modello di Fedor, amandolo e odiandolo allo stesso tempo.
Signori giurati, voi vi ricordate di quella terribile notte della quale anche oggi si è tanto parlato, quando il figlio, scavalcato il recinto, penetrò in casa del padre e si trovò finalmente faccia a faccia con l’uomo che, pur avendolo generato, era il suo nemico e il suo offensore.
Il grande animale di Gabriele Di Fronzo
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Quando suo padre si ammala arriva l’occasione per ricordare insieme mancanze e colpe di cui Francesco Colloneve, il protagonista di Il grande animale (nottetempo, 2016) porta ancora i segni. Quella di Francesco è stata un’infanzia amara segnata da mancanze e dall’assenza del genitore. Confrontando passato e presente l’autore si interroga sul difficile rapporto padre-figlio. La morte del padre, nonostante tutto, coglie il protagonista impreparato e lo spinge a impegnare tutto sé stesso nel tentativo di trasformare il dolore in un lampo di eternità.
Ho fatto esperienza che qualunque cosa non si voglia perdere va innanzitutto vuotata, bisogna fare spazio, sgomberare, portare via quello che c’era in precedenza, occorre sempre togliere: solo così, ciò che altrimenti subito scomparirebbe, rimarrà nostro per sempre.
Prima che mi sfugga di Anne Pauly
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In Prima che mi sfugga (L’Orma editore, traduzione di Marta Rizzo) Anne Pauly racconta la figura del padre partendo proprio dal trauma della sua morte. Nelle pagine l’autrice cerca di rievocare una figura imprendibile, inafferrabile. Chi era veramente suo padre? Un operaio autodidatta, appassionato di filosofie orientali, ma anche un alcolista, un uomo violento che seppe trasformare il rapporto con la famiglia in una guerra civile.
Tra l’urgenza di ricordare e l’ironia disperata delle procedure burocratiche che seguono un lutto, Anne Pauly compone una cronaca tragicomica della vita di un uomo: suo padre.
La vera personalità di mio padre, spogliata dai fetidi stracci dell’alcol, era riemersa: quella di un uomo contemplativo ma goffo, gentile ma rozzo, generoso ma egocentrico, divorato dall’ansia, dalla timidezza, incredibilmente impacciato. Un dilettante della vita.
Aspetta primavera, Bandini, John Fante
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Aspetta primavera, Bandini è il primo (in ordine di pubblicazione, ma secondo in ordine di stesura) romanzo che John Fante dedica ad Arturo Bandini.
Arturo ha quattordici anni ed è un immigrato italiano in Colorado. Decide di superare la propria condizione tramite lo sport (il baseball) e l’amore per una compagna di scuola, mentre il padre Sevo, operaio, sprofonda ogni giorno di più nell’alcol e nel gioco d’azzardo. Ancora una volta, il sentimento che caratterizza il rapporto padre-figlio è un rapporto all’insegna dell’ambiguità: Svevo, agli occhi di Arturo, è al tempo stesso una figura da ammirare, ma anche da temere e da odiare.
Il problema era che quella di Fante era una vita straordinaria. Viveva in America, era un immigrato italiano figlio di un muratore pazzo, con al posto di una madre uno strano ibrido tra una tigre e una suora.
Prima di perderti, Tommaso Giagni
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Giuseppe si getta da un balcone e il figlio Fausto classifica il padre come un povero inetto e frustrato, contento di adagiarsi per godere i privilegi che l’ambiente gli offre, mai un rischio o una scommessa.
Quando Fausto sceglie però di disperderne le ceneri, Giuseppe improvvisamente gli riappare davanti: è il momento per potersi finalmente dire tutto ciò che pensano l’uno dell’altro.
L’ultima volta insieme tra padre e figlio non è stata commovente, non ha avuto nulla di quello che dovrebbe avere un’ultima volta.
Le avventure di Pinocchio, Carlo Collodi
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Chi non conosce Mastro Geppetto? Geppetto non concepisce Pinocchio, lo crea dal legno, per superare la solitudine e la miseria: vuole diventare burattinaio, anziché essere un sempre più povero falegname.
Ma Pinocchioè il figlio più ribelle che si potesse avere e Geppetto è un padre intransigente: volersi bene non basta, serve scrivere la propria storia, cercarsi, ferirsi, salvarsi. Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi è anche l’evoluzione del rapporto padre-figlio o, ancora, l’indagine di come si diventa padri e di come si diventa figli.
Come siamo disgraziati noialtri poveri ragazzi! Tutti ci sgridano, tutti ci ammoniscono, tutti ci dànno consigli. A lasciarli dire, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri.
Harry Potter, J.K. Rowling
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Lasaga di Harry Potter ha cresciuto non pochi ragazzi, ma quante diverse figure paterne conta al suo interno?
James Potter, pur non potendo crescere Harry perché ucciso da Voldemort nel tentativo di salvare moglie e figlio, è un padre sempre pronto a correre in soccorso del figlio.
Eppure, anche se sono sicuramente da citare l’amore eccentrico e devoto di Xenophilius Lovegood o quello manipolatore di Lucius Malfoy, il grande modello paterno a cui tutti pensiamo con Harry Potter è Arthur Weasley. Arthur non è solo il padre di Ron, Ginny, Fred e George, e Bill, Charlie e Percy, ma è anche un padre per Harry e per tutti i lettori.
La porta della cucina si aprì e apparve l’intera Famiglia Weasley più Hermione, tutti molto felici, con il signor Weasley che avanzava orgoglioso in mezzo al gruppo, vestito con un pigiama a righe e un impermeabile.
Il complesso di Telemaco di Massimo Recalcati
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Telemaco, il figlio di Ulisse che attende il ritorno del padre, diventa emblema del rapporto filiale anche in assenza della figura paterna. Telemaco esemplifica la figura del “giusto erede”: ma come si diventa giusti eredi? In questo saggio Massimo Recalcati cerca di dare una risposta partendo proprio dal mito. Telemaco attende il ritorno del padre a Itaca immaginando che soltanto lui possa ripristinare la Legge della Parola nel caos portato dai Proci. In fondo non è forse questo, questa proiezione di stabilità e forza, ciò che domandiamo alla figura paterna? Forse in tutti noi esiste questa “domanda di padre” come un punto solido cui aggrapparsi.
È indubbio che le giovani generazioni di oggi assomiglino più a Telemaco che a Edipo. Esse domandano che qualcosa faccia da padre, che qualcosa torni dal mare, domandano una legge che possa riportare un nuovo ordine e un nuovo orizzonte nel mondo.
Conoscete altri libri che parlano del rapporto padre-figlio che vi sentite di consigliare? Segnalateli nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Padri e figli in letteratura: 15 libri da leggere
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