Roderick Duddle
- Autore: Michele Mari
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
Michele o Roderick? Così ha inizio l’avvincente nuovo romanzo, ambientato quasi due secoli fa, dal titolo “Roderick Duddle” (Einaudi, 2014) di Michele Mari il cui nome appare proprio nelle prime pagine del libro quando due loschi figuri, Salamoia e Scummy, interrogano bruscamente l’autore sulle sue origini, su chi siano suo padre e sua madre. A quanto pare, qui sta l’immedesimazione, come in un sogno, dell’autore con il protagonista.
Roderick è un ragazzino cresciuto a “L’Oca Rossa”, un locale malfamato di Castlerough. Lì è nato e ha vissuto insieme alla mamma “Jenny la magra” che, nel locale, aveva svolto i più diversi “servizi”: dalle pulizie al lavare i piatti, ad altri, invece, in cui le cameriere si trasformavano in prostitute.
L’Oca Rossa non era esattamente il locale cui avrebbe aspirato un onesto locandiere: sarebbe bastato entrarvi e ritrovare in esso ciurmatori, marinai, carrettieri, vagabondi o ubriaconi. Ecco l’ambiente in cui cresce Roderick insieme alla mamma, senza un papà poiché era nato da uno dei tanti incontri a pagamento, comunque attorniato dall’affetto delle altre donne del locale. All’età di sette anni, il signor Jones, padrone dell’Oca Rossa lo destina alla cucina perché, in un modo o nell’altro, deve guadagnarsi il cibo e un giaciglio. Purtroppo, minata da una vita di sofferenze, a soli ventotto anni, la madre di Roderick muore lasciando il figlio, decenne, completamente solo al mondo. Il signor Jones si libera presto di lui e così hanno inizio le avventure del bambino che porta con sé pochi oggetti tra cui l’unico che gli ricorda la mamma, un prezioso medaglione del quale non si conosce la provenienza ma che a lei era appartenuto.
A questo mondo di povertà fa da contrappunto la ricca famiglia di Lord Pemberton, signore e padrone di un’immensa fortuna. Quando questi prematuramente muore, lascia la moglie e i due figli, un maschio e una femmina che avrebbero dovuto ereditare i suoi titoli e i suoi beni. Lady Pemberton, ancora giovane, si adegua presto alla posizione di vedova anche se ha, talvolta, l’occasione di circondarsi di consolatori. Certo, a quei tempi e per salvaguardare la famiglia, ciò andava assolutamente celato e questo avviene. Da uno di quegli incontri sboccia, però, una nuova vita che, comunque, la madre subito allontana. Il destino si accanisce, però, sulla famiglia: ambedue i figli, colpiti da gravi malattie, perdono la vita e lady Pemberton ricerca le tracce di quel bimbo o quella bimba la cui esistenza, fino ad allora, aveva nascosto.
“Quella bambina – perché era una femmina o almeno così le pareva di ricordare - poteva essere riconosciuta solo per un oggetto: un medaglione molto carino raffigurante un delfino su una faccia e un giglio sull’altra.”
Come si può intuire, le due vicende s’intrecciano. Mentre Roderick fugge alla ricerca di un luogo ove vivere, in molti lo cercano a partire dalla madre Badessa che aveva ricevuto Jenny neonata, poi gente di malaffare e false persone oneste come il signor Peabody, avvocato della nobile famiglia. Roderick trova riparo presso la casa di un pescatore: lui è un ragazzino con tanta voglia d’imparare e una delicatezza d’animo rara a trovarsi in chi sia cresciuto in un posto di malaffare. Da qui si dispiegano le avventure in quei luoghi segnati nella mappa che apre il libro stesso.
Scummy e Salamoia giungono sulle tracce del ragazzino ma lui è molto intelligente e li depista. Poi riesce a fuggire e si mette sulle tracce del suo passato. Al contempo la madre Badessa e l’avvocato di famiglia cercano beneficio nella ricerca del medaglione o nella sostituzione del piccolo orfano pur di ricavare guadagni materiali. Altri personaggi entrano in scena alla ricerca del giovane erede di una fortuna: essi sono incaricati di svolgere compiti spesso poco onesti proprio dai personaggi principali. La sorte di Roderick pare
“...incessantemente sballottata come in un bussolotto da cui ora esca la pallina bianca della vita, ora quella nera della morte”.
Uno fra i personaggi più malvagi il cui nome dovrebbe, a prima vista, rappresentare l’onestà è Probo: il suo nome è invece ambiguo e non deriva da probità ovvero onestà, correttezza, bensì è l’abbreviazione di “proboscide” appellativo che rivela le caratteristiche fisiche del personaggio che, nei tratti, è molto simile a John Merrick, protagonista del film a carattere biografico “The elephant man”. La personalità di questi due personaggi è assolutamente contrastante: tanto era mite John, tanto è crudele ed efferato Probo. Una seconda figura porta in sé caratteristiche anomale: si tratta di suor Allison che, con l’appoggio della madre Badessa si prende cura di lady Pemberton ormai molto malata. In questo romanzo le anomalie anatomiche non rappresentano solo il discostarsi dalla normalità bensì anche la deformazione del carattere umano.
Infiniti sono i tentativi, con i modi più sordidi, di sottrarre i beni alla famiglia Pemberton. Lo sottolinea lo stesso autore che, in ogni capitolo si rivolge a chi legge dicendo :
“Così va il mondo mio bennato lettore, perché il mondo è schiavo del desiderio. Non sei d’accordo?”
Mentre un bambino muto, inviato dalla madre Badessa, si finge l’erede del patrimonio, il vero Roderick giunge alla dimora dei Pemberton, si nasconde nei giardini e nelle cantine. Fa poi amicizia con l’altro bambino che lui immagina suo fratello. Alle vicende tristi e crude si mescolano quelle rasserenanti: oltre alla nuova amicizia tra i due ragazzini, entrano in scena figure più oneste quali quella dell’ispettore Havelock, uomo integerrimo alla ricerca della verità.
La seconda parte del libro è dedicata principalmente alle vicende di Roderick in fuga.
“Scappare voleva dire una sola cosa: lasciar quel pezzo d’Inghilterra, andar lontano. E andar lontano, per uno come lui, senza famiglia e senza soldi significava una sola cosa: imbarcarsi.”
Ecco Roderick che si imbarca come mozzo su un veliero, la Rebecca, e vive nuove avventure insieme al capitano McLynn e alla ciurma intera. E’ qui che il capitano trova al bambino un cognome: “Ti chiamerai Roderick Duddle! E’ deciso!”. Sulla nave il protagonista cui era stato negato di vivere la propria infanzia e la prima adolescenza, matura e si fa ancor più responsabile.
Il romanzo volge al termine. Roderick torna a terra e cerca ancora le proprie origini: qualcosa di buono avviene anche se il tutto si mescola, però, con la presenza di alcuni personaggi privi di dignità.
Il romanzo è scritto in maniera pregevole: è adatto, diversamente da quelli dickensiani, a lettori un po’ più adulti soprattutto per alcuni argomenti ripetutamente trattati ma ciò non toglie pregio al racconto del quale, quando si è iniziata la lettura, non si può che d’un fiato giungere alla fine.
Roderick Duddle
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