Samuel Beckett (1906-1989) è stato probabilmente il più grande drammaturgo, scrittore e poeta irlandese del Novecento.
Autore della celeberrima pièce teatrale Aspettando Godot, capolavoro indiscusso del Teatro dell’assurdo, che ha ispirato anche il famoso modo di dire.
Beckett fu oltre ogni dubbio tra gli interpreti più lucidi ed estremisti della crisi a lui contemporanea, riuscì a condurre la scrittura letteraria sull’orlo dell’auto-annullamento. La sua opera a giudizio dei critici:
“trae motivo di elevazione dalla messa a nudo del dissolvimento dell’uomo di oggi”.
Nel 1969 venne insignito del Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione:
"Per la sua scrittura, che – nelle nuove forme per il romanzo ed il dramma – nell’abbandono dell’uomo moderno acquista la sua altezza".
Samuel Beckett morì a Parigi trentadue anni fa, il 22 dicembre 1989.
Ora riposa accanto alla moglie Suzanne nel cimitero di Montparnasse di Parigi, sepolto sotto una lapide di granito "lunga e grigia, senza colori" secondo i suoi desideri.
Samuel Beckett: una biografia
Samuel Barclay Beckett nacque a Dublino il 13 aprile 1906 da una famiglia protestante.
Il piccolo Beckett crebbe nella proprietà di famiglia Cooldrinagh a Foxrock, nel quartiere periferico della città di Dublino. Mostrò fin dalla più tenera età una spiccata propensione allo studio unita, cosa inusuale, a grandi capacità atletiche. È l’unico Premio Nobel ad apparire nel Wisden Cricketers’Almanack, il più illustre libro del cricket inglese.
Studiò presso la Port Royal School, lo stesso istituto superiore frequentato da Oscar Wilde.
In seguito si iscrisse al Trinity College di Dublino dove studiò letteratura laureandosi a pieni voti nel 1927 e ottenendo la medaglia d’oro per l’eccellenza del suo profitto. Grazie alla borsa di studio offertagli dal Trinity College Beckett si trasferì a Parigi, che presto divenne la sua seconda patria.
Nei circoli letterari della capitale francese Beckett conobbe James Joyce, che divenne suo maestro e mentore.
I primi scritti: dai saggi accademici alla drammaturgia
Il giovane Samuel Beckett aveva un carattere difficile, introverso e solitario. Sempre alla ricerca della solitudine, viene descritto come un ragazzo tormentato da un malessere interiore che cercava di colmare gettandosi a capofitto nello studio e nella letteratura. Approfondì in modo quasi ossessivo la Divina Commedia di Dante Alighieri della quale divenne un vero esperto.
La letteratura e la scrittura furono l’unica valvola di sfogo che permetteva a Beckett di liberarsi dai suoi pensieri ossessivi e cupi, dandogli un senso di benessere.
A Parigi vinse un premio letterario per il poema intitolato Whoroscope, incentrato sul tema della transitorietà della vita. In seguito iniziò a dedicarsi allo studio di Marcel Proust, altro autore da lui molto amato al quale dedicherà svariati saggi critici.
Nel 1929 Beckett pubblicò il suo primo lavoro, un saggio critico su Dante che sarà inserito da James Joyce in un’antologia accademica. Nello stesso periodo compose il suo primo racconto Assumption, che venne pubblicato nel periodico Transition, fondato da Eugene Jolas. È ufficialmente l’inizio della sua carriera letteraria.
Dopo alcuni anni trascorsi come professore di Letterature moderne presso il Trinity College di Dublino, Beckett decise di abbandonare l’insegnamento e dedicarsi più approfonditamente allo studio accademico e alla letteratura.
Fece svariati pellegrinaggi per l’Europa, tra Italia, Francia e Germania, finché decise di trasferirsi definitivamente a Parigi, nel 1937. Nella capitale francese conobbe Suzanne Dechevaux-Dumesnil, una donna di dieci anni più vecchia di lui, che diventerà sua moglie e compagna di vita.
Le opere di Samuel Beckett
Nel periodo fra il ’45 e il ’60 compone varie opere in francese, tra cui la trilogia di romanzi Malloy, Malone muore, L’innominabile; il celebre romanzo Mercier et Camier, e alcuni drammi teatrali tra cui L’ultimo nastro di Krapp e la pièce Aspettando Godot che gli donerà fama imperitura.
Nel 1957 compose il dramma Finale di partita che andrà in scena al Royal Court Theatre di Londra. Con la pièce teatrale Beckett inaugura il tema dell’incomunicabilità che raggiungerà il culmine nel dramma teatrale Respiro (1970) che dura solo trentacinque secondi senza personaggi né azione: un vagito all’inizio, un lamento morente alla fine e nel mezzo il buio.
Nel 1969 la sua carriera letteraria venne consacrata alla fama mondiale tramite l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura.
La moglie Suzanne, conoscendo il carattere schivo e solitario di Beckett, si riferì al premio come a una “catastrofe”. Ma lo scrittore non lasciò che quel riconoscimento prestigioso cambiasse il suo stile di vita, si limitò a concedere qualche intervista nella sua casa parigina di Montparnasse e nulla più.
Continuò a dedicarsi alla scrittura fino alla morte, che lo colse all’età di ottantatré anni il 22 dicembre 1989.
Il pessimismo di Samuel Beckett
La visione di Samuel Beckett era improntata da un nichilismo radicale da lui inteso come una condizione metafisica assoluta.
Nelle sue opere Beckett cerca di rendere la tragicità e l’insensatezza della condizione umana con toni grotteschi e un humor che mette ferocemente a nudo l’assurdità della vita.
Scrisse quasi tutta la sua produzione in lingua francese, poiché era un linguaggio che a suo giudizio lo educava alla disciplina e limitava l’uso di aggettivi inutili.
La scrittura di Beckett seguirà uno stile scarno, semplificato, ridotto all’essenziale. La privazione di senso che lo scrittore avverte nel Reale si riflette nel linguaggio: frasi ossessivamente ripetute, frammenti insensati, balbettii e suoni onomatopeici. Nell’ultima parte della sua produzione teatrale i testi arrivarono a non contenere più parole, ma solo gesti, e infine con Respiro (1970) il drammaturgo giunse a eliminare anche l’azione dalla scena.
Aspettando Godot: il capolavoro di Samuel Beckett
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Non si può parlare di Samuel Beckett senza citare la sua opera summa, Aspettando Godot (1952) il celebre dramma costruito sull’attesa di un evento che non si verificherà mai.
La pièce teatrale fu scritta interamente in francese con il titolo originale En attendant Godot. Al centro della scena troviamo due barboni, Vladimir e Estragon, che lungo una strada di campagna attendono un non meglio identificato Godot.
Tutti gli elementi del dramma di Samuel Beckett sembrano alludere a un significato simbolico sul senso della vita. I protagonisti sono infatti due vagabondi che soffrono il freddo e la fame, il che sembra esplicitare la condizione tragica e precaria dell’uomo e le sofferenze inutili che tormentano l’umanità.
Ma il vero fulcro dell’opera è dato dal senso dell’attesa. I protagonisti trascorrono l’esistenza aspettando Godot, che tuttavia non si presenterà mai.
Forse con Godot si allude a una non meglio precisata speranza di salvezza, a un’alternativa all’atrocità insensata del Reale oppure a una dimensione religiosa. I critici hanno osservato che nella parola Godot è contenuta la radice del termine God, Dio, e il fatto che l’attesa dei personaggi sia vana rimanderebbe a una sorta di confermata assenza di Dio sulla terra.
Ma Samuel Beckett non fornì mai risposte a riguardo, lasciò che a parlare fosse il suo dramma che - a giudicare dal successo che riscuote ancora oggi - contiene già tutte le informazioni necessarie.
Il grande scrittore e drammaturgo si limitò a dire enigmaticamente:
Non chiedetemi chi sia Godot, se lo sapessi ve l’avrei già detto.
Forse nessuno di noi lo sa, ma tutti di fatto lo aspettiamo, ed è esattamente questo il senso della geniale opera di Samuel Beckett.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Samuel Beckett: vita e opere, da Aspettando Godot al Premio Nobel
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