Scomparsa di Tim Johnston

Caitlin è una ragazza atletica, bella, vincente e grintosa, che sembra avere il mondo in pugno. Vincitrice di una borsa di studio per meriti sportivi, sta per andare al college.
I genitori, Grant e Angela, con lei e il fratellino Sean, decidono di regalarsi una vacanza sulle Montagne Rocciose.
La mattina del primo giorno di vacanza, Caitlin va a fare una corsa tra le montagne, con al seguito il goffo fratello Sean in bicicletta, che fa fatica a starle dietro.
Da qui inizia l’incubo, che viene così "lapidariamente" sintetizzato nel titolo di questo primo romanzo "adulto" di Tim Johnston "Scomparsa" (Neri Pozza, 2015).

Questo libro può, a mio parere, dividersi in due parti: la prima, in cui il senso di "ipnosi", di incapacità all’accettazione, di sfasamento, di perdita di fiducia nella vita e di distacco verso il proprio destino si riflette nelle pagine del libro stesso, che sembra "addormentato", quasi piatto e incolore, come diviene la vita "in attesa" dei familiari, consci che nulla può tornare come prima.
Una notizia, per quanto terribile, è sempre meglio di una "non-notizia".
Il senso di attesa invade ogni relazione anche familiare e in qualche maniera la divora.
Poi, all’improvviso, nella seconda parte lo scrittore fa crescere l’adrenalina, le parole sembrano risvegliarsi dalle pagine, il battito delle righe incalza, cresce e con lui l’interesse del lettore, che coglie momenti e frasi, che svelano il successo editoriale di questo romanzo e di cui voglio riportare sotto un memorabile dialogo.
Allora dimentichi la "fatica" (in senso buono) delle pagine iniziali e ti abbandoni al resto con rinnovato entusiasmo e con progredito interesse.

È stato questo il percorso che ho compiuto con questo thriller angosciante e penetrante, che merita l’eco ricevuto e le critiche entusiastiche che mi avevano incuriosito e indirizzato alla sua lettura.

«In ogni cosa c’è la mano di Dio... Sarà capriccioso, violento e severo, ma è molto meglio così che un mondo altrettanto capriccioso, violento e severo senza Dio. Perché con il mondo non potresti parlare, se fosse così. Non potresti pregarlo, amarlo o mandarlo al diavolo. Con un mondo senza Dio non ha senso discutere e senza discussione non c’è negoziazione e senza negoziazione non c’è perdono».

«Ecco come sono messo io con Dio... Se non mi restituisce mia figlia, mi deve almeno un cattivo con cui prendermela... Non mi frega manco più che sia quello giusto. Sono arrivato al punto che mi basta mettere le mani su un cattivo. Uno qualsiasi».

“«Lo riconoscerò perché sarà il primo che cercherà di fare del male a qualcuno che amo».”