

TRIESTE, ITALIA - La statua dello scrittore irlandese James Joyce sul ponte di Ponte Rosso a Trieste (29 aprile 2017) ) — Foto di LorenzoPUD / depositphotos.com
Le ultime sette pagine dell’inserto La Lettura del Corriere del 9 febbraio 2025 sono interamente dedicate alla città letteraria italiana per eccellenza: Trieste. Nella rubrica “Percorsi”, Cristina Taglietti ci accompagna in un lungo excursus letterario che attraversa tutti i generi, partendo dal nome celebre di un triestino doc, Claudio Magris,
“il perplesso indagatore dell’etica di questi luoghi, dell’umanità che li ha coltivati e della violenza che li ha lacerati”
secondo la suggestiva analisi del critico letterario Giulio Ferroni, autore del saggio L’Italia di Dante (La Nave di Teseo).
La giornalista ricorda nomi di letterati novecenteschi, talvolta dimenticati, come:
- Fulvio Tomizza,
- Giorgio Voghera,
- Fausta Cialente, autrice de Le quattro ragazze Wieselberger (Premio Strega 1976),
- Boris Pahor, triestino di nazionalità slovena, il cui capolavoro Necropoli è stato pubblicato solo dopo 40 anni dalla sua nascita.
Lo scorso settembre a Trieste è stato inaugurato il Lets (Museo della letteratura di Trieste), a confermare la vocazione letteraria di questa città di confine, che attraverso i suoi nomi più celebri, Italo Svevo, Umberto Saba e Scipio Slataper, ha indicato la strada a tanti nuovi scrittori che oggi come non mai riempiono gli scaffali delle librerie.


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Ricordiamo quindi:
- Alma di Federica Manzon (Feltrinelli), vincitrice del premio Campiello 2024;
- Bambino di Marco Balzano ( Einaudi),
- Risplendo, non brucio (Longanesi) di Ilaria Tuti,
- A maglie strette ( E/O) di Veit Heinichen, il suo ultimo dopo i dodici romanzi precedenti, tradotti dal tedesco ma ambientati a Trieste,
- Volevamo magia (Nottetempo) dell’esordiente triestino Matteo Quaglia.
Da non dimenticare A Trieste con Svevo di Diego Marani (ripubblicato da La Nave di Teseo) e Trieste. Un’identità di frontiera (Einaudi) di Claudio Magris con lo storico Angelo Ara.


Recensione del libro
Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste
di Cristina Battocletti
Molto interessante per i turisti letterari la mappa realizzata da Antonio Monteverdi che con grafica semplice e accattivante indica i luoghi della toponomastica triestina dove è possibile trovare targhe, monumenti, indirizzi degli scrittori che hanno vissuto a Trieste.
Non poteva mancare il teatro: Mauro Covacich porta in scena al teatro Politeama Rossetti giovedì 27 febbraio tre monologhi (o forse dialoghi) dei tre più alti esponenti della letteratura di chi a Trieste è vissuto: Italo Svevo, James Joyce e Umberto Saba.


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Il testo teatrale esce prossimamente per La Nave di Teseo anche in volume.
Ecco dunque un percorso mentale e fisico, che, attraverso la lettura trasversale di storia, politica, memoria, poesia, letteratura, rappresentazione teatrale, con la voce di autori diversi per origine, provenienza, formazione, generazione, ci porta fin dentro la profondità di un tessuto culturale molto speciale: la città di frontiera che ha accolto tutte le etnie, le lingue, le religioni, le identità nel corso del tempo e che pur dicendosi italiana ha raccolto suggestioni e influenze che l’hanno resa unica, ricca, straordinariamente feconda.
La bora fece fuggire Stendhal; Enea Silvio Piccolomini, raffinato letterato e futuro Papa Pio II, fu vescovo di Trieste alla fine del ‘400; Giosuè Carducci visitò la città nel 1878. Infine Robert Musil affermò che
“Trieste sembra esercitare un’influenza particolare su quanti tra noi hanno un debole per l’allegoria, cioè su coloro che suppongono che ogni cosa significhi più di quanto abbia onestamente la pretesa di significare”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scrittori e libri ambientati a Trieste nell’ultimo numero de La Lettura del Corriere
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