Nel dicembre del 2008, tra i tavoli di un bar del Pigneto, reduci dall’esperienza condivisa di Scrittori Sommersi, Gianluca Liguori e Simone Ghelli decidono di dar vita ad un nuovo progetto, Scrittori Precari.
Ai due si aggiungono Luca Piccolino, Angelo Zabaglio e Alex Pietrogiacomi.
Prende vita il collettivo “Scrittori precari” che rivendica la centralità della scrittura e della sua condivisione attraverso la lettura pubblica, intesa come forma d’impegno civile che sappia spezzare il ritornello della “crisi” con cui da mesi si giustificano i tagli e le disattenzioni reiterate nei confronti del mondo del lavoro, della scuola, dell’istruzione e della cultura.
Riappropriarsi del proprio tempo, dell’oralità e della sensibilità umana, anziché continuare ad essere prodotti e consumati.
Ragazzi, intanto vi do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Di solito gli autori se la tirano un po’, sono o fanno i visionari, gli artisti incompresi che si isolano nella più totale solitudine per scrivere. Voi, invece, vi siete uniti, neanche foste una boy-band, e adesso siete addirittura in tour. Cosa avete ritrovato, l’uno nell’altro, che vi ha spinto ad ufficializzare la vostra amicizia in una vera e propria associazione?
Credo che la malta che unisce questo gruppo sia semplicemente la diversità (e non accetto battute a riguardo J ). Siamo fondamentalmente 5 teste autonome, che vengono da esperienze di vita e letterarie diverse che però hanno trovato nel confronto e nello spirito di gruppo che questo fa nascere il punto forte del progetto. Ovviamente la nostra bellezza oggettiva è stato il richiamo per tutti. Uniti avremmo fatto molti più danni. Ti ho detto che abbiamo già un singolo in cantiere?! (Alex)
Io direi più una rock band che una boy band... hai pienamente ragione siamo proprio una rock band, le nostre dinamiche sono molto simili a quelle di un gruppo musicale, con le letture al posto dei concerti, e la scrittura solitaria anziché le prove in una cantina o un garage. Più che un’associazione, mi piace la parola collettivo, suona più anni settanta... (Gianluca Liguori).
Questo progetto parte da più lontano, poiché con Gianluca Liguori facevo già parte del progetto Scrittori Sommersi (www.scrittorisommersi.com <http://www.scrittorisommersi.com> ), nato come tentativo di creare una rete di scrittori a supporto della piccola distribuzione. A distanza di un anno abbiamo però sentito l’esigenza di uscire dal web e di dare corpo all’idea valida (e che ancora continua a essere operativa) legata a quel primo progetto. (Simone Ghelli)
Essere nel gruppo “Scrittori Precari” per me è solo un ripiego. In realtà il mio sogno era essere uno dei “Neri per caso”. (Angelo Zabaglio)
Quello che abbiamo trovato va oltre l’amicizia. Nonostante siamo persone e scrittori diversi , stiamo bene insieme, abbiamo una comunione di intenti e quando ci uniamo per fare qualcosa di " letterario" c’è molta magia. Altro che boy band siamo una famiglia felice con più mogli e mariti.(Luca Piccolino)
- Seconda chiacchiera: Quella dello scrittore precario è una condizione comune alla gran parte di coloro che, amanti della scrittura, provano a farne un mestiere. La precarietà è non soltanto materiale, ma anche interiore. Ci spiegate quale precarietà fa da collante al vostro gruppo?
Ognuno ha la sua precarietà. Io ad esempio non sono un precario professionale e mi ritengo più un precario emotivo/sentimentale, una specie di Werther che ascolta Tom Yorke mentre passeggia di notte. E’ naturale che abbia vissuto anche il precariato del disoccupato ed è esperienza. Le nostre esperienze precarie fanno da collante. (Alex)
Naturalmente, la figura dello scrittore, oggi come ieri, è sempre stata precaria dal punto di vista esistenziale. Il nome del collettivo è nato durante il bombardamento mediatico della crisi... in quel periodo poi io mi ero licenziato, a Simone era scaduto il contratto, a Zabaglio erano saltati due film e Luca col suo mestiere è sempre precario... quindi eccoci Scrittori precari. (Gianluca Liguori)
La precarietà è una condizione che le ultime generazioni hanno dovuto accettare a proprie spese, a cominciare dal posto di lavoro, che molto spesso non coincide con gli studi e i percorsi seguiti dalle singole persone. Si è costretti a rivedere i propri progetti di volta in volta, e questo non può non incidere sul modo di vivere e di rapportarsi agli altri, ma questa condizione ci ha dato anche lo stimolo per ripensarci, per cercare di fare qualcosa che ci aiutasse a uscire dall’individualismo sfrenato. (Simone Ghelli)
Credo che il collante precario sia proprio la precarietà, mi spiego: visto che il mondo lavorativo è precario, almeno facciamo quello che ci piace fare e vaffa! Almeno ci si prova! Io personalmente di precario ho le scatolette di tonno nell’armadietto in cucina. (Angelo Zabaglio)
Qualche giorno fa, in un post sul nostro blog, si è parlato di precarietà sentimentale. Non so se questa sia presente in tutti noi e non so se faccia da collante. La verità è che noi Scrittori Precari siamo molto umorali. Il nostro collante non è sempre lo stesso e a volte son diverse anche le nostre precarietà. (Luca Piccolino)
- Terza chiacchiera: Avete mai pensato di scrivere qualcosa insieme? Cosa ne pensate dei libri a quattro o più mani?
I libri a quattro mani sono esperimenti molto interessanti e difficili che possono anche diventare delle masturbazioni egotiche. E’ difficile trovare qualcuno che possa seguire il tuo pensiero, il tuo stile etc. Difficile, ma non impossibile. Quindi, attenti a voi. (Alex)
Ne abbiamo accennato proprio durante il viaggio di ritorno da Napoli, vedremo. Personalmente, sono molto incuriosito dalle scritture a più mani. Seguo con curiosità e attenzione il progetto S. I. C. - Scrittura Industriale Collettiva, degli amici Santoni e Magini. Magari mi candido per un loro progetto futuro... (Gianluca Liguori)
È un’eventualità che abbiamo preso in considerazione ultimamente, ma per ora si tratta ancora di un’idea ancora campata per aria, anche perché abbiamo stili e background talmente diversi da rendere l’avventura piuttosto complessa. Vedremo… (Simone Ghelli)
Io sono parecchio individualista (e già che inizio la frase con “io” la dice lunga) e non so se riuscirei a comporre qualcosa con gli altri. Scrivere a 4 mani per me è complicato, anche perché ne ho solo due, inoltre sono troppo discontinuo con le mie passioni, non reggerei il confronto e finirei con l’evirarmi le dita per il senso di colpa. Inizialmente pensavo che per i libri scritti a quattro mani magari ci volevano più penne, poi però alla fine è uguale perché l’inchiostro è sempre quello. (Angelo Zabaglio)
Ci stiamo pensando. Abbiamo già buttato giù un mezzo soggetto ma siamo proprio agli albori. In pratica ne stiamo solo parlando. Una cosa alla volta . Chissà che in tour non ci vengano ulteriori idee...
Scrivere un libro a più mani è sempre un esperimento interessante, ancor meglio quando anche il risultato è interessante. (Luca Piccolino)
- Quarta chiacchiera: Vi siete inventati una vera e propria maratona di reading in tutta Italia, accompagnati nelle varie tappe da autori diversi che impreziosiscono l’incontro. Cosa portate in giro? Parlateci del vostro tour.
Parteciperò a poche date purtroppo visto il lavoro. Però oltre che noi (fisicamente ingombranti a parte il Ghelli e Piccolino) porteremo nostri scritti: poesie, racconti, stralci dai libri pubblicati, inediti e curiosità su quello che è un collettivo romano di scrittura che non ha un romano vero dentro di sé. (Alex)
Ma guarda, niente di che, andiamo in giro a leggere le nostre cose, edite e non, qualche volta ci applaudono, altre si alzano e vanno via... no, scherzi a parte, l’importanza della lettura pubblica, soprattutto per quanto riguarda opere in fieri, è che si riesce ad avere un feedback immediato col pubblico/lettore... (Gianluca Liguori)
Durante il nostro tour porteremo senz’altro molto del materiale letto in questi mesi a Roma, poiché il pubblico sarà diverso, ma anche cose nuove. Io ad esempio leggerò alcuni estratti del nuovo romanzo su cui sto lavorando, e che spero di poter continuare a scrivere durante questo viaggio. (Simone Ghelli)
Io porterò 4 paia di calzini, 5 di mutande, due pantaloni lunghi che fa freddo ed un cinque magliette, forse una felpa pure. Un asciugamani grande, due bustine di OKI, un’aspirina, l’iperico ed i testi da leggere. Avrei voluto portarmi pure la mia compagna da mettere nello zaino ma aveva un impegno in Mozambico con un cinese, quindi ciccia. (Angelo Zabaglio)
Tornando indietro di un anno... chi ci avrebbe mai pensato? Andiamo in giro davvero come una band. Fantastico. In giro porteremo varie cose, le nostre" perle" già lette durante la stagione passata, qualche inedito, pezzi di romanzi a cui stiamo lavorando...insomma di materiale ce n’è. E’ importante per noi condividere i nostri inediti anche per vedere la risposta del pubblico e, diciamo così, regolarsi di conseguenza. Non abbiamo una scaletta precisa però. Abbiamo deciso di variarla a seconda delle situazioni e del pubblico, l’essere versatili è la dote più grande in questi casi. Avremo molti ospiti, inutile stare a nominarli tutti. Dirò solo che sono tutti autori validissimi,...venite a vederci e ne saprete di più ( in realtà basterà vedere il programma sul nostro blog) (Luca Piccolino)
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarvi e ringraziarvi per aver accettato il mio invito facendovi molti in bocca al lupo per il vostro futuro. Se volete lasciare un messaggio al mondo intero, qui potete farlo.
Non smettete mai di guardare oltre il vostro giardino. (Simone Ghelli)
Se i giorni ti offrono solo merda... compra una pala e fatti strada! (Alex Pietrogiacomi)
Spero che una volta giunti al termine di questo cammino terreno, anche per noi ci siano dei funerali di Stato belli come quelli di Mike Buongiorno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scrittori precari
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