

Segreti dal passato
- Autore: Mary Kubica
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
Le ha chiesto come si chiama. Delilah, e poi? Delilah Dickey. Al sentirlo, la donna sussulta e si porta la mano alla bocca. Non vi aspettate unità di tempo e di luogo da questo thriller, che rimbalza avanti e indietro lungo un arco temporale di undici anni e qualcosa. Non vi aspettate neanche una storia che ricalca le dinamiche reali e convenzionali nelle famiglie e nel vicinato. Si tratta di pura e semplice fiction narrativa, tesa a creare aspettative nei lettori, ad attrarli e a sorprenderli. Un romanzo psicologico e retrospettivo, un puzzle di detto e non detto in una comunità ristretta: è fatto così, oscuro e a volte claustrofobico, Segreti dal passato, noir di Mary Kubica pubblicato dal Gruppo Editoriale Fanucci, per i tipi del marchio Timecrime (luglio 2024, 320 pagine), nella traduzione dall’inglese di Chiara Beltrami.
Kubica è autrice di bestseller di suspense, tradotti in oltre trenta lingue, con milioni di copie vendute in tutto il mondo. Ha insegnato nelle superiori, vive appena fuori Chicago, col marito e due figli. Apparso nel 2021, questo local woman missing è andato in nomination ai Goodreads Choice Awards, tra i Mystery & Thriller, nel 2021 e in finale per l’Audie Award 2022.
Un prologo, due parti, quarantasei capitoli. Sono intestati a Kate, Meredith, Leo e narrati in prima persona dai tre coprotagonsiti di turno. Sotto il numero del capitolo e il nome dell’intestatario, di volta in volta appare anche l’indicazione “Ora” oppure “Undici anni prima”.
Esaurito il breve prologo di una runner e giovane moglie tradita, si finisce di colpo in uno spazio angusto. Chi racconta non è in grado di sapere la propria età, non sa perché un uomo e una donna la tengano là sotto al buio completo, sporca, nel lerciume di uno spazio quindici passi per quindici, da un angolo all’altro, con una scala nel mezzo. Ha freddo, mangia poco e male in una ciotola da cane, non capisce l’avvicendarsi del giorno e della notte e non riesce a stabilire il trascorrere del tempo. Dice d’essere insieme a un altro prigioniero, Gus. La più coraggiosa è di certo lei.
Undici anni prima, Kate sente bussare alla porta. È il vicino di casa, Josh, visibilmente preoccupato e incurante della pioggia che sta inzuppando lui e il piccolo Leo, quattro anni. Le chiede se sappia qualcosa di Meredith. Non ha trovato in casa neanche l’altra bambina di sei anni, che stava poco bene. Cercando di rassicurare Josh, lei e Bea chiedono se la moglie avesse qualche motivo per allontanarsi. Risponde che non avevano litigato, ma da un paio di settimane non era più lei, sembrava stressata, silenziosa. Non spiegava il motivo, anzi diceva ch’era solo una sua impressione, che stava bene. La veterinaria, Bea, dice che c’è abbastanza per chiamare la polizia: la febbre della bambina, il tempo pessimo, il fatto che Meredith non risponda al cellulare.
Dieci giorni prima, a sparire è stata Shelby, una giovane mamma. Era uscita di sera tardi per una corsetta, non ha mai fatto ritorno. Nel capitolo seguente è Meredith a raccontare. Sempre undici anni prima, il messaggio che ha fatto precipitare tutto è arrivato con un ping inconfondibile, da un numero sconosciuto, prefisso locale.
So quello che hai fatto. Spero che tu muoia.
Un po’ d’inquietudine insorge, ma è possibile che sia stato spedito per errore. È quello che digita in risposta. La replica immediata non lascia dubbi:
Spero che tu marcisca all’inferno, Meredith.
Lascia cadere di mano il telefono, non trattiene uno strillo. Chi l’ha contattata conosce il suo nome, i messaggi sono destinati a lei.
È la volta di Leo. Quando tocca a lui per la prima volta, scrive “Ora” e le sue parole sono un trattato di psicopatologia. Dice d’avere smesso di pensare da tanto tempo che avrebbero trovato la sorella. In tutta onestà, vuole che non accada, perché col padre sta bene. Da soli vanno d’accordo. Non si è mai comportato come un vero papà con lui, finché non ha superato la scomparsa. Quanto a se stesso, per quanto piccolo, sentiva di trovarsi in secondo piano rispetto a lei. C’è una camera in casa che le appartiene; è rosa ed è tutto ciò che sa, perché gli è proibito entrare. È off-limits. Il padre finge che sia qualcosa di sacro, in realtà è soltanto una vecchia stanza polverosa. A scuola lo trattano come una sorta di ragazzino con problematiche particolari. Tutti devono essere carini con lui, ha tanto sofferto, ma gli sembra che nessuno sia gentile. Al contrario, si sente considerato uno svitato. Non ricorda di avere avuto una sorella. Non può essere triste per questo. Ha cercato, voleva ricordare loro due che giocavano insieme da piccoli; il padre dice che lo spingeva sull’altalena in giardino. C’è ancora un pezzo di legno con due funi spesse, appese ai rami di un albero. Quando aveva tre anni, l’aveva spinto talmente forte da farlo volare a faccia in giù. Non ne ha memoria, ma papà ha raccontato la storia tante di quelle volte che è come se lo ricordasse. La caduta gli ha lasciato una cicatrice sopra l’occhio. Quella c’è ancora, il ricordo è svanito.
Tanti avvistamenti potenziali non hanno mai dato risultati. Una aveva detto di averla vista a Jacksonville, dall’altra parte della strada dove si trova il rivenditore di auto usate per cui lavorava. Un anno dopo, un uomo era certo di averla riconosciuta a Redwood City, in California e poi anche altri giuravano che... Josh si è spostato in tutti i posti, tornando ogni volta triste e a mani vuote.
L’inizio del romanzo è più che promettente, poi da ansiogena la narrazione si fa compassata, dovendo seguire l’intreccio psico-cronologico. La storia si sviluppa testimonianza dopo testimonianza. Un’altra ragazza è sparita, Calby. Il marito di Shelby è in carcere. E non ho spoilerato nulla, state certi.

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