Il film con Brad Pitt Sette anni in Tibet va in onda questa sera, su La7, alle 21.15. Diretto da Jean-Jacques Annaud nel 1997, il film è ispirato all’omonimo libro autobiografico di Heinrich Harrer e racconta la storia di uno scalatore austriaco che, nel 1939, parte per andare a scalare l’Himalaya e viene fatto prigioniero dagli inglesi.
Questo accenno di trama vi sembra interessante? Scopriamo insieme di cosa parla il film più nel dettaglio: eccone trama e trailer e, per i più curiosi, le principali differenze tra il libro e la sua trasposizione.
Sette anni in Tibet
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Sette anni in Tibet: la trama del film
L’austriaco Heinrich Harrer è uno scalatore giovane, arrogante e filonazista, scelto dal governo tedesco per scalare le montagne dell’Himalaya insieme al gruppo di Peter Aufschnaiter. Partire significa abbandonare la moglie Ingrid, incinta e prossima al parto, ma Heinrich non può rinunciare all’opportunità di raggiungere finalmente la vetta del Nanga Parbat, missione che ha già visto fallire ben quattro spedizioni tedesche.
La scalata si rivela presto più impervia del previsto: gli ottomila metri di ascesa, le valanghe di neve e un’inaspettata mancanza di disinvoltura dello stesso Heinrich costringono il gruppo di scalatori a ritirarsi. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale in Europa, però, ha delle inevitabili conseguenze anche su quelle terre lontane e gli uomini vengono arrestati dal presidio britannico indiano e imprigionati in un campo di detenzione. Lì, Heinrich riceve per corrispondenza la richiesta di divorzio della moglie.
Solo nel 1942, dopo tre anni di falliti tentativi di fuga, Heinrich riesce a scappare dal campo e decide di raggiungere il Tibet. Sfidando la diffidenza dei tibetani e sfuggendo alle autorità del paese, Heinrich e Peter riescono a raggiungere di nascosto la Città Santa e Proibita di Lhasa, dimora del Dalai Lama vietata agli stranieri.
Lì i due si ricostruiscono una vita: Peter sposa una tibetana e Heinrich trova lavoro come geometra. Nel 1945, convocato dalla madre del Dalai Lama, Heinrich viene condotto al cospetto dell’uomo, che gli richiede la costruzione di un cinema. Tra i due inizia un rapporto profondo di scambio e affetto reciproci.
La situazione politica si complica a causa della neonata Repubblica Popolare Cinese, desiderosa di annettere il Tibet al suo stato. Quando i tibetani dichiarano la resa alla Cina, Heinrich si riunisce con il Dalai Lama per l’ultima volta, prima di tornare in Austria per ricongiungersi con il figlio Rolf.
Guarda il trailer di Sette anni in Tibet
Dal libro al film: le principali differenze
- Un eroe tedesco?
Nel film, Heinrich rifiuta di essere definito un eroe tedesco, dichiarandosi orgogliosamente austriaco (a un anno dall’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista). Non solo: il protagonista non sembra particolarmente convinto delle posizioni naziste e si ritrova a sventolare la bandiera del partito con una certa riluttanza. Nel libro non si trova niente di tutto ciò, anzi: nella vita reale Harrer ammise di essere stato membro delle SS. - L’importanza della famiglia
Nel film il rapporto con la moglie e in particolare con il figlio sono un tema centrale, che rappresentano il suo legame con l’Europa. Nel libro Heinrich è sì divorziato e con un figlio, ma il loro rapporto non appare così centrale: per il protagonista in Europa non esiste più nulla di significativo per cui varrebbe la pena abbandonare il Tibet. - Qualche forzatura storica
L’incontro dei negoziatori cinesi atterrati a Lhasa non solo non si trova nel libro, ma non si è verificato storicamente. Per di più, non esisteva all’epoca alcun collegamento aereo (l’aeroporto era stato costruito solo nel 1956), e l’intera sequenza dei negoziati e l’installazione del Dalai Lama come governante sono fuori sequenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sette anni in Tibet, stasera in tv: trama, trailer e differenze dal libro al film
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