Avete mai provato a prendere un taxi a Milano, e a chiedere di essere portati in Ripa di Porta Ticinese al 47? Beh, se lo aveste fatto, vi sareste sentiti dire “ah, va dalla poetessa?” Già, perché quello non è un indirizzo qualunque, ma è la casa di Alda Merini. Anzi, era, perché proprio in questi giorni scade il termine dello sfratto. Nessun problema. E’ la casa di Alda Merini. Interverrà certamente il Comune. Sorpresa: il Comune non farà nulla per impedire lo sfratto. Capisco il vostro stupore, ma non fermiamoci qua, approfondiamo. Il dispiacere nasce dal fatto che la poetessa non ha solo abitato in quella casa, l’ha resa Sua, l’ha trasformata in poesia. Lì sono nati i suoi più grandi capolavori, lì ha incontrato giornalisti, colleghi, amici. Quando doveva ricordarsi qualcosa, fosse un numero di telefono, un nome o un appunto per una nuova poesia, non lo scriveva su un foglietto, ma sulle pareti. Di fronte a quelle mura, piene di frasi scritte con colori diversi, risuonano le parole di Alda Merini che spiegava: “sulla carta li perderei, sui muri prima o poi li trovo…” Parole candide, ingenue, parole che sembrano pronunciate da una bambina. Così come la sua poesia: semplice, chiara, pura, percorsa da una melodia palpabile.
L’allarme è stato lanciato dalla giornalista Lucia Bellaspiga, in un articolo su “Avvenire” del 30 giugno 2010. E il Comune di Milano? L’assessore alla cultura, Finazzer Flory, ha prontamente risposto che non c’è problema: verrà fatto un museo sui Navigli. Sorgono allora spontanee alcune domande. Perché il Comune non ha comprato la casa, investimento minore piuttosto che costruire dal nulla un museo, per di più dovendo ricreare una realtà che già esiste? Perché, se questo non è possibile, non ha mandato neppure un camion per raccogliere tutti gli oggetti personali della poetessa? (bisogna veramente ringraziare le figlie di Alda, che si stanno dando da fare per imballare e salvare tutti gli oggetti che affollavano ogni angolo della casa) Perché non è stato mandato qualcuno almeno a fare delle foto, prima che quelle pareti che trasudano poesia, poesia di una vita, finiscano soffocate con una mano di bianco? L’augurio è che vengano presi dei provvedimenti, e presto. E l’augurio va rivolto al Comune di Milano: prima di costruire, ingrandire, progettare, si cerchi di salvare quei posti che fanno parte della storia della città, e non solo. Ci prepariamo all’ Expo2015: bilanciamo la modernità con la tradizione. A che serve costruire grandi grattacieli, immensi palazzi per esposizioni, se si perdono le piccole cose che rendono unica una città, unica ed irripetibile in mezzo ad un mondo che sembra sempre più piatto e ripetitivo?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sfratto per la casa di Alda Merini
Non cancellate con un colpo di
spugna una vita di sogni della grande Poetessa che in quella
casa e’
vissuta....in quella casa.. impregnata ancora delle sue poesie
della sua energia mentale... Lasciateci il suo ricordo!!!!