Si combatteva qui
- Autore: Alessio Franconi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Dopo cento anni, l’acciaio e il metallo sono ancora lì, sui campi di guerra, soprattutto in montagna. E la roccia ha resistito ancora di più, i trinceramenti sono quasi intatti. Restano perfino le ossa di qualche caduto dimenticato, lavate pietosamente dal tempo. È quello che documentano gli scatti di Alessio Franconi, nel volume fotografico "Si combatteva qui! Nei luoghi della Grande Guerra”, un album di immagini in bianco e nero, pubblicato a ottobre 2017 da Ulrico Hoepli Editore, 150 pagine 29.90 euro, un libro più largo che lungo, con una robusta copertina cartonata, come un album, appunto.
È anche il catalogo di una mostra di foto che Franconi ha allestito in numerose città e continua a portare in giro, aggiornando contemporaneamente il suo sito di fotografia e viaggi (franconiphotos.eu).
Alessio è nato a Genova ma da sempre è cittadino milanese. È stato volontario negli Alpini (7° reggimento Feltre) e al momento alterna l’attività di legale a quella di fotografo professionista. È in questa veste che da anni raggiunge i campi di battaglia in quota, all’ex confine italiano con l’Austria e nei Carpazi. Lo fa per mostrare luoghi e memorie della guerra 1914-18 e per esprimere riconoscenza nei confronti di due antenati, due bisnonni, che partirono per quel conflitto, ma non fecero ritorno.
La prima immagine in avvio del volume riprende una medaglia brunita. Al centro, una vistosa croce Savoia è sormontata da una corona. L’oggetto, col suo nastro che nell’immagine non si distingue ma è certamente azzurro, è nelle mani rugose di qualcuno che lo mostra amorevolmente, con delicatezza. È tutto quello ch’era rimasto ad una figlia del padre morto in guerra. In quello scatto che sembra parlare, si legge l’affetto malinconico della nonna, 102 anni, trasferito fisicamente sul simbolo del valore del genitore e di una vita donata alla Patria. Ancora si rivedeva, piccola, abbracciare gli stivali del papà, per non farlo andare via. L’ultimo ricordo.
Giovanni Battista Gallelli è ripreso nelle ultime pagine, in divisa da ufficiale, col lutto al braccio per il fratello, caduto sul Monte San Michele. Gallelli è il bisnonno, combattente premiato con la medaglia d’argento per il valore dimostrato in un assalto a Nova Vas, sotto il fuoco incrociato delle mitragliatrici, nel settembre 1916. Aveva guidato i suoi uomini. Pur ferito li aveva incitati a proseguire. Era spirato.
L’anno dopo, è morto sul medio Isonzo un altro bisnonno, Paolo Drago e poco dopo sul Grappa lo zio di questi, altro eroe medagliato. Le famiglie erano falcidiate: oltre seicentomila ufficiali e soldati italiani macinati nelle trincee, sulle pietraie e sulle cime, anche innevate, riprese da Franconi. Colpiti da pallottole, schegge, esplosioni, travolti dalle valanghe, uccisi dalle malattie.
La mostra fotografica e da questa il libro Hoepli sono nati quindi per un credito di riconoscenza nei confronti di tutti i nostri nonni e del dolore patito dai loro cari.
Scavando nelle vicende dei bisnonni, Alessio ha scoperto ch’erano drammaticamente simili a quelle dei connazionali di allora e di milioni di europei. È stata questa dolente pietas per i caduti che lo ha spinto a percorrere due interi fronti di combattimento della Grande Guerra, che si sviluppano soprattutto in altura. Ha cercato di ricucire con le immagini le storie individuali di quei protagonisti alla storia collettiva, di un evento ora centenario, che l’Europa non deve dimenticare.
Ci sono ancora tracce della prima guerra mondiale sui monti della Carnia, sulle Dolomiti, qua e là sul Carso e attorno al Sacrario di Redipuglia. Restano grovigli di filo spinato, scatolette corrose di metallo, frammenti di armi, resti di schegge, perfino ossa umane riaffioranti. E il pensiero va al bisnonno Paolo, il cui corpo non è mai stato riconosciuto e che riposa nell’ossario comune del Sacrario militare di Oslavia. Si pensi che tuttora, in un sentiero sul Monte Pasubio, una targa invita i passanti a depositare sul muretto sottostante gli eventuali resti di caduti rinvenuti nel corso dell’escursione. Lo testimonia una foto scattata da Alessio.
Oltre ai nostri monti, ci sono i Carpazi, dove la gioventù d’Austria, Ungheria e delle nazionalità associate nell’impero di Vienna ha cominciato a combattere e morire già un anno prima dell’ingresso in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915. E sul fronte orientale, contro l’esercito russo, vennero schierati tanti trentini, carnici, triestini e dalmati, allora sudditi dell’imperatore Francesco Giuseppe.
La prima parte del libro-album offre una ricostruzione storica dell’intero conflitto, commentata da immagini d’epoca. Due terzi del volume sono riservati agli scatti di Franconi in quattro anni di lavoro, ordinati secondo un criterio geografico. Documentano il passaggio o la presenza di uomini che si sono gettati gli uni contro gli altri nel pieno della gioventù e che vi hanno sprecato i loro anni migliori, quando non hanno perso la vita.
Quell’esperienza tragica, non lontana visto che racconta al più di bisnonni, non va assolutamente dimenticata. Merita d’essere raccontata nell’attualità delle sue immagini. Grazie Alessio.
Si combatteva qui! Nei luoghi della Grande guerra
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