

E’ appena uscito in libreria per la casa editrice Sperling & Kupfer il thriller "Sanctus" di Simon Toyne, un regista e sceneggiatore inglese al suo debutto letterario. Un thriller sconvolgente, diventato bestseller in Inghilterra già a pochi giorni dalla pubblicazione. Un caso editoriale mondiale, venduto all’asta in ben 29 Paesi, record assoluto per un autore esordiente.
Simon Toyne, intervistato da Elisabetta Bolondi per SoloLibri.net (nella foto con lo scrittore), ci ha spiegato come la letteratura angloamericana contemporanea privilegi ormai in modo conclamato il genere cosiddetto “Thriller”, un concentrato di azione, mistero, fantasia, storia soprattutto antica, religione, mitologia, il tutto a forte connotazione adrenalinica: il lettore deve aprire il libro e non distaccarsene più, fino all’ultima pagina. Se l’obiettivo era quello di scrivere un libro che si leggesse tutto d’un fiato, è certamente centrato con "Sanctus". Ecco le domande e risposte di Simon Toyne:
- L’ispirazione di tipo religioso che permea il libro è una scelta che viene dalle sue
convinzioni o solo dalla moda di questo genere letterario?
Devo dire che il soggetto è venuto dall’idea, per cui è nata prima l’idea del soggetto. Avevo altre due idee che erano più poliziesche, più investigative, però alla fine questa, che mi è venuta quando ho lasciato il mio lavoro sicuro, mi è sembrata la migliore. L’idea ha poi portato con sé anche l’elemento religioso, del mistero... oltretutto io vengo dal mondo della televisione e sapevo che c’è molta richiesta per questo tipo di genere letterario e le due cose alla fine si sono complementate.
- Nella prima parte del romanzo la descrizione della biblioteca somiglia a quella fatta da
Umberto Eco, tanti anni fa, nel romanzo “Il nome della rosa”. Il nome del bibliotecario,
Malachi (Malachia), la cecità del custode e la segretezza assoluta di un libro proibito sono
una citazione di quel libro?
Sicuramente ci sono molti omaggi al libro di Eco ed è stata una grandissima fonte di ispirazione, però è proprio la storia in sè che richiedeva alcuni di questi elementi che sono anche presenti nel libro di Eco: i monasteri hanno tutti delle grandi biblioteche per cui questo è un fatto comune. Essendo il mio primo libro ho anche fatto delle grandi ricerche sui monasteri e ho riletto moltissimi libri che mi avevano colpito su questi argomenti. Li ho riletti principalmente per le tecniche letterarie: ad esempio de "Il nome della rosa" ho amato molto l’atmosfera, il mistero che Eco è riuscito a creare ed è stato grande fonte di ispirazione per il mio monastero che doveva essere un po’ una capsula del tempo in un mondo moderno.
- I personaggi “buoni” lavorano in un’associazione benefica per i popoli del terzo
mondo, ma si comportano come "terroristi": Gabriel e Kathryn sembrano agenti segreti in
azione, con le loro armi sofisticate, la moto montabile stile James Bond... Come concilia le
due cose?
E’ vero che lui lavora per quest’associazione e che comunque i personaggi usano le armi e anche mezzi abbastanza violenti, però in passato ci sarebbero probabilmente stati ad esempio i cavalieri che avrebbero usato armi.
Molte organizzazioni internazionali di aiuto operano nelle zone di guerra come ad esempio la OXFAM, per cui si trovano in situazioni dove per causa di forza maggiore devono usare le armi. Questa è stata anche un’esigenza che è nata dalla storia del libro: dovevano essere personaggi molto forti. Gabriel ha una reazione all’uccisione del padre che lo porta ad essere così violento e a reagire: non è il personaggio che è violento, ma è la circostanza. Non è stato addestrato da quest’associazione, ma dall’esercito in cui era entrato da giovane dopo la morte del padre. Essendo ora responsabile della sicurezza in quest’organizzazione che opera in zone a rischio, naturalmente si trova a dover utilizzare le armi. Mi interessava anche parlare di terrorismo religioso: oggi se si parla di terrorismo religioso, si pensa al mondo islamico e si pensa che l’occidente sia vittima di questo terrorismo. Tuttavia, se si va indietro nella storia, si può vedere come anche il Cristianesimo sia stato all’origine di azioni anche molto violente in nome della religione, si pensi alle Crociate.
- Come mai ha scelto di descrivere i monaci della Cittadella come degli assassini ciechi e senza alcun senso di pietà? E’ una polemica contro le chiese organizzate?
Ho creato la Cittadella come una piccola “sacca medioevale” in un mondo moderno e contemporaneo. Un piccolo gruppo assolutamente intollerante, incapace di creare un compromesso, per cui è anche un commento sul fanatismo religioso in tutti i sensi. E’ un commento anche storico proprio sulle origini delle religioni: al di là del mondo islamico, anche nel mondo cristiano con le Crociate con l’inquisizione ci sono stati atti molto violenti e brutali. Il pensiero fondamentalista è basato sulla convinzione che Dio sia dalla nostra parte, pertanto ogni azione è giustificata. E’ stato proprio un mostrare dentro un mondo civilizzato e contemporaneo un piccolo gruppo di fanatici che proteggono un segreto. D’altronde ogni nazione è nata sul sangue.
- Che rapporto ha con la Bibbia e la storia del cristianesimo, considera cioè la storia della
Genesi una favola simbolica o crede che sia la vera partenza della storia dell’umanità da cui
deriva la cultura occidentale?
Io non volevo imporre le mie convinzioni o quello in cui io credo in questo libro perchè alcuni credono alla storia della Genesi nella Bibbia e altri no. Sicuramente la Bibbia è piena di storie emozionanti e interessanti che hanno creato degli archetipi. La Bibbia parla anche delle domande fondamentali dell’essere umano (chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando) ed è stata anche per me una fonte molto ricca. Io credo che la Genesi ha una versione di una possibile spiegazione, d’altronde tutte le culture hanno le loro storie della Creazione che sono sì diverse, ma che poi si assomigliano tutte. Nel mio libro parlo molto della mitologia della Norvegia riguardo la Creazione della terra e dell’uomo.
- Mi è piaciuto molto il personaggio del centenario Oscar: ha pensato a qualcuno di reale nel
costruirlo?
Ho molti personaggi nel libro. Venendo dalla televisione ho un’immagine molto visiva quando creo un personaggio: preparo delle piccole schede e scrivo tutti i particolari che lo descrivono, però cerco anche delle foto, come se stessi facendo un casting per degli attori. Nel caso di Oscar ho pensato proprio a Pablo Picasso, perché volevo un personaggio che avesse la stessa intensità nello sguardo, lo stesso carisma, una figura che fosse quasi uno sciamano, il saggio, un sacerdote un po’ alternativo.
- Pur avendo letto il libro in traduzione, mi ha colpito l’efficacia della scrittura: ha frequentato
una scuola, oppure la costruzione del romanzo, che so essere il suo primo libro, le è venuta
in modo naturale e spontaneo? Quanto ha contato, nella costruzione della trama del suo romanzo, il suo aver lavorato per
cinema o televisione?
Da quando ero giovane, ho sempre voluto fare il regista e lo sceneggiatore. Durante i miei studi, ho scritto varie sceneggiature che però non sono mai state realizzate. Ho fatto vari film, anche dei, cortometraggi per cui ho delle idee molto chiare su come strutturare una storia. Sono vent’anni che scrivo come professionista e scrivendo per la televisione si impara una grande disciplina, un grande senso di struttura e anche economia del linguaggio, perché con la televisione si sa che ogni due minuti bisogna catturare uno spettatore. Per questo, con il linguaggio della televisione mi sono sentito che ero molto limitato e poi con l’aiuto delle immagini non riuscivo ad esprimere le qualità descrittive che mi piacciono molto. Leggo tantissimo, mi piace la poesia, per cui volevo dare anche un senso più descrittivo. Non ho fatto dei corsi: ho imparato tutto leggendo e scrivendo. Il libro ha avuto 30-40 bozze per cui è stato anche un "lavoro in corso."
- La sua intenzione, nello scrivere il romanzo, era quella di semplice intrattenimento del
pubblico dei lettori, o invece mirava a qualcosa di più alto, di più simbolico, di più etico, del
tipo la vittoria del bene sul male, ad esempio?
Volevo scrivere un libro che catturasse l’attenzione, un libro che, letta la prima pagina, volevi continuare fino alla fine e che quando l’avevi finito eri soddisfatto. D’altronde un thriller deve essere emozionante. Ho letto molti thriller che avevano una struttura ben costruita, ma vuoti, senza molto da dire. Mi piace anche il fatto che io abbia incluso questa lotta del bene e del male, perché dà un tono più elevato al libro. Il mio intento è stato, sì, di scrivere un thriller da poter leggere anche sulla spiaggia, ma che potesse dar qualcosa in più a quel lettore che cercasse qualcosa di più profondo, quasi come un aspetto mitologico senza tempo. Infatti i miei personaggi (Gabriel, come un angelo; Oscar, come un sacerdote) sono tutti delle versioni moderne di figure mitologiche. Anche Liv è una donna che domanda, che chiede, è un simbolo di Eva...
- La scelta del colore verde (verdi gli occhi di Liv e di Sam, verdi le tonache dei Sancti, verde il prato verso cui si dirige Sam nel suo tuffo dalla rocca, verde il giardino dei
semi...) ha a che fare con una scelta ecologica o è solo casuale?
Questo elemento ecologico è molto sottile e mi complimento con Lei per averlo colto. Sicuramente è stato un voler ritornare al nostro pianeta, è un modo per indirizzare il pensiero sul fatto che abbiamo rovinato il mondo. Volevo dare ai personaggi questi elementi collegati profondamente alla terra. Il verde, per esempio, delle tonache dei monaci: i Sancti hanno iniziato in un modo puro, ma nel tempo si sono contaminati. I due personaggi hanno gli occhi verdi come simbolo della loro purezza. Oltretutto il verde è il colore della vita, della crescita. Parlo anche di questo ghiacciaio che si sta sciogliendo, che si trova vicino alla montagna: per cui ci sono molti riferimenti al pianeta che sta male. L’associazione per cui lavorano Kathryn e Gabriel non si occupa solo delle zone disastrate, ma è anche un’associazione che aiuta le vittime di disastri naturali, di tsunami. Credo che questo ci coinvolga tutti perché il mondo in effetti sta chiedendo di essere aiutato.
- Leggi la recensione di "Sanctus" di Simon Toyne
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Simon Toyne: intervista all’autore di Sanctus
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