In questi giorni, a causa dell’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus e ancor di più ora con la chiusura delle scuole, i mass media hanno spesso parlato di smart working, modalità lavorativa concessa da molte aziende ai lavoratori costretti in quarantena per poter lavorare da casa senza doversi recare in ufficio. Ma cos’è lo smart working? Qualche purista dell’uso di termini italiani al posto di forestierismi si domandava perché non si utilizzasse il termine "telelavoro" al posto di smart working, eppure le due espressioni non sono sinonimi. L’espressione corretta per tradurre smart working è “lavoro agile”, ma, al di là della traduzione, tra lavoro agile e telelavoro esistono proprio delle differenze sostanziali di organizzazione del lavoro.
Per capire la differenza tra smart working e telelavoro, abbiamo avuto il piacere di intervistare il Dott. Francesco Oliva, commercialista e direttore responsabile della testata giornalistica online InformazioneFiscale.it
- In questi giorni l’emergenza Coronavirus, fra le altre cose, ha riacceso la discussione sullo smart working come forma moderna e efficiente di gestione del rapporto di lavoro tra azienda e lavoratori. Può spiegarci cosa si intende esattamente per smart working e a che punto si trova la normativa italiana da questo punto di vista?
Lo smart working è stato puntualmente definito dalla normativa italiana soltanto nel 2017, in un ddl in cui lo si definisce come
“una modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato”.
Si tratta quindi della possibilità fornita dalle aziende ai propri lavoratori dipendenti di svolgere la prestazione in modalità “agile”. Essa dovrà quindi avvenire in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, senza una postazione fissa, ed entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale (si potranno utilizzare gli strumenti tecnologici).
Tuttavia, la normativa italiana attualmente in vigore appare eccessivamente focalizzata su aspetti teorici piuttosto che sui reali aspetti pratici della vita aziendale.
- Smart working e telelavoro sono spesso utilizzati come sinonimi, ma sono in realtà due forme di gestione flessibile: può spiegarci le differenze?
L’utilizzo dei termini smart working e telelavoro come sinonimi non è corretto, i due termini si riferiscono, infatti, a modalità diverse di svolgimento del rapporto di lavoro.
In particolare:
- nello smart working il lavoratore dipendente svolge la sua prestazione lavorativa in parte dentro l’azienda e in parte fuori agli ambienti di lavoro aziendali e con totale autonomia organizzativa in ordine a orari, luoghi di svolgimento della prestazione e senza avere una postazione fissa;
- nel telelavoro, invece, il lavoratore dipendente svolge la sua prestazione di lavoro in un luogo esterno ai locali aziendali, ma da una postazione di lavoro esplicitamente definita nel contratto di assunzione e dotato di tutti gli strumenti necessari per lo svolgimento della prestazione medesima (personal computer, tablet, ecc.). Gli orari di lavoro, a differenza di quanto previsto per lo smart working, sono anch’essi definiti nel contratto di assunzione e non possono essere modificati unilateralmente dal lavoratore.
- Con l’emergenza Coronavirus è cambiato qualcosa nella disciplina oppure in altri aspetti della gestione dello smart working?
Assolutamente no, anche se ci sono stati interventi istituzionali, come quelli dell’INAIL e della Fondazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro che hanno ribadito alcuni aspetti importanti.
In particolare, l’INAIL ha ricordato le regole generali di gestione sicura dell’ambiente di lavoro, evidenziando le seguenti prescrizioni:
- le attività lavorative non possono essere svolte in locali tecnici o locali non abitabili;
- devono essere disponibili servizi igienici e acqua potabile;
- devono essere presenti impianti a norma;
- le superfici interne delle pareti non devono presentare tracce di condensazione permanente (muffe);
- i locali devono avere un’illuminazione naturale diretta e devono essere muniti di impianti di illuminazione artificiale, generale e localizzata.
Per maggiori informazioni, abbiamo dedicato sul sito Informazionefiscale.it un articolo a questo tema, che potete leggere qui: Telelavoro e smart working: differenze
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Smart working e telelavoro: cosa sono e perché non sono sinonimi
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