Ada Negri nella poesia Sole d’ottobre getta un ponte tra terra e cielo, stabilisce un legame ineffabile ed eterno attraverso l’elogio fugace dell’istante. Nella lirica della poetessa novecentesca le cose terrene appaiono impregnate di un significato quasi metafisico, illuminate dalla luce radente del sole di ottobre che sembra schiarire e infine illuminare i significati più oscuri, reconditi, occulti.
L’autunno nelle parole di Ada Negri non è presagio della morte o dell’inverno incombente, è invece tutto racchiuso in quella luce dorata che via via si affievolisce:
Chiarezza che della terra fa cosa di cielo.
Scopriamo testo e analisi della raffinata poesia Sole d’ottobre, tratta da una delle raccolte più evocative e interessanti dell’autrice Il dono (1935) che Ada Negri dedicò alla cara amica Delia Pavoni. Delia, moglie del giornalista Umberto Notari, aveva perduto l’amatissimo figlio Massimo, appena ventenne. Attraverso queste poesie che toccano le corde più profonde del cuore umano, Ada intendeva donarle conforto. Sono infatti liriche cariche di un sentimento di ineffabilità, che tendono a indagare un destino per definizione imperscrutabile o, forse, una altrettanto inconoscibile volontà divina.
Nella poesia Sole di ottobre Ada si rivolge proprio a una donna, forse alla stessa Delia, invitandola a godere l’istante transitorio eppure irripetibile della propria vita. Purtroppo Delia Pavoni morì poco prima della stampa in volume della raccolta a lei dedicata. Tuttavia dobbiamo leggere questi versi come se parlassero a lei da viva, una donna che aveva perduto tutto e aveva un vuoto incolmabile nel cuore, eppure esisteva illuminata dall’incanto dorato e impalpabile del sole di ottobre.
Sole d’ottobre di Ada Negri: testo
Godi. Non hai nella memoria un giorno
più bello, un giorno senza nube, come
questo. E forse più mai ne sorgerà
un altro così bello, pe’ tuoi occhi.
Se pur l’ultimo fosse di tua vita
– l’ultimo, donna -, sii contenta: rendine
grazie al destino.È così pura questa
gioia fatta di luce e d’aria: questa
serenità ch’è d’ogni cosa intorno
a te, d’ogni pensiero entro di te:
quest’armonia dell’anima col punto
del tempo e con l’amor che il tempo guida.
Non più grano né frutti ha ormai la terra
da offrire. Sta limpido l’autunno
sul riposo dell’anno e sul riposo
della tua vita. Il fisso azzurro, immemore
di tuoni e lampi, stende il suo gran velo
di pace sulle rosseggianti chiome
delle foreste; e il sole il cuor t’accende
come fa con le foglie che non sanno
d’esser presso a morire. E tu – che sai –
tu non temi la morte. Ora che il grembo
non dà più figli, e quelli che ti nacquero
a’ tuoi begli anni già son fatti esperti
del mondo e van per loro audaci vie,
che t’importa morir? Quand’è falciata
la spiga, spoglia la pannocchia, rosso
il vin nei tini, e le dorate noci
chiaman l’abbacchio, e fuor del riccio scoppia
la castagna, che importa la minaccia
dell’inverno, alla terra?O veramente
tuo questo tempo, donna: o tua compiuta
ricchezza! O, fra due vite, la caduca
e l’eterna, per te libera sosta
di grazia! Godi, fin che t’è concessa.
Non sei più corpo: non sei più travaglio:
solo sei luce: trasparente luce
d’ottobre, al cui tepor nulla matura
perché già tutto maturò: chiarezza
che della terra fa cosa di cielo.
Sole d’ottobre di Ada Negri: analisi e commento
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La lirica di Ada Negri è dedicata a una donna, molto probabilmente alla stessa Delia. Si tratta di una donna di mezza età che si trova dunque in bilico, nell’istante transitorio tra due vite: quella caduca, dunque mortale, e la prospettiva della vita eterna.
L’Io lirico le parla proprio in questo momento in cui in lei è ormai sopraggiunta una solida maturità: il grembo non le dà più figli e quelli che nacquero sono ormai adulti ed esperti del mondo. Questa donna ormai non teme più la morte, poiché ha intensamente vissuto: non ha nostalgia del passato né ansia di futuro.
Ada Negri si concentra su questo valore estremo dell’istante presente che è rappresentato dall’autunno.
La luce radente del sole d’ottobre si fa metafora del carpe diem, invita a cogliere l’attimo. Ada Negri pone nell’incipit della lirica un verbo all’imperativo che contiene una precisa esortazione: “Godi”. I fiochi raggi del sole d’ottobre che schiariscono il cielo, dissipando le nubi, sono l’emblema stesso del tempo giunto al suo massimo splendore: un attimo fugace di grazia nelle tempeste dell’esistenza.
Al tepore di questa luce autunnale “nulla matura perché già tutto maturò”, la stagione attuale sembra dunque riflettere, in uno stretto parallelismo, l’età della donna che presenta quella bellezza ormai compiuta, consapevole, conferitale dagli anni. Ormai tutto è già stato visto, detto, vissuto e non rimane che apprezzare la vita così come è, nel suo accadere. L’autunno di Ada Negri appare come una stagione del compimento: in cui l’uva è ormai maturata e si prepara le vendemmia, il vino buono riempie le pance dei tini ribollendo d’ebrezza e i campi coltivati hanno ultimato il loro raccolto, non hanno più nulla da offrire. Ottobre appare dunque come l’istante supremo della grazia, che ancora non conosce le insidie del gelo e dell’inverno. L’aria si fa tersa e mite, le chiome degli alberi rosseggiano e incendiano il cuore invitando la donna all’unisono a godere del bel tempo presente che non conosce affanno né travaglio alcuno.
Non sei più corpo: non sei più travaglio:
solo sei luce: trasparente luce
d’ottobre, al cui tepor nulla matura
perché già tutto maturò
Nella conclusione della poesia possiamo cogliere la stretta simbiosi tra la donna e la luce. La presenza femminile evocata nella lirica e il sole d’ottobre sono infine un tutt’uno, si fondono in un’unica essenza spirituale. La luce radente e calda dell’autunno sembra farsi riflesso dell’anima, gettando un ponte d’unione tra terra e cielo, sancendo così il legame indivisibile che lega vita mortale e immortale.
Nel finale Ada Negri si serve di una parola precisa: “chiarezza”, che rimanda allo stesso campo semantico della limpidezza e della trasparenza. Il sole d’ottobre dissipa le nubi e, al contempo, sembra inglobare la terra nel cielo facendone una cosa sola, rivendicando una reciproca appartenenza. Nulla è più separato e ogni mistero sembra svelarsi in questa luce buona d’autunno che si posa clemente sulle cose terrene.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sole d’ottobre”: l’elogio dell’istante presente nella poesia di Ada Negri
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