Storia segreta del Pci. Dai partigiani al caso Moro
- Autore: Rocco Turi
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2013
La casa editrice Rubbettino pubblica nel 2013 un saggio di storia politica interessante e che, forse, potrebbe suscitare qualche polemica fra gli intellettuali del nostro Paese.
Rocco Turi è uno studioso scomodo per gli storici di professione. Il suo lavoro - frutto di trent’anni di ricerche, consultazioni di documenti negli archivi di mezza Europa, colloqui con alcuni protagonisti degli anni della guerra fredda - sembra confermare che il sospetto di un complotto internazionale sul caso Moro non sia per niente una supposizione astratta e fantasiosa, ma dalle connotazioni differenti rispetto a quelle fatte passare per verità assodate. Turi ribalta infatti alcune conclusioni date per scontate dalla storiografia ufficiale: nella tragica vicenda dello statista democristiano gli americani c’entrerebbero poco o niente, mentre avrebbero svolto un proprio ruolo, con una costante attività di propaganda, anche alcuni transfughi comunisti - in particolare ex partigiani - riparati in Cecoslovacchia sotto la protezione del Pci, perché accusati di violenze e omicidi commessi, all’indomani della Liberazione, contro chi aveva aderito al fascismo.
Le stesse Brigate Rosse sarebbero state infiltrate da elementi addestrati ad azioni terroristiche in appositi campi allestiti in Cecoslovacchia. Una nuova infornata, a cui apparteneva Mario Moretti, avrebbe sostituito i brigatisti della prima ora dopo l’arresto dei fondadori Renato Curcio e Alberto Franceschini. L’agguato in via Fani - apparso subito agli inquirenti organizzato in modo professionale - sarebbe stato compiuto da gente ben preparata alla guerriglia.
Durante la guerra fredda, alla stuttura segreta paramilatare anticomunista denominata Gladio Stay Behind - della cui esistenza si incominciò a sapere qualcosa agli inizi degli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino, con le ammissioni di Francesco Cossiga e Giulio Andreotti - si contrapponeva un altro apparato clandestino - Gladio Rossa - appoggiato dal Pci e il cui orizzonte era quello di prendere un giorno il potere in Italia: infatti, pare che nel 1951 fosse pronto il progetto per un colpo di Stato da parte dei comunisti con un’invasione che sarebbe dovuta partire dall’Ungheria.
Gli ex partigiani fuoriusciti, nella loro attività di militanti praticata anche attraverso le onde di Radio Oggi in Italia - emittente che trasmetteva da Praga, attiva dal 1950 al 1968 -, godevano dei favori del Partito comunista cecoslovacco e del Kgb. Il tutto sotto la copertura del Pci, forza politica inserita appieno nel gioco politico democratico, ma al contempo con inquietanti aspetti di doppiezza e ambiguità in taluni suoi dirigenti e parlamentari.
Il tentativo di Moro di coinvolgere i comunisti nell’area di governo era avversato sia da una parte della stessa Dc sia da Mosca.
Anche Enrico Berlinguer, promotore del compromesso storico con i democristiani, ebbe qualche problema con l’ala intransigente filosovietica del partito: il Pcus non apprezzava la sua linea politica sempre più indipendente da Mosca. Berlinguer fu coinvolto in uno strano incidente automobilistico a Sofia nel 1973, da cui però uscì illeso: in quell’occasione qualcuno, senza mezzi termini, parlò di un attentato.
Turi sostiene persino la singolare ipotesi che la morte del segretario, avvenuta per un ictus nel 1984, non sia stata accidentale.
Il tentativo di far luce su questa trama intricata tra ex partigiani fuggitivi, servizi segreti dell’est, Gladio Rossa - su cui, dopo le prime dichiarazioni del presidente Cossiga, la magistratura aprì un fascicolo -, Brigate Rosse e affaire Moro ha richiesto tempo, viaggi, energie, approfondimenti impegnativi.
Il saggio offre nuovi spunti di riflessione sorprendenti, inquietanti, dalla prosa agile e avvincente - nonostante l’argomento non sia dei più leggeri - , corredato inoltre di una ricca appendice documentaria, composta dalla riproduzione fotografica dei numerosi documenti ufficiali consultati dall’autore, a conferma delle tesi inedite esposte.
Per lo zoccolo duro di appassionati all’argomento sarebbe un vero peccato non leggere questo libro destinato a dividere, unico nelle sue conclusioni dirompenti e "politicamente scorrette". Insomma, i contenuti per accendere animate discussioni, qui, non mancano.
Storia segreta del PCI. Dai partigiani al caso Moro
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SONO l’autore del libro. Grazie.
Sono l’autore del libro. Grazie per questa corretta e puntuale recensione. Fu proprio lo Stato italiano a inviarmi oltre cortina di ferro a studiare il caso Moro e giunsi a un risultato definitivo. Purtroppo lo Stato italiano non gradisce i risultati da me ottenuti, ma questa è la verità. E questo è il nostro Paese. Allego il seguente testo:
Silenzio di Stato per "Storia segreta del Pci, dai partigiani al caso Moro".
IL SAGGIO PUBBLICATO DALLA RUBBETTINO EDITORE SCRIVE LA PAROLA FINE SUL RAPIMENTO DELLO "STATISTA" DEMOCRISTIANO. Nel libro "Storia segreta del Pci, dai partigiani al caso Moro" vengono scagionate le Brigate Rosse e tracciata altra verità storica - politicamente scorrettissima - che coinvolge i partigiani italiani fuggiti in Cecoslovacchia, protetti da chi oggi è in grado di influenzare la comunicazione in questo Paese.
Già nel 1990 fu tracciata la genesi storica del caso Moro in mie interviste al Tg1 ore 20 del 31 agosto - epoca del direttore Bruno Vespa - e sul settimanale Europeo del 21 ottobre; in articoli su L’Espresso del 23 ottobre, la Repubblica del 3 settembre, Avanti! del 9 settembre. Nel 1992 la Gazzetta del Sud dedicò all’argomento la più lunga inchiesta nella storia del quotidiano, con il titolo "Cronache dal paradiso rosso". La descrizione della genesi storica del vero caso Moro proseguì nell’ottobre 1993 con un saggio sulla rivista "Studi Sociali", mentre il 6 aprile 1998 Valerio Riva pubblicò una lunga intervista su il Giornale e il 4 agosto 2003 Stefano Lorenzetto vi dedicò la sua rubrica TIPI ITALIANI. I concetti espressi furono ribaditi ed elaborati con interviste in Rai Gr Parlamento, Rubrica Libri, del 28 settembre 2013 a cura di Giorgio Cirillo; in Rai Tg Parlamento, Le Pagine della Politica, dell’8 febbraio 2014, a cura del direttore Gianni Scipione Rossi; nel corso di un convegno a Roma alla presenza di autorevoli storici e giornalisti (libreria Arion Montecitorio) il 24 gennaio 2014 e a Mantova (Banca Popolare di Mantova) il 26 giugno 2014 e in svariate occasioni nei Paesi dell’Est europeo.
Questa semplice bibliografia in lingua italiana serve a dimostrare che è l’unica che affronta nei vari aspetti la genesi storica del vero caso Moro, attraverso una ricerca ufficiale sul campo, promossa dallo Stato italiano nei Paesi dell’Est europeo, proseguita con il contributo del CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche e la partecipazione dell’Accademia delle Scienze di Praga e della Università Jan Evangelista Purkyne di Brno (oggi Masaryk University).
Nel 2001 la COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SUL TERRORISMO IN ITALIA E SULLE CAUSE DELLA MANCATA INDIVIDUAZIONE DEI RESPONSABILI DELLE STRAGI, presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino, si occupò di tali studi alle pp. 36-37-208-275 ma solo riprendendo e citando stralci delle interviste. Fu chiaro lo scopo di evitare l’audizione diretta dell’autore e tutto ciò risulta confermato anche dal diniego apposto all’audizione da parte del Governo nella seduta del 20 marzo 2000. Insomma l’audizione fu evitata chirurgicamente, ma la Relazione finale dell’ennesima Commissione che si occupò di Moro riporta una "Analisi di Rocco Turi", unica analisi presente nella lunga Relazione finale dell’Inchiesta.
L’aspetto curioso è che tale "Analisi" risulta apocrifa perché ripresa da interviste e non è il risultato di una elaborazione diretta dell’autore come sarebbe dovuta essere. Pertanto si tratta di una "Analisi" irriconoscibile, fuorviante, inutile, banale e scorretta; semplicemente sorprendente e azione assurda per una Commissione Parlamentare d’Inchiesta ufficiale dello Stato italiano. La Commissione non poté fare a meno di una citazione autorevole ("Analisi di Rocco Turi"), sebbene scorretta perché apocrifa, di chi ha operato in nome e per conto dello Stato, così come la stessa Commissione evitò di coinvolgere direttamente il suo autore.
Lo Stato italiano ha così dimenticato di essere stato il promotore della trentennale ricerca svolta a Praga e nei Paesi dell’Est europeo e il veto politico-editoriale incrociato ha fermato per molti anni la pubblicazione dei rapporti finali. Nonostante ciò, la genesi sul caso Moro è stata pubblicata in due libri: "Gladio Rossa, una catena di complotti e delitti dal dopoguerra al caso Moro" (Marsilio) - ormai introvabile sul mercato ufficiale - e "Storia segreta del Pci, dai partigiani al caso Moro", edito da Rubbettino, il quale pone la parola fine sull’intera vicenda politica relativa al caso Moro.
Fio pagato: silenzio di Stato e silenzio comunicativo. Niente di meglio per confermare la meticolosità del lavoro svolto.
"Storia segreta del Pci" è un libro che implica il coinvolgimento del vecchio Partito comunista italiano e personalità di rilievo legate a doppio filo con il partigianato del dopoguerra e con i moderni opinion leader che usano il silenzio come nuova azione comunicativa. "Storia segreta del Pci", naturalmente esclude le paventate responsabilità della Democrazia cristiana e degli Stati Uniti d’America; motivo per cui ex partigiani che hanno costruito lungimiranti carriere in molti settori del nostro Paese sono impegnati a censurare un libro che è una pietra miliare della storia moderna e un capolavoro dell’editoria italiana, fra migliaia di testi dedicati al caso Moro e al terrorismo connesso.
Ma il dado è ormai tratto e il libro "Storia segreta del Pci" - che l’editore Rubbettino ha messo coraggiosamente sul mercato - percorre da solo, da solo, la sua strada.
La Nuova Commissione d’Inchiesta sul caso Moro dovrebbe essere annullata semplicemente per pudore e imbarazzo.
Rocco Turi
da Budapest, 2014-09-21
Ringrazio il dott. Turi per la sua attenzione.