Nomi illustri della storiografia contemporanea si sono schierati in questi giorni sulle pagine dei principali quotidiani per arginare la deriva che sembra coinvolgere lo studio della storia nei programmi della scuola italiana. La stessa idea di sottrarre alle prove dell’Esame di Stato la specifica traccia storica ha indignato chi pensa invece che la storia dovrebbe essere presente, ma soprattutto potenziata in ogni ordine di studi.
Nella mia lunga permanenza nelle aule degli istituti superiori, ho sempre lavorato perché la storia non fosse una materia avulsa dall’attualità: con l’idea non troppo originale che il passato ci serve per capire il presente, ho usato per lo più strategie comunicative multidisciplinari.
Girare per la città, studiarne i monumenti, visitare mostre, andare al cinema, proiettare film a scuola, invitare registi e scrittori, testimoni e studiosi, leggere romanzi storici, questo per me è stata la Storia a scuola. Per fare un solo esempio, alcuni anni fa a Roma è stato riaperto al pubblico il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II, il Vittoriano. La storia della costruzione di quell’ingombrante edificio ed il suo significato urbanistico, celebrativo, artistico, patriottico, stilistico, in una parola storico, è di per sé un vero e proprio libro di storia. Dalla decisione di porre un monumento in ricordo del primo re d’Italia, posto tra il Colosseo e la Cupola di San Pietro, a rappresentare la Terza Roma, come fu detto, si passa a raccontare come al centro della città, sopra le rovine dei Fori, si sia voluta celebrare la nascita dell’Italia moderna, unita, indipendente. Il particolare non secondario che dopo la Prima guerra mondiale si sia traslata lì la salma di un soldato ignoto, scelto tra i tanti morti combattendo e il monumento sia diventato simbolo della Patria, nella quale tutti si riconoscono, rende quel monumento, visitatissimo anche dai turisti, un compendio a cielo aperto di storia e di educazione civica, della cui scomparsa tanto ci si lamenta. In televisione si prepara la proiezione della riduzione del romanzo celebre di Umberto Eco, con un cast stellare: “Il Nome della Rosa”. Il più lontano film di Annaud, interpretato dal mitico Sean Connery, nei panni del francescano Guglielmo da Baskerville, è stato per i miei studenti negli anni la lezione di storia sul Medioevo più seguita e gradita.
Per parlare della età elisabettiana “Shakespeare in love”, di Rivoluzione francese “Il mondo nuovo” di Ettore Scola, per raccontare il Settecento “Le relazioni pericolose” di Stephen Frears; la Prima guerra mondiale con “Uomini contro” di Rosi e “La grande guerra” di Monicelli, il fascismo delle origini spiegato con “Il delitto Matteotti” di Florestano Vancini, la persecuzione ebraica con “Il giardino dei Finzi-Contini” di De Sica, l’armistizio dell’8 settembre con “Tutti a casa” di Comencini. Ogni film scelto e raccontato, poi commentato ed oggetto di verifica, può essere lo strumento che consente di vedere la storia non come una polveroso ricordo del passato, ma come chiave interpretativa anche del presente.
Spesso poi i film sono trasposizione da romanzi, ecco dunque l’esercizio di comparare i due diversi linguaggi: penso ad un bell’esercizio fatto con "La ciociara", romanzo di Moravia e film di De Sica, o ancora con "La lunga vita di Marianna Ucria" della Maraini. Il grande Umberto Eco, il primo giorno di lezione all’Università, faceva una grande riga orizzontale, a metà della quale tracciava un segno, che separava la storia occidentale, definendo ciò che era avvenuto prima e dopo la nascita di Cristo, volendo significare che non conoscere la cronologia essenziale del nostro essere su questo pianeta è come non conoscere se stessi, la propria nascita, la propria origine.
Lezioni di Storia, migliaia di persone si affollano da anni all’Auditorium Parco della Musica di Roma per assistere ai cicli di lezioni organizzate da Giuseppe Laterza e introdotte dallo scrittore Paolo Di Paolo. Basterebbe riproporle a scuola, ne sarebbero arricchiti studenti ed insegnanti. Un po’ di creatività in molte classi potrebbe essere la carta vincente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Strategie per potenziare lo studio della storia
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