Dal 13 febbraio è nei cinema italiani Svegliami a mezzanotte, il film di Francesco Patierno tratto dal romanzo autobiografico di Fuani Marino edito da Einaudi nel 2019.
Il romanzo di Fuani Marino nell’anno della sua uscita in libreria non passò affatto inosservato. Lo descrissero come un “libro incandescente”, una storia luminosa di rinascita scritta da “chi aveva attraversato la notte”.
Il film documentario di Patierno, come il libro da cui è tratto, racconta la vera storia di Fuani che, dopo la nascita della figlia Greta, cade preda di una grave depressione e tenta il suicidio gettandosi dal quarto piano di un palazzo, a Pescara. La storia di una donna sopravvissuta alla propria morte che cerca di rimettere insieme i cocci di una memoria infranta e i frammenti aguzzi del dolore.
Sono caduta, ma non sono morta.
Tutto inizia da qui: da una fine che diventa, inaspettatamente, un nuovo inizio, da una caduta che fornisce lo slancio inatteso e necessario per una risalita. Nelle pagine del suo romanzo-memoir Fuani Marino ci aveva offerto una cronaca lucida della depressione trasformandola, tuttavia, in una commovente lettera di speranza e d’amore per il mondo, per la vita e, soprattutto, per la figlia Greta.
Le sue parole ora prendono vita sul grande schermo attraverso la voce dell’attrice Eva Padoan che ripercorre l’intera esistenza di Fuani dalla nascita a quel terribile 26 luglio 2012 che doveva essere il giorno della fine, ma non lo è stato.
La pellicola è in lizza tra le finaliste per il Nastro d’Argento 2023.
Scopriamo trama, trailer e alcune anticipazioni.
Svegliami a mezzanotte di Fuani Marino: la trama
Mi sono uccisa il 26 luglio 2012. Avevo da poco compiuto 32 anni e da neppure quattro mesi partorito la mia prima e unica figlia, Greta.
Nel film-documentario il regista Francesco Patierno riesce a mettere in scena una narrazione privata, intima e dolorosa senza scadere nel melodramma.
Il regista napoletano, che per la realizzazione del film si è valso della collaborazione della stessa Marino, ha detto di essere rimasto folgorato dalla storia e di averla voluta raccontare attraverso il linguaggio cinematografico per trasmettere un “messaggio importante e accessibile a tutti”. Svegliami a mezzanotte pone infatti una domanda precisa e insidiosa allo spettatore, che non può in alcun modo esimersi dal pensare: “può capitare anche a me?”. Il regista attraverso il connubio tra le immagini e la voce narrante mira a toccare le corde più nascoste e vibranti della sensibilità dello spettatore.
Il film è stato realizzato con l’intento di divenire un atto politico, perché una malattia come la depressione tuttora in Italia è ritenuta un tabù e passata sotto silenzio. Chi ne soffre non ne parla; non ne parlano le famiglie; non ne parla lo Stato. La sofferenza mentale non ha voce, mentre solo quella fisica - plateale ed evidente - ha diritto di essere raccontata.
Fuani Marino ha scritto per reagire al dolore, e ora Francesco Patierno ha trasformato le sue parole in immagini che arrivano al cuore di tutti. Il regista napoletano, ispirandosi al libro e alla vera storia dell’autrice, ha elevato l’arte alla sua funzione prinicipale: quella di messaggio ed è riuscito così a raccontare “l’inenarrabile”.
Il racconto si svolge attraverso immagini che sono come sinapsi cerebrali: c’è un corpo che fluttua nell’acqua blu di una piscina, una lampadina che viene rotta e si infrange in mille cocci di vetro, petali di fiori che si perdono nel vento, il bianco, il nero, il silenzio, due occhi che ti guardano attraverso una fotografia e sembrano trapassarti.
Il film documentario Svegliami sempre a mezzanotte riesce a narrare una storia intima e delicata servendosi di pochi elementi essenziali, grazie al montaggio di Renata Salvatore che ha intrecciato le immagini di repertorio con le fotografie appartenenti all’archivio privato della scrittrice. Immagine dopo immagine viene così cucito un superbo ritratto della psiche umana: a volte disturbante, ma senza dubbio vero.
Svegliami a mezzanotte: il libro di Fuani Marino
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Il romanzo di Fuani Marino è un’opera coraggiosa di cui nel 2019, prima della pandemia, si fece un gran parlare. La scrittrice era riuscita a mettere nero su bianco il disagio psichico, a trasformare la depressione in cronaca autobiografica.
Attraverso le sue pagine Marino riesce a porre il lettore nella mente di chi soffre di depressione, a fargli sentire i suoi pensieri, le sue ferite, i suoi sentimenti.
In Svegliami sempre a mezzanotte l’autrice ripercorre la propria storia a partire dall’origine del suo inconsueto nome “Fuani”, rappresentato dall’unione delle iniziali dei genitori: Furio e Anita. La cronaca del vissuto autobiografico - l’infanzia, il liceo a Napoli, gli anni universitari a Roma, l’amore, il matrimonio, la nascita della figlia - si alterna alla biografia cruda, lucida, consapevole della depressione (poi disturbo bipolare) che la accompagna.
Il risultato è una narrazione intensa, profonda, a tratti disturbante, che mette a nudo la mente rivelandone i pensieri più inconfessabili e segreti.
Fuani Marino ha dedicato Svegliami a mezzanotte alla figlia, Greta, ed è forse questo gesto - atto estremo d’amore di una madre - a commuovere perché ci ricorda che la depressione, specialmente quella post-partum, è uno dei grandi non detti della nostra società nella quale spesso le donne vengono lasciate sole, ad affogare nel proprio stagnante senso di inadeguatezza e impotenza.
Il libro di Fuani Marino è invece un richiamo all’empatia e all’ascolto, alla necessità che hanno le cose di essere dette e, infine a quella che è la parte più bella della letteratura: sentire che tu non sei solo, “tu appartieni” al genere umano.
Svegliami a mezzanotte, come il film che ne è stato tratto, è un bellissimo esercizio di empatia.
Recensione del libro
Svegliami a mezzanotte
di Fuani Marino
Svegliami a mezzanotte: il trailer
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Svegliami a mezzanotte: il libro memoir di Fuani Marino diventa un film
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