Temo i Greci anche se portano doni
- Autore: Andrea Koveos
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Una lettura che mi ha deliziata in questa estate così calda; un libro particolare, introspettivo, non ha importanza se possa essere considerato un diario o un saggio; le parole che hanno creato un dialogo intimo, profondo, con il nostro autore, sapranno dialogare anche con noi lettori. Andrea Koveos, la cui famiglia ha origini greche, è nato e vive a Roma, giornalista, scrittore, è un appassionato di filosofia e storia greche: con Giraldi Editore ha pubblicato Socrate al Grande Fratello scritto con Charlie Gnocchi. “Temere i Greci per amarli”, scrive il nostro autore, non è un manuale di storia ne di filosofia, non si troverà nessuna verità e forse qualche bugia.
Il libro Temo i Greci anche se portano doni (Giraldi Editore, 2024) è da usare con cura, con attenzione, lasciandoci catturare da un titolo o da un nome. Temere i Greci anche se portano doni è una frase diventata proverbio, coloro che offrono doni troppo facili possono rivelarsi i nostri peggiori nemici: queste furono le parole di diffidenza che Laocoonte espresse nel vedere il cavallo di legno.
Il coraggio, l’ira, l’abbandono, l’amore, la passione, la pietà, la civiltà di tutte le passioni, tutto l’umano nelle opere di Omero, la grandezza dell’Iliade e dell’Odissea che ancora oggi rimangono invariate con “le forti anime” dei loro eroi, le origini del pensiero e della cultura greca, la filosofia, saranno il punto di inizio di un pensiero, di una riflessione del nostro autore scritta di notte, o alla mattina presto, o mentre era al lavoro, che tracceranno e percorreranno la sua stessa vita e, a tratti, anche la nostra.
A cosa serve la filosofia? Uno dei quesiti all’interno di questa raccolta di pensieri. Non allunga la vita ma potrebbe esserci utile a vincere la paura della morte.
Racconta Koveos che ci fu un periodo che nelle città di Atene era vietato l’ingresso ai filosofi, perché considerati “persone pericolose”. Venne proposto da Sofocle e il suo divieto durò solo un anno:
“Poiché agli ateniesi non si può vietare nulla”.
E il destino dell’uomo: si accusava gli dei per ogni cosa accadesse, declinando le proprie responsabilità, come Ulisse che impiegò dieci anni per cercare il proprio posto. Per Omero ognuno era artefice del suo destino e per ognuno il percorso era già stato segnato: libertà e destino di pari passo.
La forza dell’uomo per i Greci consiste in un solo elemento: accettare e sopportare ciò che deve avvenire.
Leggendo questi brevi capitoli ci si rende conto che tutto è stato già scritto; etica e politica, bene e male, oriente e occidente, democrazia e oligarchia, guerra e pace.
La giustizia quando ognuno compie il proprio dovere; la conoscenza che rende l’uomo immortale; “la giusta educazione” di un essere umano che non esiste al di fuori della comunità. E non ne abbiamo fatto ancora tesoro!
La vita attraversa fasi alterne, a volte la fortuna sorride, altre no. Agamennone rappresenta, scrive l’autore, l’andamento oscillante della vita umana e nella presa della città di Troia, Ulisse divenne lo stratega della menzogna, cresciuto con i valori dell’eroe senza macchia e senza paura. Penelope attendeva il suo ritorno, e anche Clitemnestra attendeva il ritorno del marito dopo dieci anni di guerra.
Agamennone portò con sé Cassandra, la sua concubina, e Clitemnestra lo uccise. Una pagina da ricordare è di una giovane Marguerite Yourcenar che scrive dell’amore distruttivo di Clitemnestra per Agamennone, e sul banco degli imputati si rivolse così alla corte:
Lui era tornato per beffarsi di me, per accarezzare davanti a me la sua gialla strega turca, che cosa fare?
Una verità: la tragedia greca è stata scritta dalle donne attraverso i loro sentimenti di vendetta, della loro passione, o del ricordo di un orrore.
Quanti quesiti attraverso le gesta e le parole degli antichi greci! Sarà preferibile essere governati da chi vince le elezioni o da chi è competente?
I Greci si compiacevano per il grande uso che facevano della ragione, si occuparono di filosofia, di arte, di etica, di politica e soprattutto del significato dell’esistenza. Non furono perfetti nelle loro democrazie, le donne e gli schiavi erano gli esclusi, ma compresero da subito la crudeltà della guerra.
“Tutti nella vita facciamo due tipi di navigazione, una prima a vista grazie a ciò che ci hanno insegnato, e poi una seconda navigazione in cui affrontiamo da soli i mari sconosciuti.”
Tra le onde del mare la forza non sarà più sufficiente: ci vorrà l’anima, quella descritta e tramandata da Platone.
Un libro, non inteso tradizionalmente, scritto con uno stile chiaro e coinvolgente, un viaggio interessante e piacevole alle radici della cultura occidentale. E come ha scritto Tocqueville, la cultura greca e romana, sono pericolose perché vincono l’inerzia e l’appiattimento delle società democratiche, insegnandoci a pensare autonomamente, correggendo così il nostro “accomodante conformismo”.
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