The Legend of the Satsuma Samurai Vol. 1
- Autore: Hiroshi Hirata
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
I samurai sono parte della storia epica del Giappone. La loro mitologia è pietra miliare per la percezione nazionalista dei giapponesi. Nel tempio scintoista Yasukuni, si arriva ai nipponici eroi della seconda guerra mondiale dopo essere passati per le armature e il racconto dei leggendari samurai.
L’eroismo si dimostra nei momenti difficili. Nell’anno 1868 l’esercito dell’Imperatore sconfiggeva le milizie dello Shogun Togugawa, per i samurai fu il fatale momento della loro umiliazione, perché tutto cambio. Iniziò l’era Meiji (governo illuminato). Ai Daimyo fu ordinato di sciogliere le proprie truppe perché sarebbe stato lo stato a occuparsi della difesa. Come avvenne in Europa, il Giappone iniziò il reclutamento di forze armate di leva. I samurai erano diventati un peso, una tradizione da eliminare.
Prima gli fu decurtato lo stipendio del cinquanta per cento, e poi nel 1876 fu emanato il decreto della definitiva mortificazione: la proibizione di portare le due spade. I samurai caddero nella povertà, nella sconfitta. Alcuni cercano di riconvertirsi come artigiani, poliziotti, insegnati di arti marziali. Molti tentarono un ultimo gesto di ribellione ma furono decimati dal nuovo esercito imperiale. È l’epoca de I sette samurai di Akira Kurosawa.
Oltre a essere popolare nel cinema, il samurai ritorna con fascino immortale nei manga.
The Legend of the Satsuma Samurai (Dark Horse Comics Inc., Milwaukie, settembre 2006) dell’autore Hiroshi Hirata è famoso per avere avuto come appassionato del bellissimo eroe Satsuma lo stesso Yukio Mishima.
Satsuma è un samurai statuario, con un fisico potente, una mascella forte, un viso da duro, un corpo erotico e sensuale. Nella prima apparizione è legato a un cavallo, con sguardo orgoglioso nonostante fosse un prigioniero. È nudo e soltanto uno straccio nasconde le sue nudità più intime.
Prima dell’arrivo di Satsuma, la storia racconta di un altro carcerato, anch’esso legato al cavallo. Il misero disgraziato era il ‘pallino’ di un tragico e drammatico gioco fra due gruppi di soldati. La cinica competizione prevede la liberazione del condannato. Dopo un breve vantaggio, le due fazioni si scatenano all’inseguimento. Vince chi riporta il fegato dell’uomo.
La prima parte è stupenda, tutta azione e dramma. Con visione cinematografica, i soldati e i cavalli assumano posizioni inconsuete, dimostrando tutta la velocità assurda della caccia. Non ci sono dialoghi, c’è solo scontro, movimento, il tutto senza pietà, uno spaccato terribile dell’epoca.
Quando è il turno di Satsuma di essere la preda predestinata tutto cambia. Satsuma è un combattente spietato, non è spaventato e li affronta duramente. Lo scopo è tirare l’attenzione sul passato e l’attuale deprimente vita dei samurai.
La seconda parte è un racconto sui trascorsi militari degli orgogliosi guerrieri, delle loro fortune e delle sfortune.
Lo stile di Hiroshi Hirata è inconfondibile, il gesto violento è accompagnato da una serie di linee per indicare l’atto rapido. Il volto si deforma, è la rabbia a sformare bocca e occhi. Il bianco e nero sono sfumati, con prevalenza dello scuro durante le battaglie.
Il segno è inconfondibile e la potenza dei guerrieri ritorna esaltata, senza le normali difficoltà materiali e terrene della loro storia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: The Legend of the Satsuma Samurai Vol. 1
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