Tilt di Caterina Serra

Al cospetto di "Tilt" di Caterina Serra (Einaudi, 2008) non puoi arrivare disarmato: ne usciresti a pezzi. Lo spessore del tema trattato (una malattia tanto moderna, quanto rara e poco conosciuta) ed una scrittura diretta e spietata rendono ogni parola un proiettile che ti arriva addosso penetrandoti l’anima.
A poco più di un mese dallo straordinario risultato emerso dalle urne referendarie che hanno bocciato il nucleare per la seconda volta, mi sono ritrovato casualmente tra le mani un libro che mi ha fatto percepire in maniera netta come il nostro rapporto con la “chimica di tutti i giorni” non è meno invasivo. Quindi da non sottovalutare.
Tilt non è un romanzo in senso stretto. Nemmeno un reportage, da cui pure prende le mosse. Tilt è l’esigenza di dare sempre e comunque importanza ai sentimenti e alle sensazioni. Sentimenti che resistono anche in esperienze limite come quelle raccontate dall’autrice nelle dodici storie di altrettanti uomini e donne affette da sensibilità chimica multipla. Ed è in ciò che sta la sua forza e la sua bellezza: anche nelle situazioni più disperate l’uomo rimane un essere di pensiero e di sentimenti. Una malattia non ancora riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale, ma concretamente devastante per chi ne è affetto, non può sopraffare la sacrosanta voglia di vita di ogni essere umano. La MCS (sensibilità chimica multipla) è una patologia moderna che non sconvolge solo il corpo in quanto tale, ma che lo strappa al mondo per relegarlo in eremi di solitudine, dove non giungano gli odori dei prodotti di natura chimica di così largo consumo oggi (profumi, saponi, creme, vernici, ecc.). Gli odori innescano nei malati di MCS (che arrivano ad avere percezioni olfattive anche trecento volte superiori alla media) effetti collaterali che possono essere letali.
In ultima analisi un appello, nero su bianco, a difendere la nostra natura di uomini e donne ed il mondo in cui viviamo. Un mondo, quello di tutti i giorni, che paradossalmente non conosciamo affatto.