Torino Dark. Il mistero è dietro l’angolo
- Autore: Daniela Schembri Volpe
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Torino magica, Torino nera, il mistero si addice alla città della Mole e sconfina nell’oscuro, nell’occulto, nell’esoterico, tutti argomenti trattati nel libro Torino Dark. Il mistero è dietro l’angolo (Edizioni del Capricorno, 2020, 160 pagine), ma sarebbe più esatto dire evocati, da Daniela Schembri Volpe, editor e autrice, giornalista pubblicista, scrittrice di romanzi per ragazzi, di gialli, thriller e testi sulla faccia nascosta dell’ex capitale sabauda.
Nascosta? Niente affatto: non c’è un altro luogo al mondo in cui le linee di forza planetarie si uniscono a formare due triangoli, uno bianco e uno nero. La collega e ricercatrice di scienze occulte dice che la città intera è come sospesa tra le forze del bene e del male. Il suo cuore bianco batte in Piazza Castello, il cuore nero in Piazza Statuto, dove si troverebbe la porta degli Inferi.
Il diavolo e l’acquasanta, l’inferno che convive col paradiso: le atmosfere profondamente nere di Torino sono perfettamente rappresentate nei disegni di Giovanni Gentile, che commentano con straordinaria efficacia i testi di Daniela, impaginati con grande pregio grafico nel volume della casa editrice torinese. Ma la cortina dark contrasta coi numerosi santi che arricchiscono il pantheon cattolico locale. Attivi nel sociale, specie tra il XIX e il XX secolo, uomini e donne di fede saldissima sono il contraltare — è il caso di dire — dell’anima nera della città, con il loro impegno per la gente e per i più deboli. Giuseppe Cafasso e Giovanni Bosco, Giulia di Barolo, Giuseppe Cottolengo e Piergiorgio Frassati.
Che poi, sorvolando sull’inestricabile complessità delle linee sincroniche dell’energia terrestre, le notizie dei triangoli della magia bianca e nera più che in miti e leggende risiedono in fonti decisamente diverse dai testi esoterici. Si tratta di due incisioni. Sulla copertina di un lunario del Seicento, ritrovato a Chartres, un angelo sfiora con l’ala Amiens, Rouen, Parigi, Lione, mentre indica con la mano sinistra Torino e con la destra Santiago di Compostela, mete storiche di pellegrinaggi. Nell’altra opera d’artista, un dragone tocca Praga con un’ala e pianta gli artigli su Lione e Torino, tenendo Londra nel becco.
Bianco e nero: la stessa parola magia riporta all’eterna lotta tra il bene e il male e certo l’aura magica a Torino è notevole, considerati i due triangoli magici che la rendono tra le città più titolate nel mondo dell’occulto. Una frontiera dove magia e mistero si intrecciano a simboli profani, coincidenze astrali e linee energetiche.
Torino ha esercitato un’attrazione oggettiva su esoteristi e veggenti. Quasi certamente vi ha soggiornato anche Nostradamus, nella Domus Morozzo, una cascina sul canale della Pellerina, ora demolita. Pare vi fosse esposta una lapide, datata 1556, con un’ermetica scritta in francese antico: “qui ci sono il Paradiso. l’Inferno e il Purgatorio”. Cagliostro è transitato da Torino, come il conte di Saint Germain e il filosofo e alchimista Fulcanelli, per non parlare del grande sensitivo del ’900 Gustavo Rol, che vi è nato, ha operando i suoi “prodigi irripetibili” e vi è morto.
Andiamo a scoprire alcune di queste sedi del mistero, nelle pagine della Torino nera e di Daniela, ben illustrate da Gentile.
Il Pantheon di Mirafiori Sud, ad esempio, è una costruzione che replica la forma del famoso mausoleo romano. L’hanno fatta edificare i figli di Rosa Vercellana, la Bela Rosìn, che non vantava nobili origini e da moglie solo morganatica di Vittorio Emanuele II non poteva aspirare alla sepoltura nel tempio dei sovrani Savoia a Roma. Tuttavia, le spoglie di Rosa non sono nemmeno nel simil Pantheon, perché il luogo divenne oggetto tra il 1860-80 di profanazioni e vandalismi. I resti vennero traslati nel cimitero monumentale e il mausoleo Torinese è destinato ora ad una certamente meno funebre funzione bibliotecaria.
Detto che nei giardini di Palazzo Reale si dovrebbero celare una trentina di grotte alchemiche, va precisato che se ne parla da secoli ma nessuno le ha viste. Si narra che vi sarebbe concentrata un’energia misteriosa capace di far concretizzare i pensieri. Vero o falso che sia, nel caso vi troviate nei pressi della fontana di Nereide e dei Tritoni, sarebbe sconsigliabile farsi sorprendere a pensare alle proprie paure o a qualcosa di negativo, se si vuol essere certi di non vederle materializzate all’istante.
Di lugubre ce n’è abbastanza a Torino e un po’ dappertutto, mai quanto il concentrato di macabro nella chiesa di via Barbaroux, già dedicata a San Giovanni Decollato e sede dell’Arciconfraternita della Misericordia, che provvedeva al conforto spirituale e materiale dei condannati a morte, oltre che alla custodia dei loro resti. Il tema della morte vi ricorre largamente.
Non mancano i fantasmi. Il più romantico è Barbara, cagionevole moglie dell’ambasciatore dello zar, defunta a fine Settecento, sepolta prima a San Lazzaro poi a San Pietro in Vincoli, ma sempre in costante agitazione dal momento che pare sia stata notata una donna dal volto angelico e i capelli biondi aggirarsi inconsolabile tra le tombe. C’è chi dice di averla vista piangente lungo le sponde del Po, sparire poi nelle acque del fiume.
Negli anni Settanta, un maestro del cinema noir, Dario Argento, ambientò a Torino molte scene delle sue pellicole. Viene non a caso organizzato — pandemia permettendo — un tour delle location argentiane. Daniela Schembri Volpe rende conto brillantemente anche di quelle.
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