Con “Tramonto nei Balcani” (Bollati Boringhieri 2018, Collana “Varianti”, titolo originale "2Smiraj dana na Balkanu", traduzione di Dunja Badnjevic e di Natascia Orazi, pp. 571, 19,00 euro) la pluripremiata scrittrice serba Gordana Kuić termina la saga famigliare dedicata alle quattro sorelle Salom, iniziata con il romanzo “Il profumo della pioggia nei Balcani” (Bollati Boringhieri 2015) e proseguita con “Fiori di tigli nei Balcani” (Bollati Boringhieri 2016).
È il Novecento, il vero protagonista delle intense pagine dell’autrice che fa rivivere la travagliata storia della sua famiglia. Tutto aveva avuto inizio a Sarajevo il 28 giugno 1914, esattamente il giorno dell’attentato omicida all’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria e alla moglie Sofia. A Sarajevo viveva la famiglia ebrea di origine sefardita dei Salom. I destini delle sorelle Salom, Blanki, Riki, Klara e Nina sono l’asse portante della narrazione, che vedrà scoppiare nel cuore dell’Europa due guerra mondiali e svanire un Impero secolare, l’Austro-Ungarico, e insieme crollare un mondo e un intero sistema di vita.
Se Blanki, Riki, Klara e Nina erano sopravvissute agli orrori e ai drammi della Seconda Guerra Mondiale, ora, scomparsi i manifesti minacciosi e le croci uncinate, era la stella a cinque punte a incutere paura. I fiori di tiglio che nonostante tutto continuavano a fiorire, simbolo della resilienza della popolazione di Belgrado, non potevano certo immaginare che, alla fine del “Secolo breve”, un’assurda guerra fratricida avrebbe seminato terrore, macerie e morte. La guerra civile Jugoslava (1991-2001), ispirata al principio di “pulizia etnica”, è stata una delle più sanguinose e disumane. Milioni di persone sono state uccise e orrendamente mutilate, milioni di donne sono state stuprate e violentate, migliaia sono stati deportati in campi di concentramento e costretti ad abbandonare le loro case e le loro proprietà. Terribile pensare che tutto ciò sia accaduto in un paese confinante con il nostro. Eppure è stato cosi.
In “Tramonto nei Balcani”, emblematico già il titolo del volume con la dedica “Alla mia famiglia in Israele, Estera, Lidija e Pnini Levi”, la storia di una passione amorosa è il pretesto che induce la Kuić a raccontare come un Paese, la Jugoslavia, si stava avviando verso il tramonto. Quello tra Vera Korać (alter ego dell’autrice) e Ivan Domazet, direttore d’orchestra e classico prototipo dell’artista egocentrico diviso tra il dovere nei confronti della moglie e la passione per l’amante, è un amore destinato a morire proprio come la Jugoslavia, che a breve sarebbe stata cancellata dalla carta geografica di qualsiasi atlante.
Le ferite lenite dal tempo erano come sentieri ricoperti dalla neve, le cicatrici dei tempestosi anni della sua gioventù non erano che pallidi ricordi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "Tramonto nei Balcani" di Gordana Kuić conclude la saga delle sorelle Salom
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