È un’idea diversa di Europa quella che ci propone la più nota scrittrice austriaca del secondo dopoguerra: Ingeborg Bachmann (1926-1973).
Un’Europa che non aderisce al bipolarismo della cosiddetta Guerra Fredda. Infatti la poesia “Tutti i giorni”, tratta dalla raccolta Il tempo dilazionato del 1953, è stata scritta sullo sfondo degli accordi di Jalta tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica. Basti ricordare che il vertice si tenne nell’ultimo anno del secondo conflitto, tra il 4 e l’11 febbraio 1945, tra i leader delle tre potenze alleate. Obiettivo fu il confronto sul futuro assetto geopolitico europeo in base al principio delle cosiddette zone di influenza.
Tutti i giorni esprime la posizione di alcuni intellettuali – detto Gruppo 47 - che non intendono aderire a nessuno dei due schieramenti, rifiutandone la contrapposizione ideologica.
Ingeborg Bachmann e Il Gruppo 47
Malgrado interessi eterogenei, i membri del Gruppo 47 condividono la condanna del nazismo, l’antimilitarismo, l’impegno morale a mantenere viva l’attenzione sul ricordo delle stragi e delle violenze per non dimenticare, per migliorare la società chiudendo definitivamente il capitolo del riarmo.
È un compito arduo tentare di ricostruire la propria identità tra le macerie. Se la speranza di ripartire da zero è rappresentata dal fondatore, lo scrittore Hans Werner Richter, i maggior esponenti del gruppo sono Heinrich Böll(1917-1985) e Günter Grass (1927-2015) insigniti del Nobel per la Letteratura rispettivamente nel 1972 e nel 1999.
Tutti i giorni di Ingeborg Bachmann: testo
Tutti i giorni
La guerra non viene più dichiarata,
ma proseguita. L’inaudito
è divenuto quotidiano. L’eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
è trasferito nelle zone del fuoco.
La divisa di oggi è la pazienza,
medaglia la misera stella
della speranza, appuntata sul cuore.Viene conferita
quando non accade più nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico è divenuto invisibile
e l’ombra d’eterno riarmo
ricopre il cielo.Viene conferita
per la diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all’amico,
per il tradimento di segreti obbrobriosi
e l’inosservanza
di tutti gli ordini.(Traduzione di Maria Teresa Mandalari)
Metrica: in originale e in traduzione la lirica è composta da tre strofe di versi liberi di lunghezza irregolare
Tutti i giorni di Ingeborg Bachmann: parafrasi
Anche se ufficialmente è terminata, la guerra continua a essere presente tanto che l’eccezionalità che rappresenta è divenuta quotidianità. Il vero eroe combatte la guerra, è il debole ad andare sul fronte. Oggi i simboli del nuovo eroismo devono essere pazienza, speranza e umanità.
La medaglia viene assegnata quando non si combatte più con un nemico visibile, quando non si sente il rumore delle armi, ma lo spettro della guerra continua a incombere.
La medaglia viene conferita a chi saprà disubbidire, a chi avrà il coraggio di raccontare verità scomode in nome di una comune rinnovata umanità.
Tutti i giorni di Ingeborg Bachmann: commento
Come in Ungaretti, che la Bachmann tradusse in tedesco, il titolo è parte integrante del testo a sottolineare che le ostilità continuano, malgrado la fine della Seconda guerra mondiale. Alcuni intendono la guerra in senso metaforico come condizione di chi combatte con le armi della poesia, cultura, letteratura contro il Male e i propri malesseri interiori. Il riferimento alla lotta contro le ombre della nostra mente mi sembra una forzatura, suggerita dalla vita tormentata dell’autrice morta in circostanze drammatiche a soli 47 anni.
Con uno stile sobrio, prosastico, incisivo Ingeborg Bachmann ammonisce a tenere alta l’attenzione sul presente, dove la guerra ha trovato nuovi sentieri per continuare sottotraccia.
Capovolge il codice militare di fedeltà alla patria, coraggio in battaglia, ubbidienza in nome dell’antimilitarismo. Propone un nuovo modello di eroe: chi la guerra la combatte. Solo così sarà possibile ritrovare il filo smarrito di una comune umanità.
Ha 12 anni Ingeborg Bachmann quando gli eserciti di Hitler entrano a Klagenfurt, la sua città in Carinzia. Appartiene a quella generazione schiacciata dal peso morale dell’Olocausto e della guerra. Un fardello che segnerà la sua travagliata esistenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Tutti i giorni” di Ingeborg Bachmann: una poesia contro la guerra
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