Un albero cresce a Brooklyn di Betty Smith

Un albero cresce a Brooklyn di Betty Smith è indubbiamente un libro autobiografico e lo si capisce dalle prime righe. Il lungo racconto si snoda per un arco di tempo che va dall’infanzia della protagonista alla sua età adulta, ma non è affatto pesante.

Il punto di vista della bambina è così ben descritto, con minuzia di dettagli e linguaggio semplice e scorrevole, che ad un certo punto si ha la sensazione di vivere al posto suo. Ci si trova dunque a provare il desiderio di isolarsi e rifugiarsi nei libri per non sentire troppo il dolore della vita povera, riuscendo a percepire chiaramente come può sentirsi una bambina molto introversa, costretta a crescere prima del tempo. Allora si spera e si dispera nel futuro, si ride di fronte ai personaggi adulti più buffi, si piange per le disgrazie, si provano paure e vergogne infantili indotte dalle fissazioni dei grandi. Infine si cresce e si trova il modo di costruire la propria vita contando solo sulle proprie forze.

Anche l’ambientazione sociale è dipinta bene, sempre vista con gli occhi della piccola protagonista. Lei descrive minuziosamente fatti che non può capire, come l’aggressione da parte delle "signore per bene" ad una madre illegittima, che ha la sfrontatezza di amare il suo neonato, nonostante il padre di quest’ultimo sia fuggito senza sposarla. Commovente l’affetto che lei prova per la zia vivace e stravagante, che si è guadagnata una pessima fama a causa dell’atteggiamento facile e provocatorio nei confronti degli uomini: anche lì è molto chiaro come la bimba non riesca a capire come un personaggio per lei così adorabile e in grado di entrare in empatia con lei, venga additato come osceno e fonte di vergogna per tutta la famiglia. Si percepisce bene la difficoltà che poi lei trova ad inserirsi in una società così ipocrita e piena di regole poco comprensibili, soprattutto per le donne.