“Quest’estate ce ne andremo al mare” la voce inimitabile di Giuni Russo si alza di tonalità in tonalità restituendoci uno dei tormentoni simbolo dell’estate, infine si libra in un unico vocalizzo che riproduce il verso di un gabbiano. Un lungo garrito è la firma finale, il suggello di un successo che perdura tuttora.
Un’estate al mare ci restituisce il sogno immortale di agosto; possiamo ascoltarla in ogni luogo e in ogni tempo, persino in una giornata umida di pioggia, e sentire animarsi dentro di noi il battito inconfondibile dell’estate: il sole incendiario e l’acqua che rinfresca, le spiagge affollate e il sale marino che crepita sulla pelle.
Odore di crema solare e di latte di cocco, voglia irresistibile di tuffarsi da uno scoglio e poi nuotare liberi fino al largo dove lo sguardo annega nel blu. Un’estate al mare, scritta nel 1982 da Franco Battiato, evoca sogni e spensieratezza, non a caso, negli anni, è diventata la canzone simbolo dell’estate italiana.
Non c’è “italiano vero” che non ne sappia intonare a memoria il ritornello, ormai divenuto parte della cultura nazionalpopolare al pari dell’Inno di Mameli.
Scalò vertiginosamente le classifiche salendo al primo posto il 7 agosto del 1982, contro ogni pronostico - che la vedeva come una semplice “canzone estiva” - avrebbe mantenuto il primato sino a fine novembre.
Il brano ebbe un successo strepitoso, destinato a durare nel tempo: perché Un’estate al mare non era affatto una canzone leggera, a dispetto delle prime impressioni.
In essa si conciliavano il talento di paroliere di Franco Battiato - che aveva appena lanciato il suo album capolavoro, La voce del padrone - e la bravura di un’interprete, Giuni Russo, pseudonimo di Giuseppa Romeo, capace di un’estensione vocale originalissima. Il binomio Battiato-Russo risultò vincente: da un lato c’era il supporto di un testo che combinava leggerezza e intellettualismo (si pensi all’incipit quasi scandaloso: “mercenarie del sesso”), scritto dallo stesso autore di Summer On a Solitary Beach; dall’altro c’era una vocalità particolare che sembrava inseguire il modo turbinoso dell’onda marina e infine volteggiare in alto sull’ala di un gabbiano. Nessuna parola è lasciata al caso in Un’estate al mare: il suo successo è costruito ad arte, in realtà non è una ‘canzone estiva’, ma rappresenta proprio l’intenzionale rovesciamento parodico del classico tormentone. A cantare a squarciagola “Quest’estate ce ne andremo al mare” è, nella finzione testuale, proprio una persona cui in verità la spensieratezza di una vacanza è negata.
Forse non tutti sanno il vero significato nascosto della canzone, che oltre la rima degli ombrelloni “-oni oni” racchiude un messaggio profondo: è un testo contro la violenza sulle donne. Vediamo perché nell’analisi.
“Un’estate al mare” di Giuni Russo: testo
Per le strade mercenarie del sesso
Che procurano fantastiche illusioni
Senti la mia pelle com’è vellutata
Ti farà cadere in tentazioni
Per regalo voglio un harmonizer
Con quel trucco che mi sdoppia la voce
Quest’estate ce ne andremo al mare per le vacanzeUn’estate al mare
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Un’estate al mare
Stile balneare
Con il salvagente
Per paura di affogareSopra i ponti delle autostrade
C’è qualcuno fermo che ci saluta
Senti questa pelle com’è profumata
Mi ricorda l’olio di Tahiti
Nelle sere quando c’era freddo
Si bruciavano le gomme d’automobili
Quest’estate voglio divertirmi per le vacanzeUn’estate al mare
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Un’estate al mare
Stile balneare
Con il salvagente
Per paura di affogareQuest’estate ce ne andremo al mare
Con la voglia pazza di remare
Fare un po’ di bagni al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oniUn’estate al mare (quest’estate ce ne andremo al mare)
Stile balneare (quest’estate ce ne andremo al mare)
Toglimi il bikini (quest’estate ce ne andremo al mare)
(Quest’estate ce ne andremo al mare, quest’estate ce ne andremo al mare)
(Quest’estate ce ne andremo al mare, quest’estate ce ne andremo al mare)
“Un’estate al mare” di Giuni Russo: la canzone
“Un’estate al mare”: il significato nascosto della canzone di Giuni Russo
Innanzitutto, collochiamo il brano nel tempo: era il 1982, un’estate afosa, che vedeva gli italiani radunati nel sogno comune della vittoria ai Mondiali, infine realizzato. La canzone di Giuni Russo si addiceva perfettamente a questo bisogno di spensieratezza, all’incanto corale di cantare un inno di appartenenza. Tra un ghiacciolo e un cocomero appena tagliato le radio sparavano a tutto volume le note di “Un’estate al mareee” e le persone le facevano eco, pur non riuscendo a raggiungere l’estensione perfetta degli acuti. C’era voglia di gridare, c’era voglia di libertà, una voglia quasi feroce. La verità è che gli italiani cantavano a squarciagola la canzone, scritta da Battiato, senza capirla davvero: o, almeno, spesso a essere privilegiato era il ritornello, perché restituiva l’atmosfera svagata di vacanza. Già l’incipit, “Per le strade mercenarie del sesso”, risultava un poco più difficoltoso, oltre che licenzioso, però ben si accordava all’atmosfera caliente del brano disco pop: calore e lussuria, estate come stagione erotica per eccellenza, quando braccia e gambe sono scoperte e il corpo nudo, finalmente liberato, lascia ben poco spazio all’immaginazione.
Ma la parte preferita della canzone era, inequivocabilmente, il ritornello, quando la voce di Giuni Russo si sollevava come un’onda imponente prossima ad avvicinarsi alla riva:
Quest’estate ce ne andremo al mare
Con la voglia pazza di remare
Fare un po’ di bagni al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Non era questo, però, il significato della canzone: questa era la dimensione comune, il sentimento vacanziero nella quale gli italiani - popolo di vacanze agostane - si riconoscevano e specchiavano. In quella strofa Battiato aveva ripreso, con sagacia, tutti i cliché italianissimi sulle vacanze estive. Il ritornello di Un’estate al mare è il capolavoro di un paroliere virtuoso: in quattro versi troviamo racchiusi tutti i termini che gli italiani associano all’estate, “mare”, “remare”, “bagni”, “ombrelloni”, “salvagenti” e “creme solari”. Si componeva così, nell’immaginario collettivo, il perfetto ritratto delle ferie estive: un’estate al mare olio su tela, con tanto di onomatopeica riproduzione del verso del gabbiano per dare più veridicità allo scenario. Ecco il talento di Battiato come cantautore, unito al vitalismo di una voce prorompente, quella di Giuni Russo, che non aveva uguali. Solo lei poteva cantare Un’estate al mare in quel modo.
C’era, però, un sottotesto che pochi riconoscevano. La vera impronta di Battiato è nelle atmosfere allucinatorie e surreali, che ci consegnano uno scenario diverso, opposto alle atmosfere solari dell’estate italiana:
Sopra i ponti delle autostrade
C’è qualcuno fermo che ci saluta
Senti questa pelle com’è profumata
Mi ricorda l’olio di Tahiti
Nelle sere quando c’era freddo
Si bruciavano le gomme d’automobili
L’abilità di Battiato è quella di concepire un ritratto in chiaroscuro, mostrandoci la vacanza come un privilegio inaudito, una sorta di sospensione dalle difficoltà della vita. La donna cui dà voce, tramite il testo di Un’estate al mare, è infatti una prostituta che, soltanto per il tempo breve di una vacanza al mare, può permettersi di essere quello che non è. In realtà - qui il testo di Battiato si fa criptico - è possibile che l’estate al mare cantata dalla donna non sia altro che un sogno di libertà, questo spiega le atmosfere surreali, l’allucinazione che sembrava progressivamente alimentarsi nello svolgimento del testo.
L’interpretazione di Giuni Russo, poi, fece il resto. La cantante entrò perfettamente in sintonia con la visione astratta e intellettuale di Franco Battiato, dando alle parole il senso giusto e il peso che meritavano. In un’intervista successiva fu la stessa Russo a spiegare il senso profondo della canzone, come un manifesto contro la violenza sulle donne:
“Un’estate al mare è per me un manifesto contro ogni forma di violenza sulle donne. Il desiderio di libertà, che nel caso della canzone si riconduce al desiderio di andare al mare, ma nel nostro quotidiano richiama la voglia e la libertà di vestirsi, di ubriacarsi, di poter tornare tardi la notte senza dover aver paura di esser uccisa e/o stuprata. La Libertà della donna.”
Le parole di Giuni Russo suonano estremamente contemporanee, come se già nei lontani anni Ottanta la cantante avesse intuito l’emergere di un problema che oggi appare all’ordine del giorno: la libertà della donna, le sue conseguenze, i limiti che ancora vengono a essa imposti. Avere una vacanza, correre libera in bikini, cospargere la pelle nuda di olio solare, è un privilegio, una libertà che non deve essere data per scontata; la cantante, da sempre schierata nella lotta per l’emancipazione femminile in Sicilia, l’aveva intuito prima di tutti. Aveva saputo così dare il giusto tono al dualismo sotteso ai versi carichi di significato di Franco Battiato, le sue “fantastiche illusioni”.
Forse, quando la mitica Giuni cantava le note spensierate di Un’estate al mare dai vinili gracchianti, la società non era ancora pronta ad accogliere il suo messaggio, e la poesia di Battiato appariva come una prova di virtuosismo intellettuale. Oggi, invece, speriamo che le persone siano più consapevoli e capaci di intuire un messaggio importante.
In definitiva Un’estate al mare è tutto, fuorché una canzone leggera: la prossima volta che intonerete il ritornello, magari mentre correte a piedi nudi sulla sabbia bollente, ricordatelo. Un’estate al mare è una promessa di libertà, l’elogio di un’emancipazione femminile che è stata a lungo negata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Un’estate al mare”: il significato nascosto della canzone di Giuni Russo simbolo dell’estate
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