In occasione dell’anniversario della scomparsa del maestro Franco Battiato vi spieghiamo perché le sue canzoni sono poesia. Chi ascolta le note del cantautore siciliano lo sa; ormai conosce il mistero custodito in quelle melodie capaci di trasportarci in una realtà trascendente.
Le canzoni di Battiato sono una forma sublime di arte, una poesia in musica, alcune più di altre. Sapete che una delle canzoni più celebri del cantautore, Invito al viaggio, è la riscrittura di una poesia di Charles Baudelaire?
Fleurs : quando Battiato citò Baudelaire
Proprio così. L’album di Battiato composto nel 1999, Fleurs, presenta sin dal titolo un chiaro riferimento alla raccolta Les Fleurs du mal (1857) di Baudelaire.
Il filo conduttore del disco, inciso dall’autore in soli due giorni nella sua casa di Milo alle pendici dell’Etna, era il tema del viaggio unito a un senso impalpabile di malinconia. La copertina di Fleurs, il ventesimo album del cantautore, era la riproduzione di un quadro di Battiato stesso, Derviscio Con Rosa, e rimanda alla tecnica dell’èkphrasis utilizzata come fil rouge dei brani: ogni canzone appare come la descrizione di un quadro, in questo caso di un quadro interiore, ovvero di una visione intima della coscienza. Il sottotitolo dell’album era infatti “esempi affini di scrittura”, Battiato rintraccia nelle parole e nelle immagini offerte da altri la propria voce.
L’ultima traccia del disco, Invito al viaggio, è una riscrittura della lirica originale di Baudelaire L’Invitation au voyage contenuto in Les Fleurs du mal. Il testo fu composto e adattato in traduzione italiana dal filosofo e saggista catanese Manlio Sgalambro, mentre la musica dallo stesso Franco Battiato.
Scopriamo analogie e differenze tra la canzone di Battiato e la poesia di Baudelaire.
Invito al viaggio di Franco Battiato: testo
Ti invito al viaggio
In quel paese che ti assomiglia tanto.
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
Hanno per il mio spirito l’incanto
Dei tuoi occhi, quando brillano offuscati.Laggiù tutto è ordine e bellezza,
Calma e voluttà.Il mondo s’addormenta in una calda luce
Di giacinto e d’oro.
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
Arrivati da ogni confine
Per soddisfare i tuoi desideri.
I tuoi desideri...Le matin, j’écoutais les sons du jardin
La langage des parfums, le langage des parfums:
des fleurs...
Invito al viaggio di Charles Baudelaire: testo
Sorella mia, mio bene,
che dolce noi due insieme,
pensa, vivere là!
Amare a sazietà,
amare e morire
nel paese che tanto ti somiglia!
I soli infradiciati
di quei cieli imbronciati
hanno per il mio cuore
il misterioso incanto
dei tuoi occhi insidiosi
che brillano nel pianto.Là non c’è nulla che non sia beltà,
ordine e lusso, calma e voluttà.
Mobili luccicanti
che gli anni han levigato
orneranno la stanza;
i più rari tra i fiori
che ai sentori dell’ambra
mischiano i loro odori,
i soffitti sontuosi,
le profonde specchiere, l’orientale
splendore, tutto là
con segreta dolcezza
al cuore parlerà
la sua lingua natale.Là non c’è nulla che non sia beltà,
ordine e lusso, calma e voluttà.
Vedi su quei canali
dormire bastimenti
d’animo vagabondo,
qui a soddisfare i minimi
tuoi desideri accorsi
dai confini del mondo.
Nel giacinto e nell’oro
avvolgono i calanti
soli canali e campi
e l’intera città
il mondo trova pace
in una calda luce.
Là non c’è nulla che non sia beltà
ordine e lusso, calma e voluttà.
Invito al viaggio: dalla poesia di Baudelaire alla canzone di Battiato
Il viaggio cui fa riferimento Battiato è di proustiana memoria: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” scriveva l’autore della Recherche.
Non a caso Franco Battiato fa riferimento al viaggio “in quel paese che ti somiglia tanto”, evocando la libertà del rispecchiamento dentro sé stessi, una capacità di riconoscersi. Solo conoscendo a fondo noi stessi scopriremo il mondo; è questa la morale custodita nell’invito al viaggio di Battiato.
Ma quali sono le differenze principali tra la canzone e la poesia?
Le più riconoscibili riguardano lo schema metrico e la totale assenza di rime: Battiato si serve della melodia per sposare tra loro le parole e quindi non le unisce secondo accordi o assonanze verbali. In entrambi i casi comunque il tema centrale è il viaggio onirico: il poeta parla del viaggio compiuto guardando negli occhi la donna amata, il cantautore invece non si rivolge a una donna nello specifico, ma un “tu” non meglio identificato che tuttavia conosce bene e per cui nutre un sentimento esclusivo. L’invito al viaggio di Baudelaire è amoroso, l’uso reiterato dei pronomi possessivi “mia” mostra la sua vicinanza alla donna amata, è proprio la coincidenza tra la donna e il paesaggio a rendere possibile la fuga; mentre l’invito di Battiato è più contemplativo, fa riferimento a una dimensione trascendente.
“Amare è morire”, dice Baudelaire, alludendo al fatto che amare è sufficiente per riempire la vita sino alla morte. Nella poesia appare il riferimento a una paesaggio esotico, lussuoso da Mille e una notte che sembra intriso di un soffio di erotismo; mentre la visione di Battiato è più ascetica fatta interamente di “calma e luce”.
Nella canzone viene inoltre eliminata la strofa centrale della poesia che descrive nei dettagli il paesaggio contemplato dall’amante restituendoci l’immagine di un regno orientale fatto di lusso, fiori rari, soffitti adornati e specchi che sembrano sollecitare tutti i sensi dal tatto, alla vista sino all’olfatto. Battiato spoglia il paesaggio baudelairiano da ogni caratteristica fisica, trasformandolo in un luogo dell’anima.
Laggiù tutto è ordine e bellezza,
Calma e voluttà.
Nel finale della canzone di Battiato inoltre il “tu” scompare e si passa all’io; protagonisti non sono più gli amanti, ma l’individuo e il suo profondo mistero.
Gli ultimi versi in francese danno voce un “je”, forse rappresentazione stessa dell’anima. Infine è l’anima ad ascoltare i canti, i profumi e i suoni di un giardino misterioso che sembra essere l’emblema della “foresta di simboli” di Baudelaire, il luogo dove la “Natura è un tempio” dove avvengono le corrispondenze.
Non è la prima volta che Battiato si ispira a un grande autore della letteratura per comporre le sue musiche; l’aveva già fatto con Leopardi ne Gli uccelli, ma la sua rilettura del testo di Baudelaire ci consegna tutta l’intensità spirituale di una mente capace di accogliere le profonde “affinità elettive” in grado di legare il mondo interiore alla realtà esteriore.
Le “corrispondenze” intessute da Franco Battiato ci permettono di avvertire delle vibrazioni contemplative legate a un altrove, che nella poesia di Baudelaire si lega a un luogo fisico - un ignoto e lussuoso mondo orientale - mentre ora, nel canto, appare più simile a una dimensione mentale, una sorta di paradiso dell’anima.
Quel “laggiù” che si trova oltre il confine sembra essere la destinazione finale del viaggio, la meta agognata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Invito al viaggio”: quando Franco Battiato citò Baudelaire
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