Nella storia della letteratura italiana del primo Novecento è stata fatta un’ingiusta “sforbiciata”, che ha escluso dai libri di scuola un grande scrittore: Giovannino Guareschi. La sua opera più famosa? “Don Camillo”. Beh, chi non lo conosce? Chi non ha visto i numerosi film ispirati a questo strano prete? Si tratta quindi del classico romanzo i cui personaggi sono divenuti più famosi dello scrittore che li ha creati? No, la storia è più complessa…
Giovannino Guareschi nasce a Fontanelle di Roccabianca il primo maggio del 1908. Durante la sua carriera, terminata con la morte a Cervia il 22 luglio 1968, Guareschi fu scrittore, giornalista, caricaturista ed umorista. Collaborò con la “Gazzetta di Parma” , con il “Corriere Emiliano” e con il “Bertoldo”fino al 1945, quando fondò il “Candido”, un settimanale umoristico che più volte prese in giro il partito comunista, facendo infuriare Togliatti che definì Guareschi “tre volte idiota moltiplicato tre. Ma Guareschi non si fece certo intimidire, e continuò la sua campagna a sostegno della Democrazia Cristiana, che si presentava alle elezioni del 1948. E’ sua la celebre frase: “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no”. Una volta terminate le elezioni, Guareschi non ripose la penna, ma anzi, criticò anche la Democrazia Cristiana, poiché vedeva che si stava allontanando dai principi ai cui si era ispirata al momento della fondazione. Ebbe un rapporto difficile con il potere, poiché non fu propenso a scendere a compromessi. Non perse mai la sua libertà di giornalista e scrittore, venendo così attaccato dalla sinistra (forse a volte non abbastanza auto ironica) e dalla Democrazia Cristiana (che non seppe neppure riconoscere il vantaggio datole da Guareschi alle elezioni con alcuni suoi scritti). Lo scrittore, giornalista, umorista, venne quindi abbandonato da tutti. Abbandonato perché era rimasto se stesso, e aveva criticato destra e sinistra indipendentemente dalla sua fede e dalle sue convinzioni. Per capire quanta preoccupazione creò Guareschi, quanto una “penna libera” poteva diventare pericolosa per i potenti, basti pensare che il suo funerale fu disertato da tutte le autorità.
Cosa rimane a noi? Senza dubbio dei romanzi belli, veri, semplici e mai volgari. Delle storie che raccontano un’Italia divisa tra comunisti e democristiani. Dei racconti che lasciano una grande serenità, e che devono farci riflettere su come uno scrittore italiano, che ha venduto più di 20 milioni di copie nel mondo, sia ormai quasi uno sconosciuto in Italia, il paese per il quale ha tanto combattuto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un’ingiusta esclusione: Giovannino Guareschi
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Sono d’accordissimo! Giovanni Guareschi è stato un grande: un grande uomo e un grande scrittore italiano del quale andare fieri. I suoi numerosissimi racconti si leggono d’un fiato: divertono, commuovono, appassionano ma, soprattutto, rasserenano. E si riprendono in mano volentieri, ogni volta con la certezza che ci faranno sentire bene. I personaggi di Guareschi sono veri, autentici: non sono mai solo e sempre cattivi oppure solo e sempre buoni. Negli uni c’è qualcosa degli altri e viceversa. I “cattivi” hanno un cuore e, quando finalmente decidono di ascoltarlo, la loro generosità è prorompente, e i “buoni” ogni tanto si lasciano tentare dal “diavoletto” nascosto dentro ciascuno di noi. Ha perfettamente ragione Bertoni: Guareschi è stato sempre e soltanto se stesso, e questo gli fa davvero onore. Uomo del popolo, finissimo e acutissimo osservatore dell’animo umano, capace di denunciare senza mai condannare e, ancor di più, capace di compatire. L’esperienza del campo di concentramento ha affinato la sua umanità, lo ha reso fiero e mite allo stesso tempo, capace di guardare le fragilità dell’uomo con lucidità e verità, senza mai cedere al desiderio di vendetta.
Grazie a Bertoni per la sollecitazione che ci ha fatto: c’è ancora tempo per porre rimedio a questa vergognosa omissione e per dare a Guareschi lo spazio che gli spetta sulle nostre antologie!
Italiani.. un popolo da sempre malato di tutto ciò che viene dall’estero, anche a costo di dimenticarsi dei suoi compatrioti più geniali. Leonardo, Maria Montessori, Basile, Straparola. Tutti personaggi straordinari; e, purtroppo, in questo gruppo rientra anche il grande Giovannino, e a torto!
Ma può essere un Paese normale, il nostro, che osanna Dan Brown o Rowlings, con tutto il dovuto rispetto, e si scorda ( o peggio ancora, ignora) delle sue stars?
Secondo me, no.