E’ trascorso ormai più di un mese dall’entrata in vigore del decreto che ha abolito la tassazione agevolata per le spese di spedizione a carico degli editori (vedi articolo). Qualche giorno dopo la notizia dell’approvazione di questo decreto, giornalisti, artisti, editori sono scesi in piazza, nella speranza di impedire questo taglio. Ed ora? Perché in questi giorni le grandi testate non ne parlano più? Cos’è successo? Cos’è cambiato? La risposta è semplice: ci sono giornali e giornali. Se all’inizio tutti gli editori, dai più importanti ai meno conosciuti, hanno protestato, c’è anche da dire che questo decreto, nel colpire l’editoria, penalizza maggiormente chi già è in una situazione di difficoltà.
Proviamo ad analizzare la situazione. A quanti giornali e giornalini siamo abbonati? La maggior parte di questi non è disponibile in tutte le edicole, eppure la riceviamo, perché si tratta di informazione, cultura, spiritualità o intrattenimento. Bene, può darsi che presto non riceveremo più queste riviste. Già in questo mese abbiamo notato vari tagli: meno pagine a colori, qualche articolo in meno, una copertina più sottile… E purtroppo la situazione non può che peggiorare. Basti pensare a tutti quei mensili di associazioni cattoliche, o più in generale di onlus, o di progetti culturali nati anche vari decenni fa che ci raccontano il fascismo, il comunismo e le grandi battaglie che i nostri nonni hanno dovuto combattere, perché noi avessimo ora un mondo più libero. Tutte le loro pubblicazioni, prima, arrivavano nelle nostre case con un prezzo inferiore, rispetto a quello che un comune cittadino dovrebbe pagare, se volesse spedire un giornale. Ora non più. Ma non si tratta di voler mantenere una “casta” che abbia dei privilegi speciali. Si tratta della sopravvivenza di moltissime testate minori che vivono grazie agli abbonamenti dei loro lettori. E tutti quei giornali che hanno resistito al fascismo, alla censura e ad altre difficoltà? Beh, ora rischiano di cadere sotto i colpi di una scure che si abbatte rozzamente, colpendo come sempre quelli che chiedono di meno, hanno di meno, ma forse danno di più.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un mese dall’abolizione della tassazione agevolata per gli editori: cosa è cambiato?
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