Il componimento Una disperata vitalità di Pier Paolo Pasolini, l’ultimo della raccolta “Poesia in forma di rosa”, ha il titolo che, attraverso l’uso di un ossimoro, esprime l’ambiguità di uno stato d’animo dove la passione convive con la perdita della speranza.
Organizzato, come l’intera raccolta, in una struttura allegorica e strutturato in nove sezioni, nella prima di esse Pasolini, avvalendosi di una tecnica cinematografica con riferimento a un film di Godard, scrive versi che parlano di un viaggio in macchina attraverso la nuova preistoria e manifestano il proprio dolore.
La lettura del reale lucidamente avviene attraverso l’ideologia e manifesta una lacerazione tra utopia e storia, mentre persiste l’impeto civile con un registro linguistico ironico, cinico, irridente. Il poeta, rientrando da Fiumicino nel “lento risplendere a morte del paesaggio”, si vede con le “guance sotto gli occhi abbattuti” dopo avere osservato il castello:
Questo bestione papalino, coi suoi merli, / sulle siepi e i filari della brutta campagna dei contadini servi...
“Una disperata vitalità”: analisi e commento del poemetto
La prima parte del poemetto “Una disperata vitalità” è preceduta da un aforisma che, nella nuova realtà, rappresenta la caduta della comunicazione:
La morte non è / nel non poter comunicare / ma nel non non poter più essere compresi.
Totale dunque la frattura tra il poeta e il mondo capitalistico che uccide la comprensione.
Nel secondo capitoletto (anch’esso preceduto da un sottotitolo), a conclusione del viaggio, il poeta con sarcasmo intrattiene il lettore sulla pena che avverte nel corso di un’intervista.
Sentendosi “martirizzato” per le domande che gli vengono poste, manifesta il suo cambiamento di rotta nella scrittura dei versi: non più le terzine degli anni Cinquanta. In lacrime, fa presente di essere tornato al magma del presente per esprimere fino in fondo delusione e scacco:
Il Neo-capitalismo ha vinto, sono sul marciapiede come poeta, ah [singhiozzo] e come cittadino [altro singhiozzo].
Scriverà un “Monologo sugli ebrei”, precisa all’intervistatrice. “E di che parla?”, lei gli chiede. La risposta riprende l’aforisma già enunciato:
Beh, della mia… della sua morte. // Non è nel non comunicare, [la morte] / ma nel non essere compresi.
Nell’ottavo capitoletto, il poeta indica tre periodi che ha attraversato nel corso della sua esistenza con differenti modalità espressive.
Nel tempo dell’Analogica, in cui venne al mondo, poesia e realtà descrivevano la cultura del luogo con le proprie radici e tradizioni; nel tempo della logica Pasolini indossa l’abito del poeta civile, filtrando Marx attraverso il pensiero di Gramsci per cogliere il senso della storia e le condizioni del sottoproletariato urbano.
“Poi ci fu la Resistenza e io / lottai con le armi della poesia. // Restaurai la Logica, e fui / un poeta civile”.
Nel tempo dell’avvento del neo-capitalismo, che ha segnato la fine delle culture locali e dei dialetti, il poeta può esprimere la realtà soltanto con intenti psicagogici “Psicagogica era nelle religioni dell’area mediterranea la cerimonia di placazione con cui si guidava l’anima del defunto agli inferi”, ha sintetizzato Giuseppe Zigaina nel bel volume Pasolini tra enigma e profezia: cioè, come un profeta-sciamano.
Quanto al futuro, vorrebbe ricombinare i frammenti della realtà infranta, rapito dalla “Musica” e mosso da un amore irrazionale.
E consegna un’immagine lugubre: quella dei fascistiche:
“Veleggeranno verso i mondi della nuova Preistoria”
Il poemetto si chiude con una domanda dell’intervistatrice, rimasta disorientata dalla visione del neo-fascismo, e con la risposta profetica del poeta:
“Dio mio, ma allora cos’ha lei all’attivo?...” Io? - [un balbettio, nefando non ho preso l’optalidon, mi trema la voce di ragazzo malato] – Io? Una disperata vitalità.
A restargli è una speranza insperata. Inquietante perciò la visione del tempo futuro che ha il poeta, consapevole di una battaglia perduta, di una poesia destinata a non essere compresa.
Un futuro senza più l’utopia di un senso globale da dare al vivere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Una disperata vitalità” di Pier Paolo Pasolini: una poesia visionaria sul futuro
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