Una notte al call center
- Autore: Chetan Bhagat
Si passano quei periodi in cui ci si sente addosso una pressione eccessiva. Si può trattare di un notevole carico di lavoro, di un impegno superiore che ci viene richiesto nella vita familiare o sociale, o semplicemente di stanchezza che si accumula da mesi. Fatto sta che ci sono sere in cui si arriva a coricarsi e non si ha proprio voglia di impegnarsi la mente più di tanto. Si cerca semplicemente lo svago, l’evasione, il riposo anche mentale.
Ci vorrebbe una storia d’amore. Una di quelle appassionanti, un poco strazianti, con venature di allegria, e magari sullo sfondo di una bella storia di amicizia e solidarietà. Il punto è che chi solitamente è abituato a libri di un certo spessore, oramai difficilmente riesce a rifugiarsi nel romanzetto rosa, senza venire sommerso dalla noia. Si può provare con la chick lit: ma ultimamente anche questo sta diventando un terreno minato. Storie di ragazze imbranate ma dalle aspirazioni rampanti, ai loro primi passi nel mondo della moda, del cinema o della comunicazione, rigorosamente ambientate a New York e con la “sorpresa” finale del solito collega, ricco o squattrinato, ma sempre inevitabilmente bello e simpatico, si sprecano e si ripetono, rendendo estremamente difficile la scelta di un romanzo di una qualche originalità.
E allora? Allora si può provare con un romanzo come questo. Gli elementi ci sono tutti: storia d’amore, amicizia, solidarietà. E quindi cosa c’è di diverso?
Innanzitutto l’ambientazione. Niente New York: il romanzo si svolge in India, sebbene l’America abbia un ruolo fondamentale nella vita dei protagonisti. E niente posti di lavoro favolosi nei quali fare una carriera lampo: ci troviamo infatti in un call center, lavoro notoriamente poco ambito, con tutte le problematiche che si tira dietro. E per di più i protagonisti del romanzo fanno il turno più ingrato, quello di notte. La vita grigia e disperata di chi, per guadagnare due lire, deve fare i salti mortali: ad esempio, imparare l’inglese con accento perfetto in modo da non far capire agli americani che telefonano che il call center, in realtà si trova in India.
A ben vedere questi impiegati, non tutti giovani, non sono molto dissimili dagli italiani che fanno lo stesso mestiere. Persone comuni, ognuna delle quali porta dentro di sè la sua storia, più o meno nota agli altri. Storie di speranza o di disperazione, comunque storie di profonda insoddisfazione.
C’è Shyam, limitato da un capo incapace che gli impedisce di fare carriera, che oltre a subire le delusioni lavorative deve sopportare di lavorare insieme a Pryanka, la sua ex fidanzata della quale è ancora innamorato. Ma Pryanka, non si sa se più spinta dalla famiglia ad osservare la tradizione o attratta dalla prospettiva di una vita migliore, ha accettato di sposare un lontano parente che abita a Seattle, e del quale conosce solo la foto e la voce al telefono.
Vroom invece è giovane, vitale e un po’ sbruffone. In realtà aveva mille sogni, infranti nella dura realtà del call center. Esha sembra che i sogni li abbia ancora: vuole diventare modella. Ma i suoi amici non sanno che porta dentro di se il dramma di essersi venduta a chi l’ha solo ingannata per poi liquidarla come uno straccio vecchio. Radhika l’inganno lo deve subire da suo marito, e questo dopo che ha curato la suocera come se fosse sua madre. Il Veterano, infine, rischia, a causa del suo assurdo orgoglio, di rompere del tutto i rapporti con la sua famiglia.
I drammi personali di ciascuno dei colleghi finiranno per fondersi in un dramma collettivo alla notizia che il call center sta per chiudere e mandare tutti a casa. Inizialmente la notizia genera in tutti loro una sensazione di impotenza e di disfatta: l’impegno lavorativo scende a zero, e, complice un guasto ai computer, i sei decidono di andare a fare un giro in auto e bere qualcosa.
Ma il destino è in agguato, ed ecco che un curioso quanto terrificante incidente li porterà ad un passo dalla morte. Per tirarli fuori dai guai sarà necessario addirittura un intervento divino, anche se un tantino... informale: una telefonata di Dio. Sarà un sogno? Una suggestione? E’ veramente Dio quest’uomo che li conosce così bene, che ha una parola per ciascuno di loro, per farli riflettere sulle loro vite e sul modo in cui fino ad ora le hanno portate avanti? E se non è Dio, chi altro può essere? Fatto sta che in un modo o nell’altro Dio indica loro il modo di mettersi in salvo.
E’ questo episodio che fa scattare una molla nella mente di Vroom, e gli fa capire che non è possibile lasciare che la loro vita vada allo sbaraglio in questo modo senza che loro non tentino nemmeno di riprenderne in mano le redini. Anche gli altri risentono dell’accaduto e riflettono sulle parole che Dio ha detto e sui consigli che ha dato a ciascuno di loro. Così Shyam e Vroom mettono a punto un piano per risollevare il call center, spingendo letteralmente di lato il loro capo incapace. Radhika decide di lasciare il marito infedele ed egoista, andando a vivere con Esha. Pryanka scopre che il suo fidanzato non è stato esattamente sincero. Il Veterano si decide a mettere da parte l’orgoglio ed a chiedere scusa. Piano piano ciascuno di loro riprende possesso della propria vita, decidendo di osare e finalmente smettere di aspettare seduto da un lato, e si assume la responsabilità delle proprie decisioni.
Il finale è degno di un film di Bollywood, ci si aspetterebbe il commento musicale. Il classico lieto fine che tutti attendono fin dall’inizio. Dopotutto non si tratta certo di un romanzo impegnato, anche se offre comunque vari spunti di riflessione. Ma, come ho detto, non sempre si ha bisogno di un capolavoro letterario...
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