Uomini che odiano le donne
- Autore: Stieg Larsson
Non amo particolarmente i libri gialli e solitamente cerco di starne alla larga peggio che dalla peste. Se poi il libro in questione supera le seicento pagine i disincentivi alla lettura iniziano a diventare troppi per potermi invogliare a vincere la naturale avversione verso il genere in questione. Eppure il clamore mediatico generato dal primo libro di Stieg Larson mi ha convinto ad investire ben 19,50 euro per l’acquisto. Ad un libro giallo, si sa, non è affidato l’alto compito di “fare letteratura" e tantomeno ci si aspetta che le sue pagine siano cesellate da ornamenti prosaici aulici. Un poliziesco è un libro per tutti, un compagno scanzonato che ci accompagna durante i tempi morti, stuzzica la curiosità e aguzza l’ingegno senza mai diventare aristocratico; bisogna sfogliarne le pagine con leggerezza.
Nonostante sia stato al suo esordio letterario, Larsson ha dimostrato di conoscere a fondo il genere, avvalendosi di tutti i trucchi del mestiere per sedurre il lettore. Il successo editoriale è figlio di una serie di riuscitissime scelte. La trama è volutamente scontata. Un omicidio da risolvere, qualche colpo di scena e i soliti dissidi familiari condiscono la vicenda gradevolmente. L’azione, poi, si svolge in un piccolo paese, uno scenario circoscritto che strizza l’occhio al lettore; tutti possono essere sospettati, nessuno è innocente aprioristicamente. L’indagine in un luogo così circoscritto stimola l’indole voyeuristica del lettore che spierà nelle vite private degli abitanti del villaggio. Con un ristretto ventaglio di sospettati, ciascuno può divertirsi a formulare ipotesi e cercare soluzioni. I personaggi, umanamente eroici, sono presentati senza efficacia espressiva. L’autore coniuga la loro personalità tra virtù e vizi, si sofferma a descriverne il profilo psicologico, ma in modo vacuo. Nonostante parecchie pagine siano dedicate all’indagine introspettiva questa risulta sempre poco convincente e caricaturale. Inevitabilmente tra i due detective si genera grande tensione, un minestrone dagli ingredienti ben noti: sesso e amore, sintonia e riservatezza, late vicinanze. Eppure tutta questa banalità sembra funzionare e senza accorgertene inizi a vestirne i panni, a pensare come loro. Il libro diviene anche un pretesto per denunciare alcuni misfatti di cui l’odierna società svedese sembra essere rea. Il lettore scopre che lì una donna su tre è vittima di molestie (sarà vero?), scopre che la corruzione, la malavita, i pasticci burocratici non sono solo un vizio del “bel paese”. Anche in Svezia non è tutto oro quel che luccica. La prosa è scorrevole, veloce, a tratti giornalistica, mai ripetitiva e scontata. La lettura non è solo avvincente, ma anche rilassante.
Questi punti di forza rappresentano, a mio parere, anche la debolezza più evidente del romanzo. La trama, tanto scontata da essere prevedibile, consente al lettore di prevedere gli avvenimenti allentando continuamente tensione. Ne risente fortemente tutto il climax emotivo che non raggiunge mai punti abbastanza alti. I personaggi, troppo fumettistici e oleografici, risultano simpatici, ma finti. Imperdonabile è la distinzione troppo netta tra "buoni" e "cattivi"; i primi, sebbene trapelino di continuo lati oscuri del loro passato, ci vengono propinati con tanta bonarietà da essere assolti senza processo. Questo, oltre a restringere oltremodo la cerchia dei sospetti, rende la lettura stucchevole: sai già dove l’autore andrà a parare e latitano i colpi di scena. Le denunce sociali, poi, sembrano solo un pretesto attorno al quale costruire una storia. Il progetto originario intendeva, con dieci romanzi, mettere a nudo vizi e difetti della società svedese. La prematura scomparsa dell’autore ha bloccato questo arduo compito al terzo episodio della saga. La domanda resta la stessa: il giornalista Larsson usa il genere poliziesco per sensibilizzare l’opinione pubblica oppure utilizza i classici problemi (sui quali l’opinione pubblica è già sensibilizzata) come pretesto per un poliziesco moderno ed appetibile?
Uomini che odiano le donne. Millennium (Vol. 1)
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"Uomini che odiano le donne" di Stieg Larsson si mostra subito di facile lettura, confinante spesso con una certa costante sciatteria che cosntribuisce ad imprimere al romanzo un ritmo prolisso.
Nulla di nuovo per quanto riguarda il protagonista, Blonqvist, il solito eroe donnaiolo e senza macchia, in costante spleen baudeleriano. La forza dell’opera di Larsson, non sta, dunque, nè nella scrittura né nella sostanziazione della struttura dell’opera, alquanto macchinosa. Ciò che non dispiace è l’ambientazione fredda e cupa, ed una serpeggiante ecolialia di perversione che trova la sua epifania in piccoli indizi sparsi qua e là.
La detection, dal canto suo, per quanto ben congegnata, non sempre risulta particolarmente avvincente ed è forse proprio a causa di ciò che si staglia con forza il personaggio di Salander, nikita vendicativa e disturbata, anoressica che tira di boxe ed eccezionale hacker in grado di portare alla luce i segreti più nascosti.
Un romanzo senza infamia nè lode, dunque, che si legge con un moderato piacere e che con trecento pagine in meno sarebbe stato sicuramento più godibile.