Viaggio in Russia
- Autore: Joseph Roth
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
Joseph Roth (nato a Brody nell’attuale Ucraina nel 1894 e deceduto a Parigi in esilio nel 1939) fu un celebre scrittore e giornalista austriaco, ricordato soprattutto per i suoi romanzi “La leggenda del santo bevitore” (prima edizione tedesca del 1939 – ultima edizione italiana con BUR del 2012), “Fuga senza fine” (prima edizione tedesca del 1927 – ultima edizione italiana con Newton Compton del 2010) e “Giobbe - Romanzo di un uomo semplice” (prima edizione tedesca del 1930, ultima edizione italiana risalente al 1992). I suoi reportage furono invece tutti commissionati dal Frankfurter Zeitung, il giornale presso il quale Roth prestò servizio negli anni ’20 e si svolsero in Unione Sovietica, in Albania, in Jugoslavia, in Polonia e per ultimo in Italia.
“Viaggio in Russia” è infatti la raccolta dei suoi articoli che furono settimanalmente pubblicati sul Frankfurter Zeitung ed ognuno afrronta lodevolmente uno specifico argomento.
Dapprima Roth narrò del posto di blocco di confine a Niegoreloe che raggiunse in treno e da cui rimase notevolmente colpito:
“sembra che questo non sia un confine qualunque fra paese e paese, questo vuole essere un confine fra mondo e mondo”.
Successivamente, Roth descrisse la borghesia del 1926 che pareva essersi fermata al 1917 e che
“al cinema vorrebbe vedere i costumi, le abitudini, i destini e i mobili dei suoi contemporanei: ufficiali che non prestano servizio nell’Armata Rossa, ma frequentano ancora il circolo dei nobili”.
Più oltre, il giornalista compì un viaggio ricco di fascino lungo il Volga, fino a raggiungere la città di Astrachan, famosa per il suo caviale ma tormentata dalle mosche. Risulta interessante vedere come le classi sociali rimanevano ancora stoicamente divise per piani sul battello che attraversava il fiume ma ancora più spettacolare è il paesaggio incontaminato che descrisse l’autore:
“Il cielo sul Volga è vicino, piatto e dipinto di nuvole immobili. Dalle due parti, dietro le rive, si vede fino a molto lontano, ogni albero che spunta, ogni uccello che si alza in volo, ogni animale che pascola. […] Questa terra dà il senso della libertà, come da noi lo danno soltanto l’acqua e l’aria”.
Tanti altri sono i temi narrati nei seguenti articoli di questa raccolta ed alcuni sono persino inediti. Per citare qualche esempio: la condizione delle donne russe, la presenza della religione e della Chiesa, la scuola, Leningrado (attuale San Pietroburgo) e altro ancora.
A me ha colpito molto, in particolare, la descrizione delle strade russe, a cui Roth dedicò in modo maestrale un intero reportage:
“A prima vista le strade delle città russe appaiono vivaci e variopinte. Molte donne portano, ben teso sui capelli, un fazzoletto rosso con un grosso nodo sulla nuca. E’ l’unica civetteria, pratica del resto, della rivoluzione. […] Eppure la strada russa io la sento grigia. Le masse di cui è popolata sono grigie. È un grigio che divora il rosso dei fazzoletti, delle bandiere, dei distintivi, e il riflesso dorato delle chiese. C’è molta gente povera vestita a casaccio. Da questa gente emana una grande serietà, opprimente nella sua piattezza, patetica nella sua miseria. La strada russa ricorda lo scenario di un dramma sociale.”
In conclusione, si potrebbe affermare che a Roth parse che ci fosse il rimpianto di quel recente passato
“nel quale si visse già, certo, un’esistenza precaria, che oggi però appare come un paradiso”
e la conferma la si può trovare nella dichiarazione che il giornalista austriaco fece a Walter Benjamin quando si incontrarono a Mosca: egli disse infatti di essere partito per quel viaggio bolscevico e di ritornare monarchico!
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