L’Anticristo
- Autore: Joseph Roth
- Categoria: Narrativa Straniera
L’Anticristo, romanzo del geniale scrittore, giornalista e saggista austriaco ebreo, ma anche fortemente filo cattolico non istituzionale Joseph Roth, venne da lui scritto a Parigi nel 1934, durante il doloroso esilio causato dalla persecuzione nazista.
È stato un testo ignorato per decenni, dato il carattere incendiario che, con un misto di sbeffeggiamento e derisione, superiore ironia, condanna ogni dittatura e totalitarismo, sia esso nazismo, fascismo, capitalismo, stalinismo, falsa democrazia, anche il cinema hollywoodiano, considerato "Terra delle ombre", irrealtà mistificante, il potere religioso compreso il Vaticano.
Roth denuncia la falsa coscienza del mondo. Si schiera decisamente con gli umili, gli indifesi, i poveri, gli operai, i mendicanti che vivono sotto i ponti, gli ubriaconi. Egli stesso, caduto in miseria, divenne alcolista. Il suo ultimo libro in parte autobiografico "La leggenda del santo bevitore" nel 1980 è diventato un film, con la regia di Ermanno Olmi.
L’Anticristo è stato pubblicato in Italia da EIR (Editori internazionali riuniti, pp. 164, 2010), tradotto da C. Guarnieri.
Lo scrittore ha dichiarato le intenzioni che hanno ispirato il romanzo, dove l’Anticristo non è una singola persona, ma un sistema di vita, scritto
"come un monito affinché l’Anticristo venga riconosciuto, in tutte le forme in cui si mostra."
Il protagonista, alter ego di Roth, girovaga per l’Europa, alle dipendenze del "Signore delle mille lingue", padrone di tutta la stampa mondiale. Già qui vediamo delinearsi una profezia, giacché oggi la finanza elitaria domina a livello globale e possiede non solo testate giornalistiche e case editrici, ma pure i canali di informazione su internet. J.R. non riuscirà a contrastare questa realtà.
Nella testimonianza giornalistica della "Terra rossa" vede all’opera due "scope", spazzini che devono eliminare il cielo e la giustizia. Una schiera di spazzini fa piazza pulita della "ragione umana", un’altra della "rivoluzione".
Prima di Hannah Arendt, Roth definisce il male come "banale medusa". Quindici anni prima di Orwell inventa, anzi scopre, la degenerazione della neolingua, che capovolge il senso del linguaggio e i valori: nel romanzo gli assassini vengono chiamati amanti, i ladri uomini d’onore. Anche i capi mafia, strana e non casuale coincidenza, sono detti "uomini d’onore".
In Vaticano il papa si addormenta sul trono per un breve momento e in quel lasso di tempo il demonio prende il suo posto.
Lo scrittore non finisce di stupire: profetizza che gli ebrei, se combattono il nazismo solo perché sono perseguitati, quindi come vendetta, covano e alimentano il male in loro e un domani essi stessi lo potranno ripetere. Tali sono le ragioni per cui il libro è stato subito accantonato. L’autore non se ne stupisce, ne è ampiamente consapevole, infatti scrive:
"L’Anticristo è venuto: travestito in modo tale che noi, noi che siamo abituati ad attenderlo da anni, non lo riconosciamo. E già abita in mezzo a noi, in noi stessi."
Roth muore povero, forse battezzato, ma su ciò non vi è certezza.
L’Anticristo è un romanzo fantapolitico quanto mai attuale, che andrebbe letto con grande attenzione, facendo un esame di coscienza. Il male va di pari passo con la perdita del sacro, Roth lo sottolinea; con la parola “sacro” non intende una religione particolare, ma privilegia il cristianesimo, vicino ai suoi sentimenti di carità e giustizia. Anche Gesù era ebreo dopo tutto, sebbene Spirito universale.
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