

Vietato uccidere. Le indagini del commissario Armand Gamache
- Autore: Louise Penny
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2025
Con Vietato uccidere. Le indagini del commissario Armand Gamache (Einaudi, 2025, trad. di Alessandra Montrucchio e Carla Palmieri), prosegue la pubblicazione della serie di romanzi di Louise Penny con protagonista Armand Gamache, l’ispettore capo della Surêté du Québec.
Si tratta in realtà del quarto libro, pubblicato originariamente nel 2008, in cui ritroviamo alcuni dei personaggi che hanno fatto il successo di questa serie. È ambientato in un hotel esclusivo ed elegante, il Manoir Bellechasse, sulle rive boscose del lago Massawippi, non lontano dal villaggio di Three Pines, che invece fa da sfondo alle altre indagini della squadra di Gamache.
È il culmine dell’estate e Armand e Reine-Marie Gamache, in occasione del loro anniversario di matrimonio, stanno soggiornando, come da tradizione, presso il Manoir Bellechasse, una vera e propria “gemma” rara circondata dalla natura, costruita molti anni prima: un rifugio isolato per ospiti che cercano tranquillità e riservatezza. Oltre ai Gamache, però, l’hotel ospita i membri della famiglia Finney, ricca, snob, chiassosa e problematica. Fra loro, con grande sorpresa per Armand e Reine-Marie, ci sono anche due amici di Three Pines, Peter Morrow e la moglie Clara, la cui stravaganza non è mai stata accettata dalla famiglia del marito. I Finney – o meglio, i Morrow –, sono freddi, impietosi, competitivi e bugiardi; sembrano nutrire da sempre disprezzo e gelosia l’uno verso l’altro. Si sono riuniti al Manoir Bellechasse per onorare Charles Morrow, primo marito di Irene Finney, una donna fredda e dispotica. La riunione da lei voluta prevede anche l’inaugurazione, nel parco dell’hotel, di una grande statua commemorativa del patriarca, scomparso ormai da tempo – circostanza che non fa che accrescere la tensione tra i familiari.
Mentre il caldo aumenta, l’umidità diventa insopportabile e gli insetti si fanno sempre più fastidiosi, un terribile temporale estivo non solo porta un poco di refrigerio, ma lascia dietro di sé un cadavere. Una morte che non avviene nei capitoli iniziali, in quanto l’autrice dedica un buon numero di pagine alla descrizione dei personaggi e dell’ambientazione. Così facendo, consente al lettore di conoscere ogni membro della famiglia Morrow e lo staff del Manoir Bellechasse, tutti potenziali sospettati dell’omicidio che è stato commesso in modo inspiegabile.
Gamache – che i Morrow pensano essere un bottegaio in compagnia della moglie, una donna delle pulizie – viene raggiunto dalla squadra omicidi della Sûreté du Québec, che trasforma una comunità in apparenza ordinata in un brulicare di attività investigative. Insieme a Gamache, Isabelle Lacoste e Jean Guy Beauvoir, con la loro esperienza e sensibilità nel condurre le indagini, devono cercare di portare alla luce le dinamiche familiari, i problemi rimasti latenti e i rancori covati per anni dai Finney:
[...] sentiva Beauvoir vibrare accanto a lui. L’ispettore era il cane alfa, intelligentissimo, il secondo in comando e in tensione perpetua che credeva nel trionfo dei fatti sui sentimenti. Non gli sfuggiva quasi niente. Tranne, forse, le cose che non si potevano vedere. Anche l’agente Lacoste osservava la scena. Ma a differenza di Beauvoir lei rimaneva calmissima. Era la cacciatrice della squadra. Furtiva, silenziosa, attenta. E Gamache? Sapeva di non essere né il segugio né il cacciatore. Lui era l’esploratore. Andava in avanscoperta, in qualche territorio sconosciuto che le mappe non riportavano. […] Armand Gamache seguiva sentieri melmosi, negli abissi della psiche di una persona, e lì, rannicchiato e a malapena umano, trovava l’assassino.
Con un colpevole che fa probabilmente parte del gruppo familiare, non si tratta solo di cercare un movente abbastanza forte per uccidere, ma di scegliere quale, tra i tanti, è il più probabile: come spesso accade, Penny costruisce una storia stratificata, in cui più personaggi si alternano nel ruolo di sospettato principale fino alla rivelazione finale. Una soluzione ingegnosa e inaspettata per un omicidio messo a punto in modo piuttosto artificioso.
Assistendo alla lotta tra il bene e il male, tra la vita e la morte, sul tetto di rame del Manoir, ci rendiamo conto che molti indizi erano stati sapientemente disseminati lungo il percorso. Senza il cast al completo dei residenti di Three Pines, dove si svolgono solo alcune scene, sono i Finney/Morrow e il personale dell’hotel a fornire il “materiale umano” per questo romanzo. L’autrice rivela i retroscena sul loro passato – segreti a lungo sepolti e odi nascosti dietro sorrisi cortesi –, in particolare su quello della vittima e dell’assassino, e anche sul passato familiare di Gamache, il cui padre diventa oggetto di affermazioni ostili e diffamatorie per le scelte fatte durante la Seconda Guerra mondiale. Vengono così colmati alcuni degli spazi vuoti esistenti nella vita dell’ispettore.
Ancora una volta Louise Penny prende l’insolito e lo trasforma in un mistero avvincente, costellato di personaggi ben costruiti e credibili, così come le loro relazioni, la vera natura del crimine commesso e la spinta a uccidere che Gamache ha compreso come nessun altro investigatore della leggendaria Surêté du Québec:
L’omicidio era profondamente umano. Una persona veniva uccisa e una persona uccideva. E a sferrare la stoccata fatale non era un capriccio, né un evento. Era un’emozione. Un sentimento che un tempo era stato sano e umano, ma poi si era distorto e gonfiato, e alla fine era stato sepolto. Ma non riposava in pace. Giaceva lì, spesso per decenni, nutrendosi di sé stesso, crescendo e rodendosi, cupo e lamentoso. Finché non si liberava di ogni freno umano. Né la coscienza, né la paura, né le convenzioni sociali potevano contrastarlo. E quando questo accadeva, si scatenava l’inferno. E un uomo diventava un assassino.

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