Vladimir Majakovskij è una delle voci poetiche più belle della Russia dei primo del Novecento: considerato il poeta della Rivoluzione, fu interprete della cultura russa post rivoluzionaria. Il poeta si suicidò sparandosi al cuore il 14 aprile 1930 e per ricordarlo vi proponiamo le sue poesie più belle e famose.
I motivi del gesto sono stati ricondotti alla delusione politica che il poeta provò per gli esiti della rivoluzione e al suo amore per l’attrice di 22 anni Veronica Polonskaj, che non accettò di divorziare dal marito per stare con lui.
Molti, però, sostengono che ci fosse ben più di questo nella morte suicida del poeta, tanto che circolano diverse teorie che mettono in dubbio il fatto che Majakovskij abbia effettivamente compiuto l’insano gesto.
Nonostante, infatti, sia stata rinvenuta la sua lettera d’addio, molti studi hanno messo in evidenza delle contraddizioni relative alla dinamica del suicidio, ipotizzando che la lettera potesse essere un falso (a sostegno di tale tesi, il fatto che riportasse la data del 12 aprile e fosse scritta a matita, quando il poeta era solito scrivere a penna) e che servisse a coprire l’omicidio di Majakovskij.
Nonostante ciò, vi riportiamo la lettera d’addio del poeta e le sue poesie più belle e famose per ricordarlo.
L’ultima lettera di Vladimir Majakovskij
Le motivazioni che hanno spinto il poeta al suicidio, sono riportate nella sua ultima lettera e, anche se non convincono molti, ve la riportiamo di seguito, per farvi comunque apprezzare la drammaticità e la disperazione contenute in essa.
"A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno.E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare.Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi.Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami.Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol’dovna Polonskaja.Se farai in modo che abbiano un’esistenza decorosa, ti ringrazio. […]Come si dice, l’incidente è chiuso. La barca dell’amore si è spezzata contro il quotidiano.La vita e io siamo pari.Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci.Voi che restate siate felici."
Vladimir Majakovskij: le poesie più belle e famose
Invece di una letteraIl fumo del tabacco ha roso l’aria.La stanzaè un capitolo dell’inferno di Kruchenych.Ricordi?Accanto a questa finestraper la prima voltaaccarezzai freneticamente le tue mani.Oggi, ecco, sei seduta,il cuore rivestito di ferro.Ancora un giorno,e mi scaccerai,forse maledicendomi.Nella buia anticamera, la mano, rotta dal tremito,a lungo non saprà infilarsi nella manica.Poi uscirò di corsa,e lancerò il mio corpo per la strada.Fuggito da tutti,folle diventerò,consunto dalla disperazione.Ma non è necessario tutto questo;cara,dolce,diciamoci adesso addio.Il mio amore,peso così schiacciante ancora,ti grava sopralo stesso,dovunque tu fugga.Lasciami sfogare in un ultimo gridol’amarezza degli offesi lamenti.Se lo sfiancano di lavoro, un bue,se ne vaad adagiarsi sulle fredde acque.Ma, al di fuori del tuo amore,per menon c’è mare,e dal tuo amore neanche col pianto puoi impetrare tregua.Se l’elefante sfinito cerca pace,si stende regalmente sulla sabbia arroventata.Ma, al di fuori del tuo amore,per menon c’è sole,e io non so neppure dove sei e con chi.Se così tua avessi ridotto un poeta,luiavrebbe lasciato la sua amata per la gloria e il denaroma per menon un solosuono è di festaoltre a quello del tuo amato nome.Non mi butterò nella tromba delle scale,non ingoierò veleno,non saprò premere il grilletto contro la tempia.Su di me,al di fuori del tuo sguardo,non ha potere la lama di nessun coltello.Domani dimenticheraiche ti ho incoronato,che l’anima in fiore ho incenerito con l’amore,e lo scatenato carnevale dei giorni irrequietisocompiglierà le pagine dei miei libriPotranno mai le foglie secche delle mie paroletrattenerti un momentoper aspirare avidamente?Ma lascia almenoch’io lastrichi con un’ultima tenerezzail tuo passo che s’allontana.La guerra è dichiarata«Edizione della sera! Della sera! Della sera!Italia! Germania! Austria!»E sulla piazza, lugubremente listata di nero,si effuse un rigagnolo di sangue purpureo!Un caffè infranse il proprio muso a sangue,imporporato da un grido ferino:«Il veleno del sangue nei giuochi del Reno!I tuoni degli obici sul marmo di Roma!»Dal cielo lacerato contro gli aculei delle baionettegocciolavano lacrime di stelle come farina in uno staccio,e la pietà, schiacciata dalle suole, strillava:«Ah, lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi!»I generali di bronzo sullo zoccolo a faccettesupplicavano: «Sferrateci, e noi andremo!»Scalpitavano i baci della cavalleria che prendeva commiato,e i fanti desideravano la vittoria-assassina.Alla città accatastata giunse mostruosa nel sognola voce di basso del cannone sghignazzante,mentre da occidente cadeva rossa nevein brandelli succosi di carne umana.La piazza si gonfiava, una compagnia dopo l’altra,sulla sua fronte stizzita si gonfiavano le vene.«Aspettate, noi asciugheremo le sciabolesulla seta delle cocottes nei viali di Vienna!»Gli strilloni si sgolavano: «Edizione della sera!Italia! Germania! Austria!»E dalla notte, lugubremente listata di nero,scorreva, scorreva un rigagnolo di sangue purpureo.All’amato me stessoQuattro. Pesanti come un colpo."A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".Ma uno come me dove potrà ficcarsi?Dove mi si è apprestata una tana?S’io fossi piccolo come il grande oceano,mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea,accarezzando la luna.Dove trovare un’amata uguale a me?Angusto sarebbe il cielo per contenerla!O s’io fossi povero come un miliardario.. Che cos’è il denaro per l’anima?Un ladro insaziabile s’annida in essa:all’orda sfrenata di tutti i miei desiderinon basta l’oro di tutte le Californie!S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi...Struggersi in cenere.E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sottole amanti di tutti i secoli.O s’io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendocon un brivido l’intrepido eremo della terra...Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,gettandosi a capofitto dalla malinconia.Coi raggi degli occhi rosicchierei le nottis’io fossi appannato come il sole...Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendoreil grembo dimagrato della terra?Passerò trascinando il mio enorme amorein quale notte delirante e malaticcia?Da quali Golia fui concepitocosì grande,e così inutile?AscoltaGettami in viso la parola terribile.Perché non vuoi udire?Non senti che ogni tuo nervo contortourla come una tromba di vetrol’amore è morto...l’amore è morto...ascoltarispondimi senza mentire...come due fossein viso ti si scavano gli occhi...lo so che già consumato è l’amore.Ormaia più d’un segno vi riconosco la noiaNon ho bisogno di teTanto lo sotra breve creperòse davvero tu esistio dioo mio diose fossi tu a tessere il tappeto stellatose questo tormento ogni giorno moltiplicatoè per me un tuo esperimentoindossa la toga curiale.La mia visita attendisarò puntualenon tarderò ventiquattr’ore.Ascoltamialtissimo inquisitore!
Quali sono le tue poesie preferite di Vladimir Majakovskij? Scrivile nei commenti a questo articolo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vladimir Majakovskij: le poesie più belle e famose per ricordarlo
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