Si è spento all’età di ottantaquattro anni nella sua casa di Brighton, in Inghilterra, Gianni Celati.
Scrittore, traduttore, critico letterario, docente, Celati è stato una delle figure di spicco della letteratura italiana contemporanea. Audace sperimentatore di linguaggi, narratore nascosto sotto le vesti di studioso, raffinato intenditore del romanzo moderno, è stato un’icona della narrativa italiana del Novecento successiva a Pasolini e a Calvino.
Gianni Celati: l’autore delle Comiche
Fu proprio Italo Calvino a dargli voce, nel 1971, pubblicando nella collana sperimentale “La ricerca letteraria” di Einaudi il suo primo romanzo Comiche .
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Il libro dell’esordio dell’autore prendeva spunto da alcune scritture manicomiali che Celati in quegli anni aveva letto e studiato a lungo, tanto da prendere in prestito la voce e la demenza di un anziano ricoverato, autore di cronache dal manicomio e deliri di persecuzione. Quel primo scritto proiettava nella sfera letteraria la voce di un autore innovativo, capace di rompere gli schemi del linguaggio per inaugurare una nuova “arte del narrare”.
In un articolo comparso nell’ottobre del 1988 su Il Manifesto e intitolato L’angelo del racconto, Gianni Celati scriveva:
Le narrazioni ci servono per immaginare com’è fatto il mondo attraverso un buon ascolto delle parole.
In questo intervento Celati denunciava una “crisi dell’arte del narrare”, che appariva evidente osservando il panorama letterario del tempo: i romanzi moderni sembravano illustrare e drammatizzare il reale a discapito dell’esercizio immaginativo.
Nelle parole di Gianni Celati emerge l’occhio attento e analitico del critico che, prima che autore, scrittore e prestigiatore di parole, era un profondo conoscitore delle dinamiche del mondo letterario.
Gianni Celati: autore, critico e sperimentatore
Gianni Celati nacque a Sondrio il 10 gennaio 1937. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza in provincia di Ferrara, dove frequentò il liceo.
Terminato il liceo decise di trasferirsi ad Amburgo, in Germania, inseguendo l’amore per una ragazza tedesca conosciuta durante un campeggio estivo. Resterà in Germania per nove mesi per poi fare ritorno in Italia dove frequentò la facoltà di Letteratura dell’Università di Bologna.
Si laureò in letteratura inglese presso con una tesi su James Joyce.
In seguito iniziò l’attività di giornalista e critico letterario scrivendo articoli per Marcatré, Lingua e stile, Il Verri, Il Caffè, Quindici,Il periodo ipotetico.
In quegli anni iniziò anche a pubblicare le prime traduzioni di importanti autori del Novecento, tra cui Futilità di William Gerhardie e Colloqui con il professor Y di Louis-Ferdinand Céline.
Nel 1971 arrivò la sua consacrazione come scrittore grazie alla pubblicazione del suo primo romanzo, Comiche per Einaudi, con una nota di Italo Calvino.
Fu uno dei protagonisti del fermento culturale italiano degli anni ’70. In quegli anni lavorò per diverse riviste culturali e si dedicò alla traduzione di classici inglesi, come Jonathan Swift ed Herman Melville.
Continuò nel frattempo l’attività di scrittore per Einaudi, pubblicando tra gli altri La banda dei sospiri (1976) e Lunario del Paradiso (1979), romanzi contraddistinti da uno stile linguistico innovativo e sperimentale che si proponeva di rappresentare una realtà più autentica, al di fuori del canone borghese.
Successivamente Gianni Celati si dedicò all’attività di docente e di studioso, ricoprendo la cattedra di Letteratura presso il DAMS di Bologna e scrivendo articoli per riviste di critica letteraria.
Nel 1985 tornò alla narrativa con i trenta racconti di Narratori delle pianure che segnarono anche il passaggio alla casa editrice Feltrinelli.
La nuova raccolta segnò un forte cambiamento di stile: la lingua diventa più semplice e malleabile, si arrende a una maggiore chiarezza stilistica e interpretativa. La stretta amicizia di Celati con il fotografo Luigi Ghirri segnò un punto di svolta nella scrittura dell’autore che si lasciò contaminare dalle nuove forme interpretative della fotografia e del cinema che si andavano perfezionando in quegli anni. Celati inaugurò un linguaggio nuovo che permetteva alla scrittura di esprimersi quasi come la fotografia, intrecciandosi con la narrativa tipica della novella tradizionale italiana.
Recensione del libro
Narratori delle Pianure
di Gianni Celati
In seguito seguendo sempre il tema memoriale delle pianure pubblicò Verso la foce (1989), un itinerario nelle terre abbandonate del Po, territorio della sua infanzia e adolescenza. Celati fa rinascere l’esotismo del viaggio in una forma letteraria imprevista, e seguendo quell’istinto nomade che da sempre lo ha contraddistinto decise di abbandonare il ruolo di docente e trasferirsi in Normandia. Viaggiò a lungo per tutto il mondo, dagli Stati Uniti - dove lavorò a lungo come docente - all’Africa che gli diede lo spunto per un altro romanzo Avventure in Africa (1998)
In seguito si trasferirà in Inghilterra con la moglie Gillian Haley, nella cittadina di Brighton dove trascorrerà gli ultimi anni.
Gianni Celati: scrittore e traduttore
L’attività letteraria di Gianni Celati fu sempre inscindibile da quella di traduttore. L’idea di scrittura e trasmissione delle storie era per lui un carattere fondante della narrativa stessa.
Secondo Celati vi era un filo rosso che lega le traduzioni e le riscritture:
È l’emozione di metterti in un flusso di immagini che ti guidano momento per momento.
Scrittura, traduzione, riscrittura, ogni narrazione richiede al lettore lo sforzo di abbandonarsi al racconto, alle sue divagazioni, ai suoi movimenti.
Proprio questa passione di Gianni Celati per la scrittura in tutte le sue forme, per la parola e il linguaggio intesi nei loro ruoli più componibili e sperimentali, che lo spinse a occuparsi della trascrizione in prosa del poema di Matteo Maria Boiardo, L’Orlando innamorato raccontato in prosa (Einaudi, 1994).
La riscrittura in prosa dell’Orlando innamorato fu per Celati una prova temeraria e una titanica fatica intellettuale che tuttavia lui affrontò in uno stato di contentezza assoluta. In seguito raccontò la felicità provata nel seguire passo passo la prosa del Boiardo, e confessò di essersi più volte immaginato di dover raccontare il poema a suo padre e a sua madre durante l’operazione di riscrittura.
Forse L’Orlando innamorato raccontato in prosa non è stata la sua opera più importante, ma di certo la più audace, quella che porta la firma del Celati studioso e grande conoscitore della letteratura italiana.
Uno scrittore sperimentale che fu anzitutto un grande studioso della parola e seppe modellarla come materia cangiante, plasmabile e atemporale. Vedeva nel racconto una forma di apertura verso il mondo esterno, una narrazione collettiva in perenne divenire.
La sua intera produzione narrativa è stata raccolta nel Meridiano Mondadori Romanzi, cronache e racconti a cura di Marco Belpoliti e Nunzia Palmieri (Mondadori, 2016). Un’opera che consacra Gianni Celati tra i grandi autori della letteratura italiana del Novecento fino ad oggi.
Gianni Celati e la traduzione di Joyce
Nel marzo 2013 Einaudi ha pubblicato l’Ulisse di James Joyce in una nuova versione tradotta da Gianni Celati, frutto di oltre sette anni di lavoro, uno degli ultimi titanici sforzi intellettuali di un autore che seppe sempre abbinare allo strenuo lavoro di studioso la sperimentazione narrativa più audace.
In fondo Gianni Celati si era sempre riconosciuto nella prosa di James Joyce, e volle rendere un ultimo omaggio all’autore cui aveva dedicato la sua tesi di laurea.
Proprio come Joyce, Gianni Celati è stato a suo modo l’esponente del Modernismo nella letteratura italiana: uno sperimentatore audace che plasmò la parola ai nuovi usi e consumi richiesti dalla quotidianità per aprire la letteratura a nuove narrazioni collettive. Lui che aveva sempre creduto nel fiorire della “pura narrazione”, al di là di ogni logica di forma, stile e tecnica pre-costituita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio a Gianni Celati, lo scrittore nomade delle pianure
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