Claudio Massimiliano Papa, rettore della Sacra di San Michele - l’abbazia che ha ispirato Umberto Eco per il suo libro - ha formulato un appello chiaro e forte: nonostante e a dispetto del fatto che sia stata fonte di ispirazione per il celebre romanzo dell’uomo, l’abbazia che ha ispirato Il Nome della Rosa, che si trova in Val di Susa, ha pochi volumi. Si tratta di una collezione che va ampliata e migliorata, secondo il rettore, e l’appello lo ha rivolto non solo alla famiglia dello scrittore ma a chiunque abbia amore per i testi filosofici e teologici e voglia contribuire a questo progetto.
Immediata la risposta della vedova di Eco: “Vorrei potervi sostenere ma l’archivio è vincolato: lo Stato dica cosa vuole fare”
A dispetto del romanzo e del film che vi sono ambientati, la splendida abbazia Sacra di San Michele ha pochi volumi in generale, ancor meno se si fa riferimento a quelli antichi. Attualmente l’abbazia conta circa 10mila testi, di cui solo alcuni antichi; da questi numeri nasce l’appello di don Claudio Massimiliano Papa ai bibliofili e collezionisti di volumi antichi, che egli ha invitato a donare opere che abbiano interesse storico in ambito filosofico e teologico. Alla famiglia del grande Eco l’uomo si è direttamente rivolto, passando per le pagine di Repubblica, per chiedere che prendano in considerazione la biblioteca dell’abbazia “per destinarvi alcuni dei volumi del suo vasto archivio”, facendo riferimento a quello di Umberto Eco. Praticamente immediata la risposta di Renate Ramge, la moglie di Umberto Eco, che ha confermato la sua disponibilità ma ha precisato che l’archivio intero è stato vincolato dallo Stato. Attualmente rimane bloccato, in attesa di disposizioni. “Anche se volessi”, ha fatto sapere la donna, “non ho alcun potere di donare o prestare niente a nessuno”. L’archivio della famiglia di Umberto Eco conta all’incirca 30mila volumi con 1200 opere classificabili come antiche.
Secondo il parere di don Claudio Massimiliano Papa, già solo avere una parte di questi libri bloccati dallo Stato costituirebbe un modo per attirare l’interesse di moltissimi studiosi e ricercatori, persone che attualmente già frequentano l’abbazia in Val di Susa per elevare il proprio spirito.
Aspettiamo, quindi, di vedere quali saranno le parole dello Stato rispetto all’appello del don e a ciò che ha affermato la moglie di Eco: è infatti solo e soltanto suo il potere di svincolare la collezione così da dare la possibilità alla famiglia Eco, qualora lo volessero e lo ritenessero opportuno, di dare una mano a quel luogo che ha suscitato nel celebre autore l’ispirazione che ha dato vita a Il Nome della Rosa, recentemente trasmesso in televisione anche nella sua versione fiction ispirata dal libro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Biblioteca de Il Nome della Rosa in difficoltà, l’appello: “Abbiamo pochi volumi: donateceli”
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Buongiorno, avendo donato testi ad una università ho scoperto che il problema nasce dal fatto che i libri vanno catalogati, collocati (quindi trasportati) manutenuti e messi a disposizione degli utenti. Tutto questo comporta la necessità di impiegare strutture, uomini e mezzi e, quindi, sostenere costi. Immagino che l’inspiegabilità del vincolo statale sia legato a questo. Immagino, che lo Stato potrà accettare i volumi a condizione che riceva i fondi necessari a gestirli. Propongo, tra tutti i cultori del libro, di lanciare un crowdfunding e di chiedere l’aiuto di qualcuno che possa curare l’aspetto legale e materiale dello stesso. Che ne pensate? Credo che se ci uniamo possiamo fare qualcosa (se non riusciamo avremo formato comunque una comunità) Contate su di me