Carnevale di Gerti è una poesia composta da Eugenio Montale nel 1928, e fa parte della raccolta Le occasioni, la seconda opera poetica di Montale pubblicata nel 1939 da Einaudi.
La prima edizione in volume del Carnevale di Gerti risale tuttavia al 1932 quando una versione iniziale della poesia fu pubblicata nell’opuscolo La casa dei doganieri e altri versi.
La lirica è dedicata dal poeta all’amica Gerti Frankl Tolazzi, (1907-1989), una donna austriaca di origine ebraica, moglie dell’ingegnere Carlo Tolazzi.
Montale la conobbe nella sera di Capodanno del dicembre 1927 a Firenze, presso l’abitazione di Drusilla Tanzi e del marito, il critico d’arte Matteo Marangoni.
Nel componimento infatti troviamo diversi riferimenti al primo incontro tra Montale e Gerti, tra cui il “piombo fuso a mezzanotte” che raffigura l’avvento del nuovo anno che i due attesero insieme.
Nella mezzanotte di capodanno 1927 Gerti Frankl, seguendo la ricorrenza del suo paese natale in Austria, gettò nell’acqua fredda un cucchiaio di piombo fuso per leggere i pronostici per l’anno nuovo. Montale rimase così colpito da quell’insolita usanza da decidere di immortalarla in una poesia, tra le più famose.
Scopriamo testo, parafrasi e analisi della poesia.
Carnevale di Gerti di Eugenio Montale: testo
Se la ruota s’impiglia nel groviglio
delle stelle filanti ed il cavallo
s’impenna tra la calca, se ti nevica
sui capelli e le mani un lungo brivido
d’iridi trascorrenti o alzano i bimbi
le flebili ocarine che salutano
il tuo viaggio ed i lievi echi si sfaldano
giù dal ponte sul fiume,
se si sfolla la strada e ti conduce
in un mondo soffiato entro una tremula
bolla d’aria e di luce dove il sole
saluta la tua grazia – hai ritrovato
forse la strada che tentò un istante
il piombo fuso a mezzanotte quando
finì l’anno tranquillo senza spari.Ed ora vuoi sostare dove un filtro
fa spogli i suoni
e ne deriva i sorridenti ed acri
fumi che ti compongono il domani:
ora chiedi il paese dove gli onagri
mordano quadri di zucchero alle tue mani
e i tozzi alberi spuntino germogli
miracolosi al becco dei pavoni.
(Oh il tuo Carnevale sarà più triste
stanotte anche del mio, chiusa fra i doni
tu per gli assenti: carri dalle tinte
di rosolio, fantocci ed archibugi,
palle di gomma, arnesi da cucina
lillipuziani: l’urna li segnava
a ognuno dei lontani amici l’ora
che il Gennaio si schiuse e nel silenzio
si compì il sortilegio. È Carnevale
o il Dicembre s’indugia ancora? Penso
che se tu muovi la lancetta al piccolo
orologio che rechi al polso, tutto
arretrerà dentro un disfatto prisma
babelico di forme e di colori…)E il Natale verrà e il giorno dell’Anno
che sfolla le caserme e ti riporta
gli amici spersi, e questo Carnevale
pur esso tornerà che ora ci sfugge
tra i muri che si fendono già. Chiedi
tu di fermare il tempo sul paese
che attorno si dilata? Le grandi ali
screziate ti sfiorano, le logge
sospingono all’aperto esili bambole
bionde, vive, le pale dei mulini
rotano fisse sulle pozze garrule.
Chiedi di trattenere le campane
d’argento sopra il borgo e il suono rauco
delle colombe? Chiedi tu i mattini
trepidi delle tue prode lontane?Come tutto si fa strano e difficile,
come tutto è impossibile, tu dici.
La tua vita è quaggiù dove rimbombano
le ruote dei carriaggi senza posa
e nulla torna se non forse in questi
disguidi del possibile. Ritorna
là fra i morti balocchi ove è negato
pur morire; e col tempo che ti batte
al polso e all’esistenza ti ridona,
tra le mura pesanti che non s’aprono
al gorgo degli umani affaticato,
torna alla via dove con te intristisco,
quella che additò un piombo raggelato
alle mie, alle tue sere:
torna alle primavere che non fioriscono.
Carnevale di Gerti: analisi e commento
Carnevale di Gerti, datata 1928, è ritenuta una delle più antiche composizioni della raccolta Le occasioni. La lirica è preceduta solo, in ordine di datazione, da Vecchi versi e dalla stesura della prima parte di Dora Markus.
Carnevale di Gerti come le altre liriche contenute ne Le occasioni sono connotate da un nuovo pessimismo che diventa per Montale una sorta di filosofia esistenzialista. Il poeta cerca di evocare la disarmonia del mondo da lui intuita attraverso l’uso di correlativi oggettivi, metafore e figure retoriche che alludono a stati d’animo interiori.
In questa poesia Montale parla di Gerti e descrive i pensieri della donna. La sera dell’ultimo dell’anno vissuta dal poeta insieme a Gerti si fonde con la contemplazione di un immaginario Carnevale.
In un mondo soffiato entro una tremula / bolla d’aria dove questa festa e quella della fine dell’anno si confondono
La prima parte della poesia è tutta una predizione rivolta al passato, in cui il poeta gioca con l’uso del periodo ipotetico. La prima parte del componimento, proprio come il periodo ipotetico, è divisa in due sezioni: protasi e apodosi.
Nei versi finali della prima strofa il poeta allude al gesto scaramantico compiuto da Gerti nella notte di Capodanno del 1927: quel “piombo fuso” che pose fine a un anno tranquillo, senza rumore di spari. La guerra era, all’epoca, un pensiero lontano che nessuna profezia era in grado di prevedere.
Il gesto compiuto da Gerti appare in realtà come un tentativo di fermare la fuga del tempo e impedire un destino umano carico di sofferenza.
Le allusioni al presente non sono gioiose: si fa riferimento ai cari perduti dalla donna durante la guerra, agli amici dispersi.
Nella seconda strofa Gerti sogna di riportare indietro il tempo tramite il suo piccolo orologio da polso, dove il mondo era una babele di forme e colori vivaci. La negata possibilità di fuga è tuttavia oggettivata dal poeta nel verso che dice “le mura che non s’aprono” e, successivamente, nell’ultima strofa dal “piombo raggelato” che rimanda al sortilegio compiuto da Gerti ma anche alla guerra, simboleggiando il piombo rimasto raffermo nel fucile senza possibilità di essere sparato.
Si rileva un’insistita ripetizione nell’ultima strofa dei verbi tornare e ritornare come se il poeta volesse alludere alla realtà quotidiana ormai perduta nella follia della guerra. L’invito implicito nel componimento è quello di apprezzare l’esperienza quotidiana pur nella sua monotonia, che non conosce maschere né travestimenti.
Il sogno di Gerti, il suo carnevale immaginario, infine si interrompe bruscamente e la riporta alla realtà dove per le strade anziché i carri si muovono i veicoli militari pesanti. La realtà d’un tempo torna solo attraverso i sogni, vissuti come un carnevale, una forma di realtà travestita.
Nei versi finali la visione del poeta si accosta a quella della donna e con essa si fonde. Nel tempo presente vi è solo “il gorgo umano affaticato”, ovvero l’umanità premuta sotto il gioco della guerra che non permette neppure alle primavere di fiorire.
Nel Carnevale di Gerti Montale evoca lo spettro del fascismo e il dramma della Seconda guerra mondiale.
In una lettera Montale scrisse a Roberto Balzen a proposito di questa poesia e disse:
Ho fatto leggere in giro Carnevale di Gerti, e mi hanno detto che funziona anche per chi non è al corrente dei fatti.
La metafora intessuta dal poeta era dunque in grado di travalicare la contingenza dell’epoca e della situazione da lui vissuta. Quella premonizione mancata appariva agli uomini come una metafora di un avvenire tradito.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Carnevale di Gerti: guerra, fuga e incantesimi nella poesia di Eugenio Montale
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