David Farreny, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Gli scrittori francesi, si sa, per il premio Nobel sono una garanzia. Quest’anno tra i papabili vincitori del prestigioso premio letterario si vocifera il nome di Pierre Michon che risulta a quota 21 nella classifica stilata dai bookmakers.
La Francia ha già accumulato il maggior numero di vincitori degli ultimi vent’anni: l’ultimo è stato Patrick Modiano nel 2014 e, prima ancora, Jean-Marie Gustave Le Clézio nel 2008. Che il 2022 sia l’anno della tripletta per la letteratura d’oltralpe?
Nell’attesa di conoscere il vincitore del premio Nobel 2022, che sarà nominato domani giovedì 6 ottobre dall’Accademia di Svezia, scopriamo la vita e le opere di Pierre Michon, lo scrittore francese tra i favoriti.
Pierre Michon: la vita
Pierre Michon in Francia è ritenuto un autore di culto, mentre in Italia è conosciuto soprattutto per il suo libro-capolavoro Vite minuscole (1984). Scrittore dallo stile letterario alto, si serve di un linguaggio metaforico, intriso di lirismo e finemente cesellato che tende a soggiogare il lettore ipnotizzandolo con la maestria della scrittura.
Michon è nato il 28 marzo 1945 a Châtelus-le-Marcheix, una cittadina rurale della Francia centrale. Dopo il precoce abbandono del padre viene cresciuto dalla madre che svolge la professione di maestra e vive con lei nella casa dei nonni. Studente brillante, il giovane Pierre, concluso il liceo, si iscrive alla facoltà di Letteratura dell’università di Clermont-Ferrand. Ma non terminerà mai gli studi. Abbandona la tesi di laurea a metà e decide di partire con una compagnia teatrale viaggiando per tutta la Francia in lungo e in largo. Per anni vive viaggiando e, soprattutto, recitando, senza tuttavia esercitare una professione stabile.
L’esordio in ambito letterario arriva tardi, nel 1984, quando Pierre Michon ha già trentanove anni. Con il suo primo libro Vite minuscole vince il il Prix France Culture. L’opera, che presenta un’originalissima commistione di generi e di stili, è già considerata un classico contemporaneo.
Il frontespizio di Vite minuscole presenta una dedica dell’autore alla madre Andrée Gayaudon; in seguito Michon disse che quel libro lo aveva “salvato” permettendogli di riscoprire la forza delle sue radici.
A quel successo straordinario e inatteso seguono lunghi anni di silenzio. Per quattro anni Michon non scrive più un rigo, decidendo di dedicarsi allo studio, alla lettura e soprattutto all’osservazione di ciò che lo circonda. Dopo Vite minuscole lo scrittore francese si dedica a romanzi di stampo storico-artistico. Nel 1988 pubblica Vie de Joseph Roulin (tradotto in italiano da Guanda come “Padroni e servitori”, Ndr) in cui dà vita e voce a un modesto impiegato delle poste ritratto da Van Gogh. Segue un romanzo dedicato alla vita del poeta Arthur Rimbaud, intitolato Rimbaud le fils.
La sua ultima opera, glorificata dalla critica francese, è Les Onze (Gli undici, Ndr), romanzo che narra la vita immaginaria del pittore François-Élie Corentin, vissuto ai tempi della Rivoluzione, e del suo quadro perfetto, un capolavoro in realtà mai dipinto.
In una sua opera intitolata Le Roi vient quand il veut (1992), Michon ha spiegato la sua visione della letteratura affermando che il suo rapporto con la scrittura è strettamente annodato alla sua passione per la pittura in una osmosi continua. La vera Bibbia dell’umanità dovrebbe essere, secondo lui, Madame Bovary di Gustave Flaubert. Il suo autore preferito è invece William Faulkner, da lui definito come “l’inconcepibile bocca della letteratura in persona che parla”, da Michon ha tratto ispirazione per narrare le storie degli ultimi, dei folli, degli esclusi che popolano le pagine dei suoi romanzi.
Una scelta stilistica ricorrente di Pierre Michon, sin dal suo esordio, è quella di filtrare la narrazione attraverso un punto di vista “popolare”, ingenuo, il più possibile estraneo.
Scopriamo ora più nel dettaglio le opere dello scrittore francese tradotte in italiano dalla casa editrice Adelphi.
Pierre Michon: le opere
- Vite minuscole (1984): l’originalissima narrazione di questo libro è composta di otto biografie che narrano vite tra loro completamente differenti. Sono biografie di uomini non illustri, esistenze anonime che tuttavia acquisiscono il respiro dell’epica.
Vite minuscole
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- Rimbaud il figlio (1991): con una scrittura funambolica e lirica, Pierre Michon rievoca la vita del poeta francese Arthur Rimbaud descrivendola nelle sue evoluzioni creative ma anche nella sua inquietudine e solitudine.
Rimbaud il figlio
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- La Grande Beune (1997): si tratta di un racconto breve che segue le vicende di un giovane narratore approdato in un giorno di settembre in uno sperduto paese della Dordogna. Il paese sorge sopra le acque di un fiume, La Grande Beune, che viene percepita dalla voce narrante come cratere dischiuso sul vuoto.
In origine il racconto rappresentava l’incipit di un romanzo, poi rimasto incompiuto. Doveva trattare L’origine del mondo come è intesa dal famoso dipinto di Courbet.
La grande Beune
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- Gli undici (2009): in questo libro Pierre Michon narra la vita immaginaria di un pittore di nome Françoiis-Élie Corentin, vissuto negli anni del Grande Terrore rivoluzionario. In cambio di un compenso regale a quest’uomo spetterà il compito di ritrarre i membri del Comitato di salute pubblica denominati “Gli undici”. In poche parole ciò che viene commissionato a Corentin è di ritrarre la Storia in atto.
Gli Undici
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Pierre Michon, lo scrittore francese tra i favoriti per il premio Nobel
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