“Ligue du LOL”. Sembra il nome di un gruppo legato a un videogioco o legato alle risata (la traduzione letterale è "lega della risata"). Ma cos’è realmente “Ligue du LOL” e perchè se ne parla ora? Di risate indubbiamente ce ne sono state tante in questo gruppo Facebook, ma non nel modo giusto. Un’inchiesta del quotidiano francese Libération ha portato alla luce le azioni moleste e di bullismo online portate avanti nel corso degli anni, soprattutto tra il 2009 e il 2012 da un gruppo di giornalisti, caporedattori e addirittura direttori di media e giornali francesi nei confronti delle colleghe. Misoginia, razzismo, sessismo: questi gli ingredienti base del trattamento riservato a molte giornaliste, giovani e meno giovani, da colleghi più potenti ed influenti, amici di editori e già ben inseriti nell’ambiente del giornalismo. Non è difficile, quindi, intuire perché la storia sia emersa solo attualmente; dal momento della pubblicazione dell’inchiesta sono decine le donne che hanno cominciato a raccontare la propria storia sotto l’hashtag #ligueduLOL.
“Ligue du LOL”: cos’è e come nasce
“Ligue du LOL” è un gruppo Facebook attivo soprattutto dal 2009 al 2012 composto da una serie di giornalisti e professionisti della comunicazione affermati in Francia. Lo scopo della “lega della risata”? Ridere, appunto. Per farlo si sono resi colpevoli di molestie e offese anche pesanti in rete ad altri utenti, in particolar modo giornaliste, militanti femministe, lesbiche e straniere. Il fondatore del gruppo Vincent Glad e Alexandre Hervaud, altro componente della comunità Facebook, lavorano proprio per Libération, il quotidiano che ha portato il caso all’attenzione dell’opinione pubblica avviando un’inchiesta interna che ha fruttato una bella prima pagina ed è valsa la sospensione in via precauzionale dei due dipendenti, che ora rischiano anche il licenziamento. Dalla prima pagina del giornale ai social il passo è stato breve: il vaso di Pandora si è scoperchiato su Twitter.
Glad stesso ha pubblicato una lunga nota di scuse su Twitter giustificandosi: “Facevamo degli scherzi, non c’è mai stata un’ossessione antifemminista. Prendevamo in giro tutto e tutti”, ha affermato, dicendo che il solo scopo era il divertimento.
Dalle interviste fatte ai componenti del gruppo è emerso come, a detta loro, all’inzio si trattasse solo di uno spazio in cui scambiarsi foto, link, messaggi non condivisibili pubblicamente. Il gioco si è fatto eccessivo a un certo punto, però, contando che uno dei giornalisti intervistati ha dichiarato di aver lasciato il gruppo perchè “quel punto di osservazione intelligente e ironico si è poi trasformato in una cosa che non sopportavo. Non era altro, quando l’ho lasciato, che un piccolo gruppo di aggressori di donne e femministe”.
#ligueduLOL: perché proprio ora e le testimonianze
Tutto è iniziato per uno scambio di tweet dello scorso 5 febbraio tra Thomas Messias, giornalista di Slate, e lo stesso Alexander Hervaud. Il primo, senza far nomi, ha fatto un generico riferimento a “molestatori di femministe”. Il commento è stato ripreso da Hervaud, che ha dichiarato: “Non so a chi si riferisca questo coraggioso messaggio subdolo, ma mostra l’acredine paradossale di alcuni zelanti attivisti: vogliono cambiare la società, ma non digeriscono che una persona in particolare possa veramente cambiare”. Proprio in riferimento a questo commento è arrivata la risposta di una giornalista: “Cambiare va bene, ma scusarsi con le persone che hai molestato sarebbe meglio”.
L’accusa diretta è stata seguita da altre testimonianze: femministe, giornaliste, professioniste della comunicazione hanno iniziato a nominare in modo esplicito la “Ligue du LOL”, denunciando coloro che ne avevano fatto parte, alcuni dei quali in seguito si sono addirittura esposti come paladini del movimento #MeToo. Molte di queste donne avevano già precedentemente parlato della “Ligue du LOL” sui loro blog senza però essere prese in considerazione più di tanto.
A volte capitava anche che dal gruppo le prese in giro si spostassero su Twitter, creando post che ad oggi sono stati cancellati. Qualche esempio? Daria Marx, scrittrice femminista, ha raccontato di quando ha organizzato una colletta privata per comprarsi uno scooter in occasione del suo compleanno. La colletta fu resa pubblica dai giornalisti del gruppo che non solo le diedero della mendicante, ma la presero anche in giro per il suo aspetto fisico mettendo online il suo numero di telefono associato a un finto annuncio di vendita scooter a nome di “Signora grassa”. Inoltre il gruppo ha anche pubblicato su Twitter la foto di una pornoattrice che le assomigliava in modo vago sostituendo il suo viso a quello di lei e dicendo di aver trovato un suo sex tape. Quest’ultima storia è stata confermata a Libération dall’autore stesso del fotomontaggio.
Un’altra vittima ha dichiarato: “Queste persone pensavano di fare solo umorismo, ma hanno rovinato le nostre vite. Quando ero una giovane giornalista piuttosto impressionabile, ho pensato che loro fossero in tutti i media dove speravo di lavorare, che conoscessero tutti”. E ancora: “Per due anni mi hanno molestata su Twitter e via email. Hanno regolarmente messo in discussione le mie capacità professionali. Non appena condividevo un articolo femminista arrivavano e portavano sulla loro scia decine di utenti di Internet che mi insultavano e che a volte mi auguravano lo stupro. (…) Erano persone che conoscevamo, che avevamo incontrato alle feste, con le quali avevamo lavorato. Questo ha reso tutto più difficile”.
Non sono mancati nemmeno gli insulti razzisti, le umiliazioni a livello lavorativo e l’amarezza, perché molti di questi uomini si sono anche dichiarati pro #MeToo: “Immaginate, nel corso degli anni, vedere questi molestatori rifarsi una verginità, parlare di “uguaglianza”, aprire canali di YouTube, rigurgitare il lavoro delle femministe che hanno smerdato, cancellare i loro tweet più schifosi”, dice una delle giornaliste molestate.
All’epoca non è stato possibile reagire e denunciare per queste donne: innanzitutto in Francia non esisteva una legge precisa che regolamentasse gli insulti e gli attacchi sul web e poi c’era la paura di perdere per sempre la possibilità di lavorare nel mondo del giornalismo e della comunicazione.
I giornalisti coinvolti sono tutti sotto indagine, tra sospensioni e licenziamenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cos’è la ”Ligue du LOL” e perchè se ne parla solo adesso
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