Non è inusuale trovare in testi, racconti, storie e poesie un eufemismo: una figura retorica che significa sostanzialmente "sostituzione".
Lo scrittore infatti, utilizzando l’eufemismo, vuole esplicitare un concetto abituale ricorrendo ad un’espressione alterata, non utilizzata solitamente in quel determinato contesto ma che, allo stesso tempo, risulta essere efficace ed efficiente.
Di esempi è possibile trovarne molteplici: basta immergersi nel mondo della scrittura per incontrare frasi come "il tizio è davvero alienato", utilizzando alienato al posto di pazzo; oppure "Mario ha scelto di andarsene senza preavviso" per comunicare che Mario è morto improvvisamente.
Per comprendere significato e usi dell’eufemismo di seguito analizzeremo alcuni aspetti salienti di tale figura retorica, dall’origine alle caratteristiche principali che, ancora oggi, la rendono attuale fra autori celebri e scrittori in erba.
Etimologia e origini dell’eufemismo
A livello etimologico, il termine eufemismo deriva dal greco, in particolare dal verbo euphemèo o euphemì e tradotto letteralmente significa "risuonare bene" o "parlare bene".
Il suo utilizzo può avere un doppio scopo: attenuare l’espressione rendendola meno brutale, come nel caso in cui abbiamo visto si comunica al lettore la morte di un personaggio o, al contrario, porre enfasi e attirare l’attenzione su qualcosa di banale utilizzando parole maggiormente cariche di enfasi.
Il risultato, come è possibile notare, induce senza dubbio a riflettere e non passa inosservato. Alcuni esempi ulteriori possono contribuire a cogliere il senso del suo utilizzo, in particolare:
- passare a miglior vita: anche in questo caso vi è il tentativo di sdrammatizzare la morte utilizzando un’accezione positiva per descriverla;
- questo piatto lascia a desiderare: nonostante sia chiaro che il cibo non è gradevole, l’affermazione non risulta affatto offensiva nei confronti della persona che l’ha preparato, esprimendo al contrario una preferenza;
- indumento intimo: forse uno degli eufemismi più utilizzati. Non serve, infatti, essere scrittori per sostituire la parola "mutande" con i due termini in questione, così da sembrare più formali e decorosi.
A ben vedere, quindi, possiamo concludere dicendo non solo che l’eufemismo consiste in una sostituzione delle parole da utilizzare per esprimere un determinato concetto, ma che è più utilizzato di quanto si pensi.
Quando utilizzare un eufemismo?
Se vi state ancora chiedendo in quale occasione ricorrere all’utilizzo di un eufemismo pensate al fatto che tale figura retorica ha un obiettivo ben preciso, ovvero quello di attenuare e addolcire un concetto che, espresso come di consueto, appare tutt’altro che dolce.
In altre parole si tratta di essere meno diretti attraverso una tecnica che utilizza parole e modi di dire ovattati, senza dubbio più eleganti e con un certo stile. Pertanto il suo utilizzo è senza dubbio adeguato in tutte quelle situazioni in cui occorre mantenere le distanze con l’interlocutore o si cerca di stabilire un rapporto empatico, che tenga conto delle emozioni e delle sensazioni altrui.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Eufemismo: cosa significa?
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