Le fate esistono? Lo credeva J.M. Barrie che in Peter Pan con Trilly ha codificato definitivamente l’immagine delle minuscole creature alate nell’immaginario collettivo. Ne era fermamente convinto anche un insospettabile come Arthur Conan Doyle, papà di Sherlock Holmes, tanto da prestare fede alla veridicità delle fotografie delle fate di Cottingley che ad inizio ‘900 sconvolsero l’Inghilterra e il mondo intero. Ci crede anche Robin Wight, artista inglese, che realizza sculture con il filo metallico prendendo ispirazione dal mondo letterario. E la sua storia assomiglia incredibilmente a una favola.
Le fate di Robin Wight: cosa rappresentano le sculture
Le fate di Robin Wight, intente a danzare o sorprese in volo, sono amatissime in tutto il mondo. La serie più famosa e ammirata è quella delle creature alate intente a raccogliere semi di dente di leone: Dancing with Dandelions appunto. Tutte hanno un nome e una storia propria in una continua commistione di immaginazione ed arte. Ad accomunarle sono l’amore per la natura in cui sono immerse e la leggerezza che Robin Wight sembra riuscire ad imporre al materiale usato. Creature reali o esistenti solo nell’immaginario, sono comunque un’aggiunta preziosa al mondo della fantasia in cui tutti, adulti e bambini, amiamo rifugiarci di tanto in tanto.
Come sono nate le fate di Wight
Tutto inizia da una fotografia. Nel 2009 Wight si trasferisce nel mezzo della natura. E tutto cambia. La verde contea dello Staffordshire è il luogo perfetto per le fate. A Natale l’artista, che è appassionato di arte e scultura in 3D, riceve in regalo una macchina fotografica. Nel tentativo di imparare ad usarla, scatta fotografie nel bosco: una riprende la luce che filtra tra i rami su alcune rocce coperte di muschio. E non solo. Quando esamina i risultati di quelle che dovrebbero esere semplici prove, scopre l’inaspettato: sulla pellicola resta impressa quella che sembra una fata tra gli alberi.
Sono sicuro che deve essere solo un’illusione, come vedere la sagoma di un coniglio tra le nuvole, ma sembra proprio una fata.
Più o meno è a questo punto che letteratura e arte si incontrano. Ancora qualche mese e matura l’idea. La fonte d’ispirazione, come spesso capita agli artisti, è una normale incombenza. Mentre ripara una recinzione con del filo di ferro Wight nota la consistenza resistente, ma malleabile del materiale. Perfetta per essere usata per le sculture. Lì in mezzo ai boschi una fata per il giardino sembra la scelta più naturale. E il gioco comincia.
Il sentiero delle fate ai Trentham Gardens
Nei mesi successivi quasi per gioco nasce un percorso nei boschi, in occasione del festival del paese. 11 fate prendono vita. I partecipanti vengono invitati a percorrere i sentieri e trovare tutte le creature magiche. Al gioco partecipa anche Amanda Dawson, dello staff dei Trentham Gardens, una tenuta con vivaio a Stoke-on-Trent che ha bisogno di aumentare le visite. E’ lì con amici: incontrano una fata, poi un’altra. Qualcuno li invita ad aiutare i bambini a trovare una delle sculture che sembra particolarmente ben nascosta. L’entusiasmo e il successo del gioco è evidente: dopo poco Wight riceve dopo un’e-mail con su scritto Amiamo le tue fate.
Una serie di fanciulle alate popola presto i dintorni di Trentham con un risultato stupefacente: le persone che tendevano a non allontanarsi dal caffè e dai locali ristoro della tenuta si immergono nei boschi e nei dintorni del lago. Il sentiero delle fate è un’attrazione di successo. E i visitatori aumentano da 400 mila a 800mila per anno. Oggi è possibile scattarsi una foto ricordo con le fate, proprio come le ragazze Cottingley.
Qui il profilo Instagram di Robin Wight: https://www.instagram.com/fantasy_wire/
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le fate di Robin Wight: dai libri all’arte
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