Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia,
non c’è niente di più semplice.
Ci sono solo due date – quella della mia nascita e quella della mia morte.
Tutti i giorni fra l’una e l’altra sono miei.
Il critico letterario Harold Bloom lo definì il poeta più rappresentativo del XX secolo. Fernando Pessoa, il cui vero nome era Fernando António Nogueira Pessoa, morirà il 30 novembre 1935 nella sua città natale, Lisbona, sconfitto dalla cirrosi epatica che appena una settimana prima lo aveva costretto a un ricovero d’urgenza all’ospedale Luís dos Franceses.
La sua ultima frase, scritta il giorno prima di morire, fu: “I know not what tomorrow will bring”/ "Non so cosa mi porterà il domani." Il resto della pagina era intonsa, ancora tutta da scrivere. Il cimelo oggi è conservato a Casa Pessoa, a Rua Coelho da Rocha 18.
Fernando Pessoa: una biografia
Fernando Pessoa nacque a Lisbona il 13 giugno 1888. Trascorse la giovinezza a Durban, in Africa del Sud, a causa della professione del patrigno che era console del Portogallo.
Studiò in Africa, seguendo un’educazione di stampo britannico, fino all’esame di ammissione all’Università di Città del Capo. Nella prova di esame non ottenne un buon punteggio, ma ricevette il voto più alto fra 899 candidati nel saggio stilistico di inglese. Per questo venne omaggiato con il Queen Victoria Memorial Prize.
Grazie ai suoi studi raggiunse una conoscenza perfetta dell’inglese che gli consentirà di scrivere in lingua tutte le sue poesie.
Nel 1905 fece ritorno da solo a Lisbona dove resterà fino alla sua morte. Si immatricolò all’università portoghese, al corso di letteratura, ma abbandonerà presto gli studi dopo neppure un anno. Fu una sua ferma decisione dettata dal desiderio di mantenersi economicamente e, nel tempo libero, dedicarsi all’attività letteraria e filologica che tanto amava. Pessoa iniziò quindi a dedicarsi alla traduzione di corrispondenza commerciale, in qualità di "corrispondente estero", che sarà la sua professione per la maggior parte della vita.
A partire dal 1925 il poeta lavorò anche nel settore della pubblicità, commercializzando alcuni prodotti in voga. Si narra che avesse inventato il fortunato slogan per pubblicizzare in Portogallo la prima Coca Cola. La pubblicità inventata da Pessoa consisteva in una vera e propria paranomasia, recitava così: Primeiro estranha-se. Depois entranha-se/ (Prima sorprende. Poi si manda giù, Ndr)
L’esistenza privata di Pessoa potrebbe essere vista come "la storia di un impiegato", ma la sua creatività lo portò ben oltre lasciando il segno nella letteratura d’avanguardia portoghese. Salvo qualche pubblicazione sulle principali riviste dell’epoca, Fernando Pessoa dedicò tutta la propria vita alla composizione di una vasta opera che non giunse mai a pubblicare in volume.
La fama postuma di Pessoa
La fama venne dopo la sua morte, quando nel 1942 i suoi scritti iniziarono a circolare e a essere pubblicati suscitando universale ammirazione.
Il suo capolavoro, Il libro dell’inquietudine fu pubblicato nel 1982 (esattamente quarantasette anni la morte dell’autore) a cura di Jacinto do Prado Coelho. Il libro fu in breve tempo tradotto in molte lingue e divenne un best-seller internazionale.
Il libro dell’inquietudine è considerato la maggiore opera in prosa di Pessoa, venne definito dalla critica "Il più bel diario del nostro secolo".
Il libro dell’inquietudine
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Il Libro dell’inquietudine (titolo originale: Livro do Desassosego) fu pubblicato per la prima volta in Portogallo nel 1982 sotto la responsabilità organizzativa di Jacinto do Prado Coelho, raccolto e trascritto da Maria Aliete Galhoz e Teresa Sobral Cunha. L’edizione di Coelho fu un grande avvenimento di rilievo critico ed editoriale. Il curatore era riuscito in un’impresa quasi impossibile, condotta con l’ausilio di rigorosi criteri filologici. Come criterio di ordinamento Coelho optò per la suddivisione in aree tematiche: tedio, autobiografia, sogno, inerzia/azione, viaggio, eteronimia, morte.
I manoscritti originali sono attualmente conservati nel Fondo Pessoa della Biblioteca Nazionale di Lisbona.
Un totale di 27.543 scritti che comprendono un vasto repertorio di quaderni, fogli sciolti, appunti, dattiloscritti e testi a stampa. I fogli del Livro do Desassosego sono contenuti in alcune buste numerate da 1 a 9.
Pare che la scrittura del Libro dell’inquietudine impegnò Fernando Pessoa dal 1913 fino all’anno della sua morte.
I critici letterari oggi lo definiscono "un libro ipotetico" perché i fogli sparsi lasciati da Pessoa non sottostavano a nessun criterio organizzativo e non contenevano alcun riferimento o esplicito rimando alla loro pubblicazione.
Molti scritti del poeta erano stati scarabocchiati sul retro di buste commerciali o foglietti d’occasione, senza alcun riferimento al progetto di un’opera completa. È impossibile quindi stabilire quale criterio di ordinamento il poeta avrebbe scelto se avesse deciso di pubblicare il proprio diario privato.
Per questo motivo i critici consigliano di leggere Il libro dell’inquietudine come un mazzo di carte capace di essere letto in infinite combinazioni.
Il libro dell’inquietudine è una lettura labirintica, tutta deputata alla lettura interiore. Tanto che il volume può essere letto soltanto facendo affidamento alla sensibilità e alla profondità spirituale di ciascuno di noi.
La bellezza delle pagine di Pessoa è data proprio da quell’essere frammenti di vita, colti nel loro passaggio transitorio. È una lettura che ci insegna a osservare il lento migrare delle nuvole nel cielo e a riflettere in quel viaggio evanescente la nostra esistenza.
L’invenzione poetica di Pessoa
La grande creazione poetica di Pessoa è tuttavia considerata l’invenzione degli eteronimi, che attraversa tutta la sua vita. Si tratta della creazione di personalità poetiche complete che, tramite l’ispirazione artistica, prendono vita propria e autonoma, distaccandosi completamente da quella dell’autore. Quattro in particolare sono gli eteronimi del poeta maggiormente conosciuti: Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de Campos e Bernardo Soares.
Si narra che Pessoa creò il suo primo eteronimo all’età di sei anni nella persona di Chevalier de Pas, con il quale compose un poemetto per la madre e in seguito scrisse lettere indirizzate a se stesso.
Fernando Pessoa non firmò mai nessuna poesia con il proprio nome.
Il poeta è un fingitore
Finge così completamente
Che arriva a fingere che è dolore
Il dolore che davvero sente
Il poeta dell’inquietudine riconduceva l’origine degli eteronimi a un tratto di isteria profonda che esisteva in lui, come afferma lui stesso in una lettera. L’esistenza degli eteronimi è uno dei tratti più enigmatici del carattere di Fernando Pessoa, un’evidenza della sua personalità plurima e sfaccettata. I critici giunsero addirittura a definire il poeta come "l’uomo mai esistito", perché pare che Pessoa nutrisse un tale rifiuto per la propria vita da arrivare a crearsi una serie di biografie parallele: lui è tutti i suoi eteronimi e al contempo nessuno.
La morte di un poeta
Il premio Nobel José Saramago dedicò al poeta portoghese il celebre libro L’anno della morte di Ricardo Reis, facendo riferimento a un famoso eteronimo usato da Pessoa: l’unica di tutte le personalità del poeta a non possedere l’effettiva data di morte. Nel romanzo Saramago riflette sulle relazioni che intercorrono tra verità, esistenza e identità, facendosi portavoce dell’enigmatica esistenza del poeta in bilico tra realtà e finzione letteraria.
Recensione del libro
L’anno della morte di Ricardo Reis
di José Saramago
Nel suo celebre romanzo L’anno della morte di Ricardo Reis Saramago salutava così Fernando Pessoa, rendendo omaggio al Poeta:
Un creatore di versi che ha lasciato la sua parte di pazzia nel mondo, è questa la grande differenza che c’è tra i poeti e i matti, il destino della pazzia che li ha colti.
Si narra che l’ultima frase pronunciata da Pessoa fosse: De-me os meus óculos!/ (Datemi i miei occhiali, Ndr). Un ultimo struggente tentativo di continuare a vedere, oltre la miopia che l’aveva accompagnato per tutta l’esistenza, la necessità di ghermire ancora un lembo di quella vita sfuggente che lui aveva vissuto in profondità osservandola, in realtà, tutta attraverso la lente della propria mente, oltre lo sguardo velato delle sue pupille offuscate.
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
Fernando Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 – Lisbona, 30 novembre 1935)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fernando Pessoa: vita e opere del poeta dell’inquietudine
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