Ai giorni impronunciabili per i più superstiziosi si aggiunge anche il problema del temutissimo gatto nero: ma perché si dice che porti sfortuna?
All’amico felino dai tratti oscuri e l’aspetto misterioso è stato anche dedicato un vero e proprio giorno e ovviamente non poteva che cadere il 17 novembre.
Qualcuno aggiungerà alla "black list" un nuovo appuntamento da non dimenticare, cercando stratagemmi e soluzioni per non inciampare nella cosiddetta "sfiga": la sfortuna, lo sanno bene i meno superficiali, è sempre dietro l’angolo e se una giornata inizia male non c’è possibilità di recuperare.
Se poi pensiamo a coloro che tentano di difendersi dai periodi di sfiga prolungati e conoscono tutte le situazioni dalle quali stare lontani la lista è sicuramente infinita.
Sicuramente quella del gatto nero e del fatto che porti sfortuna è sempre nei primi posti nell’elenco delle credenze portasfortune: c’è chi dice che incontrarlo rovini la giornata, chi sostiene che bisogna assolutamente evitare che ci attraversi la strada mentre siamo in macchina, chi addirittura si ferma alla sua vista e aspetta il passaggio di qualcun altro per rimettersi in marcia.
A questo punto non ci resta che scoprire le carte e capire come nasca questa credenza tra le più diffuse in Italia e forse non solo.
Perché il gatto nero porta sfortuna? Origini e curiosità su questa diceria
Quella del gatto nero che portasfortuna è una diceria che ha origini tutt’altro che moderne. E pensare che solo da poco è nata una giornata a favore del gatto nero, promossa a favore di questo animale domestico in quanto ogni anno, secondo la stessa associazione promotrice (Associazione italiana difesa animali ed ambiente), ne vengono uccisi più di 60 mila esemplari proprio a causa del colore.
La credenza, peraltro infondata, risale al Medioevo: a quei tempi, infatti, i gatti erano i compagni preferiti delle streghe e la loro abitudine di vagare nelle ore notturne non faceva altro che renderli ancora più misteriosi.
Tra tutti i gatti quelli neri avevano un vantaggio in più: era difficile distinguerli e individuarli al buio tanto da rappresentare un vero e proprio problema per stallieri e coloro che possedevano dei cavalli.
Questi ultimi, infatti, più sensibili e abili scrutatori si lasciavano intimorire dai compagni felini facendo, così, cadere i cavalieri che montavano in sella.
Nacque proprio così la credenza che i gatti portino sfortuna e che sia doveroso star loro lontani, soprattutto quando si è in viaggio o si percorre un tratto di strada in macchina.
In realtà, come è facile intuire è solo un mito da sfatare: i gatti neri sono tra i più belli e spesso, proprio perché non hanno perso l’abitudine di vagare di notte, rischiano molto e non è inusuale che qualcuno li investa a causa della ridotta visibilità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gatto nero: perché si dice porti sfortuna?
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