Chi ha pronunciato per primo la frase homo homini lupus e che cosa ha voluto dire? L’espressione latina vuol dire, letteralmente, “l’uomo è lupo per l’altro uomo”. Storicamente il precedente più antico lo si trova in Plauto, un commediografo latino.
Cosa vuol dire homo homini lupus, quindi? Si tratta di un’espressione che vuole riassumere in maniera efficace una concezione antica della condizione umana che è nata moltissimo tempo addietro e che si è poi diffusa e tramandata nel corso dei secoli comparendo sia nelle tracce del pensiero di molti personaggi colti che in alcuni detti popolari. La frase fa riferimento a un’elaborazione della natura umana, radicata in particolare nella cultura occidentale, che sostiene come l’uomo abbia il naturale istinto di sopraffare i propri simili così come fa il lupo che, allo scopo di sopravvivere, sbrana il più debole.
Homo homini lupus: significato e origini del detto
Cercando la definizione di homo homini lupus sulla Treccani, a parte la traduzione letterale, si può ricavare che si tratta di un proverbio pessimistico che deriva dall’ Asinaria di Plauto, II, 4, 88 e che fa riferimento all’egoismo della natura umana. Questa espressione viene adottata anche dal filosofo Hobbes nell’opera De cive per connotare quella che è, di fatto, la natura umana: l’essere umano è egoista e combatte contro l’altro essere umano allo scopo di sopravvivere.
L’origine di homo homini lupus va ricercata nelle reminiscenze di Cecilio Stazio, un poeta comico latino, che in origine scrisse Homo homini deus est, si suum officium sciat (l’uomo è un dio per l’uomo, se conosce il proprio dovere) e da cui è stata rielaborata l’espressione come la conosciamo anche noi oggi.
Varianti di questa frase si ritrovano in molti autori:
- Erasmo da Rotterdam negli Adagia: Homo homini aut deus, aut lupus;
- Francesco Bacone che scrive Iustitia debetur, quod homo homini sit Deus, non lupus;
- Francisco de Vitoria (giurista spagnolo): Contra ius naturale est, ut homo hominem sine aliqua causa aversetur, non enim "homini homo lupus est", ut ait Ovidius, sed homo;
- John Owen che afferma Homo homini lupus, homo homini deus.
Il concetto viene ripreso anche nel XVII secolo da Hobbes che, come già accennato, lo utilizza per connotare la natura umana, per lui basata sull’egoismo. Il filosofo sosteneva come alla base delle azioni umane ci fosse solo l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione dell’altro. Secondo Hobbes l’uomo non si avvicina ai suoi simili spinto da un amore naturale ma stabilisce legami di amicizia e crea società regolate dalle leggi spinto solo dal timore reciproco.
Nello stato di natura, ovvero in un mondo in cui non esiste alcuna legge, ogni individuo agirebbe, secondo il suo intimo istinto, per danneggiare gli altri ed eliminare tutti coloro che si frappongono tra lui e la realizzazione dei suoi desideri. L’idea che sta alla base di questo pensiero e dell’espressione homo homini lupus è che ognuno vede nell’altro un nemico: non esistono torto o ragione ma solo il diritto che ognuno ha su ogni cosa, compresa la vita altrui. Una posizione simile viene ripresa anche da Schopenhauer con il suo pessimismo.
Quand può capitare, al giorno d’oggi, di sentire utilizzare l’espressione homo homini lupus? Oggi viene solitamente usata per sottolineare, con ironia e non senza un certi abbattimento, la natura malvagia e maliziosa dell’essere umano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Homo homini lupus: che significa e chi l’ha detto?
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